Non perdere tempo, non perdere il tempo
“Il tuo tempo è il tempo di qualcuno che conosci, che ami e che ti influenza. E il tuo tempo è anche il tempo di qualcuno che conoscerai e che amerai, il tempo che tu creerai”.
Andri Snær Magnason, Il tempo e l’acqua, Iperborea
Un’opera che unisce la mitologia alla divulgazione scientifica, la narrazione domestica allo sguardo sul mondo, l’importanza della consapevolezza alla fondamentale necessità di saper spiegare ciò che accade al pianeta. Sì, perché uno dei problemi della comprensione della posta in gioco è che per molti, sottolinea l’autore, le espressioni “cambiamento climatico”, “scioglimento dei ghiacciai”, “innalzamento dei mari”, sono percepite solo come un ronzio di fondo, non nella loro giusta gravità.
Le parole non sono comprese nel loro significato autentico, perché appaiono lontane, astratte: non ci spaventano perché “acidificazione degli oceani” risuona soltanto come un concetto tecnico. E il tempo, nel sentire comune, è sempre di là da venire: qualcosa di intangibile, su cui non abbiamo potere. Così, gli appelli degli scienziati resteranno rumore bianco “finché il passato collettivo, i miti, la fantasia non consegneranno loro un’anima, consentendoci di interiorizzarne un’immagine e un significato”.
E allora serve raccontare storie, raccontare la storia di un paese, di un ghiacciaio, di una famiglia attraverso le generazioni. Serve spiegare, numeri alla mano, che vivere in un arco di tempo che è sempre misurabile, anche soltanto nel passaggio nonna-nipote, significa in realtà avere un’influenza su di esso. Serve mettere a raffronto miti ancestrali, lontanissimi geograficamente e che eppure affondano le radici nelle stesse credenze, perché in Islanda come nell’Himalaya – e come in tutto il mondo – i ghiacciai conservano quell’acqua preziosa che feconda la terra e disseta gli esseri umani.
Questo si propone Magnason, in un libro che è un po’ romanzo, un po’ reportage e un po’ una sorta di documentario inedito: da leggere invece che da guardare. Un album familiare, corredato da fotografie e aneddoti (tra i tanti: il nonno che operò Oppenheimer, padre dell’atomica), viaggi, esperienze personali, riflessioni. Il tutto senza perdere di vista l’obiettivo: leggiamo il passato, costruiamo il futuro, ma prendiamo in considerazione il presente per fare qualcosa di concreto, perché “l’epoca dei cambiamenti più significativi è la nostra”.