N.02
Marzo/Aprile 2005

Il dinamismo vocazionale dell’Eucaristia nel giorno del Signore. Come?

La vita della parrocchia ha il suo centro nel giorno del Signore e l’Eucaristia è il cuore della domenica. Dobbiamo “custodire” la domenica, e la domenica “custodirà” noi e le nostre parrocchie, orientandone il cammino, nutrendone la vita… La celebrazione eucaristica domenicale diviene, così, per tutti noi una preziosa occasione per verificare la nostra conformazione a Cristo e il nostro impegno di imitarlo nel dono generoso della nostra vita. Due passaggi – non senza qualche venatura poetica – ripresi, il primo dalla nota pastorale della CEI, Il volto missionario della parrocchia in un mondo che cambia (cfr. n. 8) ed il secondo dalla lettera del Consiglio Episcopale Permanente, Senza la domenica non possiamo vivere, in preparazione al 24° CEN che si celebra – a partire dallo stesso tema – a fine Maggio. Ci siamo sentiti interpellati e profondamente coinvolti dall’evento.

Del resto stiamo vivendo da ottobre scorso l’anno eucaristico voluto dal Papa per tutte le Chiese del mondo e noi stessi, spinti anche del Convegno nazionale di Gennaio 2004, abbiamo lavorato tutto lo scorso anno sul tema della parrocchia. In essa è certo che il giorno del Signore e la celebrazione dell’Eucaristia domenicale rappresentano il cuore e il respiro della vita delle nostre comunità cristiane. Mi sembra tuttavia che mai come questa volta sia importante il “come”. Non mancano certamente esperienze interessanti ma si ha l’impressione di essere ai primi passi. Si ha l’impressione ad esempio che, per il momento, sia in gran parte poco più che un auspicio pastorale immaginare di poter andare oltre la messa festiva come elemento che caratterizza il giorno del Signore. 

Che cosa è che rende, infatti, nella maggior parte delle nostre normali parrocchie, la domenica “giorno del Signore” al di là della celebrazione della Messa o delle Messe? E la stessa celebrazione eucaristica quale prima e quale dopo ha che le consenta di essere il cuore di un giorno e di essere celebrata e vissuta perché essa stessa contribuisca a trasformare quel giorno nel giorno del Signore? Non sembra che sia cambiata di molto la situazione che già molti anni fa faceva osservare al card. Martini, nella sua lettera Attirerò tutti a me con la quale preparava il CEN di Milano del 1983, nella quale diceva: “Invece la messa domenicale rimane spesso un momento isolato, in cui si soddisfa un precetto, senza una vera influenza sugli altri gesti della comunità, delle famiglie, delle singole persone. Oppure vive semplicemente come l’occasione in cui la comunità elabora e annuncia i propri progetti. In tal modo – concludeva il presule – non è la Messa che plasma e costruisce la vita della comunità, ma è la comunità che attrae a sé la Messa e rischia di ridurla a un momento fra i tanti della propria vita”. 

Più concretamente quale importanza ha che i giorni degli uomini siano abitati da un giorno del Signore e che il tempo degli uomini sia diventato, con l’incarnazione e la redenzione di Gesù, tempo in cui Dio ha posto la sua dimora e nel quale Dio, che non conosce tempo, ha voluto essere di casa? Al centro di quale storia d’amore ci troviamo? Mi si consenta una piccola – ma forse come altre volte è accaduto in questi anni – significativa e stimolante esperienza personale di parroco di una piccola parrocchia senese. 

Nei giorni di Natale ho cercato di spiegare ai miei bambini – con la chiave di lettura suggerita dal CEN di Bari – il senso stesso della grande festa. Li ho visti molto compresi quando, attorno al presepio che abbiamo costruito insieme, ho fatto l’esempio del libro della vita che saremmo costretti a leggere senza conoscere come incomincia e come finisce. Chi leggerebbe volentieri un romanzo senza i primi capitoli che introducono e chi lo chiuderebbe contento senza sapere come va a finire? Chi si godrebbe un bel film andando a vederlo già iniziato o uscirebbe con gioia non potendo vedere come finisce? Gesù entra nel tuo tempo per scrivere con te il libro della tua vita ed è lui che porta nel libro della tua vita i primi e gli ultimi capitoli. Lui apre e legge con te il libro della vita. E lo rende comprensibile e bello. Vivere con lui il tuo tempo significa dare un senso pieno al tuo vivere quotidiano. Per vivere il tuo tempo devi viverlo nel tempo di Dio. Per vivere i tuoi giorni devi viverli nei suoi giorni. A lui ne basta uno perché tu li possa vivere tutti come suoi. Vedevo crescere ancora una volta la loro attenzione e mi accorgevo ancora una volta che stavo facendo un discorso vocazionale: c’è un prima nella tua vita – c’è un dopo nella tua vita. E il durante ti appartiene se lo immagini come risposta al prima e al dopo. 

La vocazione all’amore e al dono di sé è il prima e il dopo. Non può quindi non essere anche il durante. Nel giorno del Signore, Gesù si rende presente nella tua vita attraverso l’Eucaristia per dare un volto al tuo pellegrinaggio ricordandoti di continuo da dove sei partito e dove stai andando. Puoi farne a meno? E ritieni che il modo migliore per vivere il suo giorno è quell’ora che serve per la messa domenicale? Più viviamo intensamente la domenica nel cuore di Dio più vivremo intensamente gli altri giorni secondo il cuore di Dio.

 

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