N.06
Novembre/Dicembre 2019

Partire e lasciarsi visitare

Viaggiare si può fare in diversi modi, così come si possono visitare luoghi sino a quel momento sconosciuti prediligendo differenti approcci: dallo storico al letterario, dall’archeologico al culinario, dall’esplorativo allo scientifico… Ognuno, alla vigilia di una partenza, sceglie il suo.

Ma quanto più bello sarebbe venire a scoprire, stupiti, che esiste un angolo del nostro pianeta dove anziché far turismo ci si lascia visitare? E come potrebbe essere altrimenti nel luogo stesso in cui «Dio ha visitato il suo popolo» (Lc 7,16)?

Il pellegrinaggio non è mai solo cammino verso una meta, ma anche un andare incontro a chi ha scelto di prendere la stessa rotta in direzione contraria e, più desto di noi, si è lasciato trovare, a metà strada, forse. O molto, molto prima.

Percorrere le strade della Terra Santa, sentirne i profumi, gustarne i sapori, coglierne le molteplici presenze linguistiche, toccare il roccioso deserto o semplicemente sedersi all’ombra in riva al lago non fa altro che fonderci in quel presente che Gesù ha vissuto e che, nella comunione che solo lo Spirito di Dio realizza, non ci estranea dall’oggi ma lo riempie di Sé.

Per questo singolare lab le indicazioni sono poche.

Per partire con destinazione Terra Santa è necessario infatti decollare un po’ vuoti: bagaglio leggero, poche parole, minimi programmi. Come vuoto è il sepolcro che si trova alla fine del cammino.

Ed è per questo che da quel sepolcro si esce, perché la Vita è altrove. E col desiderio di cercarla, si riparte. Ognuno per la sua Galilea, dopo aver visto che non siamo stati dimenticati, dopo aver cantato che fedele è la sua promessa.

Sì, Dio ha visitato il suo popolo.