N.05
Settembre/Ottobre 2021

Oggetti evocativi – Attività laboratoriale

 

Premessa

L’attività educativa di seguito descritta è il risultato di mesi di conduzione di laboratori autobiografici online realizzati durante la pandemia e di una lunga e articolata teorizzazione costruita negli ultimi dieci anni di studio e ricerca nell’ambito della formazione degli adulti. In particolare, ho approfondito lo studio degli oggetti evocativi nell’educazione e nella didattica e segnalo, per chi volesse approfondire l’argomento, la lettura dell’articolo scientifico ad accesso gratuito scritto da Laura Formenti, la scrivente (Silvia Luraschi) e Alessandra Rigamonti intitolato L’oggetto evocativo. Innovazione, riflessività e trasformazione nella didattica universitaria e pubblicato nel 2017 sulla rivista ENCYCLOPAIDEIA, 21(48) alle pagine 5-27. L’articolo è scaricabile qui in pdf. Come sostenuto nell’articolo, riflettere in gruppo sulla relazione con gli oggetti che ci circondano nelle nostre case permette di riconoscere vincoli e possibilità nell’esperienza personale, radicata nella storia di famiglia, e porta se realizzata in gruppo a una moltiplicazione degli sguardi. Infatti, la consapevolezza non solo intellettuale della varietà e unicità di esperienze, storie, vissuti e interpretazioni dei diversi partecipanti è un elemento cruciale nel laboratorio collaborativo che v’invito a realizzare. Inoltre, per un ulteriore approfondimento teorico prima della realizzazione dell’esperienza suggerisco ai/alle conduttori/trici la lettura del testo Il mondo dell’oggetto evocativo di Christopher Bollas (2010, Roma, Astrolabio).

 

Fare esperienza: un laboratorio collaborativo sugli oggetti evocativi

In questo laboratorio collaborativo inviterete un gruppo di giovani e adulti a generare uno spazio dove ascoltare “i sussurri” di oggetti di uso quotidiano e per tradurli in un testo collaborativo. Non c’è bisogno di alcuna esperienza di scrittura “creativa” per contribuire a questa attività: tutto ciò di cui ciascun partecipante avrà bisogno è un oggetto di uso quotidiano e una mente aperta. Prima del laboratorio il/la conduttore/trice inviterà i partecipanti a scegliere un oggetto di casa e a realizzare in autonomia una breve attività seguendo le seguenti istruzioni:

  1. Scegli un oggetto nella stanza in cui ti trovi e posizionalo al centro di un foglio di carta bianco.
  2. Prenditi un momento per pensare a come il tuo oggetto appare/si sente/suona/ha un sapore/odori, e sulla tua relazione con esso, cosa ti ricorda o come ti fa sentire.
  3. Intorno all’oggetto, scrivi cinque parole o frasi che ti vengono in mente (o più se vuoi), usando qualsiasi lingua. Potrebbero essere frasi descrittive, ricordi, idee astratte, metafore o tangenti inaspettate.
  4. Rimuovere l’oggetto dalla carta.
  5. Scattare una foto del foglio e inviarla via mail al/alla conduttore/trice del laboratorio. Non dire qual è il tuo oggetto!
  6. Ricordati di portare l’oggetto (o se è troppo grande una foto del tuo oggetto) all’incontro in presenza.

 

Celebrare la bellezza

Nell’incontro in presenza i/le partecipanti, dopo un momento di benvenuto, necessario a formare un clima dove le persone si sentano a loro agio, il/la conduttore/trice mostrerà una alla volta le immagini dei fogli bianchi con le parole degli oggetti e inviterà ciascun partecipante a indovinare gli oggetti rimossi da ciascun foglio. Per attivare il dialogo tutti/e sono invitate a esprimere a voce alta le proprie idee e a dialogare con il gruppo senza che l’autore delle parole possa svelare l’oggetto. Inoltre, ciascun partecipante è invitato a scrivere su un foglio le parole e le frasi scritti da altri sui fogli che le/gli piacciono.

A seguito di questa carrellata iniziale, i/le partecipanti saranno divisi in trio per lavorare in piccolo gruppo. Nel piccolo gruppo saranno inviati a svolgere le seguenti attività:

 – svelare i propri oggetti e raccontare qualcosa della relazione che ciascuno/a ha con l’oggetto,

 – a partire dal racconto e dalle parole/frasi che ciascun partecipante ha raccolto nella prima fase del laboratorio scrivere una storia di fantasia che veda i tre oggetti svelati nel trio come protagonisti del racconto.

Note:

  1. Non è obbligatorio scrivere una storia si possono utilizzare altri linguaggi. Il testo può essere una poesia, una canzone, un fumetto, una filastrocca, ecc.
  2. La storia andrà letta o improvvisata (non spiegata!) a voce alta nel grande gruppo e ogni partecipante dovrà partecipare attivamente alla performance.

(Tempo per condividere gli oggetti, scrivere la storia e preparare la lettura/performance 1h totale).

 

Comprendere e teorizzare

Al termine dei lavori in piccolo gruppo, magari dopo un momento di pausa (di 10 minuti circa), il/la conduttore/trice invita le triadi a condividere con il gruppo il testo (racconto, canzone, poesia, fumetto, ecc.) realizzato. È importante che in questa fase ogni componente del gruppo partecipi alla condivisione/performance in gruppo. Ciascun partecipante può leggere parte del testo oppure mimarlo, recitarlo o più semplicemente raccontarlo improvvisando.

Una volta realizzate a turno tutte le presentazioni le/i partecipanti saranno invitati a riflettere sull’esperienza e sul ruolo degli oggetti nella vita quotidiana. L’obiettivo di questa fase non è quella di confermare luoghi comuni, stereotipi e pregiudizi sulle abitudini e gli stili di vita delle persone, ma provare a interrogarli e decostruirli al fine di far emergere inediti posizionamenti nella vita quotidiana. Soprattutto in questa fase è fondamentale che il/la conduttore/trice si ponga nel ruolo di facilitatore/trice del dialogo e non di esperto/a con un’idea “giusta” da trasmettere al gruppo. L’obiettivo è quello di accrescere la consapevolezza sul valore dell’oggetto non come cosa in sé, ma come bene che consente all’individuo di instaurare relazioni e legami (con gli altri e l’ambiente) e come un mezzo per sentirsi parte della comunità nella quale vive.

 

Agire deliberatamente

A conclusione dell’incontro è interessante chiedere alle/ai partecipanti se sentono pensabile realizzare uno mostra temporanea in uno spazio pubblico (es. scuola, oratorio, o anche all’aperto) dove mettere in mostra i loro oggetti evocativi e le storie scritte perché considerati nel loro insieme gli oggetti evocano gli affetti personali o familiari dei proprietari e tracciano in tal modo un’affascinante biografia dei ricordi e dei desideri. In particolare visti nell’insieme gli oggetti costituiscono un vero e proprio paesaggio sociale formato da infiniti micro-racconti del quotidiano, e arrivano così a comporre una fotografia-mondo dell’identità collettiva. Per realizzare la mostra suggerisco d’ispirarsi al progetto Vetrinetta realizzato nel 2015 dal Museo di Fotografia Contemporanea che ha proposto, a giovani e adulti, una vera e propria immersione nella vita, negli oggetti e nelle storie personali degli oltre 100 cittadini. Per approfondimenti su Vetrinetta, progetto a cura di Paolo Riolzi e curato da Matto Balduzzi, clicca qui.

 

 

Se hai trovato interessante questa attività, leggi anche l’articolo Oggetti Evocativi della stessa autrice.