N.01
Gennaio/Febbraio 2025

Invito

«Se partiamo dalla convinzione che lo Spirito continua a suscitare vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa, possiamo ‘gettare di nuovo le reti’ nel nome del Signore, con piena fiducia. Possiamo – e dobbiamo – avere il coraggio di dire ad ogni giovane di interrogarsi sulla possibilità di seguire questa strada […]. Perché escluderlo? Abbi la certezza che, se riconosci una chiamata di Dio e la segui, ciò sarà la cosa che darà pienezza alla tua vita» (Francesco, Christus vivit, 274.276).

Partire per una vacanza, iniziare un percorso di studi, immaginare un progetto, intraprendere un pellegrinaggio, ogni cammino prende avvio da un invito esplicito o racchiuso nella meta che si intende raggiungere. Senza, non ci si scomoda, non ci si alza, non si lavora per portare concretamente a termine l’impresa. 

Anche la storia di ogni vocazione comincia con l’accogliere un invito che sempre passa per la Chiesa, per la comunità, per la voce di un’amica o d’un amico, un adulto degno di fiducia, che consiglia di seguire un percorso di fede, propone di compiere insieme un pellegrinaggio, suggerisce – ad un certo punto – di domandarsi seriamente riguardo alla propria vocazione, al modo di amare e spendere la vita cui sembra il Signore inviti, sì, proprio te.

Durante un viaggio in una diocesi del nord del Camerun – una diocesi di fondazione assai recente – mi capitò di incontrare il primo credente in assoluto di quella Chiesa. Prima di lui, in quel territorio, non c’era alcun cristiano, nessuno che avesse mai sentito parlare di Gesù. Non persi l’occasione di domandare come avesse fatto a diventare credente. Mi disse con semplicità che sentì dire che in un villaggio non troppo distante c’era un uomo che parlava con Dio. Si incuriosì e andò a vedere. Si trattava di un prete che celebrava l’Eucarestia. Iniziò a frequentare la comunità e a farsi spiegare la Parola grazie alla quale, dopo un po’ di tempo, credette. Poi divenne catechista e diacono permanente.

Chissà che attraversare la Porta Santa non possa essere occasione per molti giovani di domandarsi circa la loro vocazione e chissà che noi – con semplicità e rispetto – possiamo imparare ad invitare un po’ di più a farlo.