Semi di contemplazione e di stupore
Questo ultimo numero di «Vocazioni» 2013 è totalmente dedicato a cogliere la profonda connessione esistenziale e spirituale che esiste tra il cammino di accompagnamento e discernimento vocazionale e la via privilegiata della “contemplazione”.
Rientrare in se stessi è essenziale, è una dimensione costitutiva nell’esperienza del cuore umano. Non possiamo mai dimenticare che in noi sono presenti due forze che si contrappongono tra di loro, spesso in maniera conflittuale e drammatica: una forza centripeta e una forza centrifuga. La prima ci urge nel cuore per avere spazi di ascolto, di silenzio, di calma, di elaborazione interiore: spazi e tempi di contemplazione. La seconda ci spinge, talvolta vertiginosamente, all’esterno di noi stessi, verso le mille cose da fare, l’efficientismo spesso nevrotico e parossistico, la visibilità in cui trovare gratificazione, il mondo delle apparenze, che in un attimo si consuma e ti consuma e lascia solo un mucchietto di cenere dietro di sé: è la “festa dell’effimero”, direbbe il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry.
Questo porta a definire l’uomo del nostro tempo un “uomo fuggitivo, dislocato e spaesato”.
Solo percorrendo con intensità ed umiltà la via della contemplazione siamo in grado di vivere la ricerca della Verità, in tutte le sue molteplici sfaccettature: la verità di se stessi, della vita, del senso e del perché noi facciamo qualcosa piuttosto che qualcos’altro.
Il desiderio di una verità profonda nelle relazioni, che ci porti a gustare la bellezza della intimità nello stare insieme.
Il gusto di sentirei in contatto profondo con il nucleo profondo della natura e del creato, degli altri, di noi stessi; la straordinaria esperienza di sentire che possiamo quasi toccare con mano la verità dell’A more e della Tenerezza con cui Dio accompagna ciascuno di noi. Talvolta, in maniera futile e banale, noi privilegiamo la forza centrifuga. È più facile, più comoda, più immediata; comporta meno sforzo e fatica. È una tentazione tipica dell’uomo del nostro tempo, ma è anche una costante suggestione ricorrente in ogni epoca della storia, presente anche in alcune icone bibliche, che ci ricordano l’esperienza della paura a confrontarsi con la Verità. Giona fugge perché non osa rientrare in se stesso; così Elia … e così Giuda.
Sull’altro versante, Giobbe e Qohélet, Geremia ed Osea, Pietro,Paolo, Maria di Magdala non fuggono, perché accettano la sfida del rientrare in se stessi: è questo un cammino che comporta sforzo e fati ca, come ogni cuore umano che sperimenta la sua perenne fragilità e debolezza, e da tutto questo, con fiducia, sa ricominciare. La contemplazione è un tempo ed uno spazio prezioso per respirare la Parola donata; è un evento di Grazia che ci converte, perché attua un decentramento da se stessi agli altri e, in particolare, all’Altro. Il vero cammino per addentrarci nella contemplazione è, quindi, una preghiera di semplificazione, di concentrazione, di unità del cuore e della vita. Dalla contemplazione sgorga lo stupore… Sul finire di un anno so lare, sia i giornali che la TV propongono pagine e servizi davvero interessanti, che aiutano a rivedere e a reinterpretare quanto è avvenuto nei mesi appena trascorsi.
Tutto ciò crea in noi un senso di soffuso stupore e di sbalordita meraviglia, perché quelle immagini che rivediamo, o quei fatti che ci vengono riproposti, ci sembrano ora così vicini e insieme così lontani. È come se uscissimo da uno stato di letargo, per riappropriarci di questo frammento di storia che insieme abbiamo vissuto. Ci stupiscono la morte e la vita, le passioni e i desideri, i tradimenti e l’amore, l’avventura e il coraggio, l’indifferenza e la curiosità, la guerra e la pace, l’odio, la violenza o il mondo incantato delle relazione buone, riconciliate e accoglienti. Uno stupore di cui avevamo perso traccia nella nostra affettività; uno stupore che ci fa bene, perché ci aiuta a riprendere confidenza con la vita, a non !asciarci travolgere dagli eventi, ma anche a non restare ciechi di fronte ad essi.
Le parole della scrittrice lettone Zenta Maurina Raudive, possono ben incorniciare il senso delle riflessioni di seguito proposte: «All‘unità del mondo contribuisce ogni singola persona che sappia realizzare queste tre cose: spiritualizzare la propria vita; prendersi a cuore il conoscere l’altro e ascoltarlo; essere abbastanza umile per valorizzare ciò che gli è estraneo».