N.02
Marzo/Aprile 2011

Chiamati ad essere lievito di condivisione

Prese pani, rese grazie, li distribuì e ce ne  furono quel giorno in abbondanza”;  e mentre il pane veniva distribuito e pas­ sava di mano in mano, restava abbondante in ogni mano. Questo straordinario miracolo di Gesù, che è stata l’icona biblica del Convegno Nazionale 2011 (di cui questo numero di «Vocazioni» racco­ glie gli Atti) e che sta dando il LA a tutto il cammino vocazionale del nostro anno pastorale, per raggiungere il top nella prossima GMPV del 15 maggio, è non tanto il miracolo della moltiplicazione, quanto piuttosto il miracolo della distribuzione e della condivisione. P Davide M. Turoldo affermava che «c’è tanto  di quel  pane sulla terra, che a condividerlo basterebbe per tutti»; ma, ahimé, non c’è la capacità di avere un cuore grande per condividerlo, costretti come siamo nei nostri piccoli, mediocri e miseri indivi­ dualismi. Il grande poeta spagnolo Miguel de Unamuno diceva: «Al mondo il cristiano non  fornisce pane,  fornisce lievito».Tutti noi siamo chiamati ad essere lievito, fermento,  pro­ vocazione e profezia per le nostre comunità cristiane, spesso assopite e fatalisticamente rassegnate. Il tema che il S.  Padre Benedetto XVI propone  alla nostra riflessione e preghiera è incisivo e stimolante: “La proposta voca­ zionale nella chiesa locale”. Ciò significa riscoprire la comunità cristiana come un “focola­ re”, in cui la fiamma arde sprigionando luce e calore e non come un fuocherello ansimante, ricoperto da un mucchietto di cenere vecchia e polverosa. Vorrei con voi sognare delle comunità che siano realmen­ te  “scintille di fuoco vivo”,  che illuminano  la notte buia, tracciando nel cielo piccoli ma luminosi sentieri di Benedizione e di Grazia.

«Quanti pani avete. Andate a vedere ». l discepoli volevano sbrigarla in fretta questa pratica e inviare tut­ta quella gente nei villaggi vicini, perché non era facile aiutare tutte quelle persone a trovare qualcosa da mettere sotto i denti.

Poveretti… dopo una giornata in ascolto di Gesù, fatta di entusia­ smi e di aperture del cuore, una volta ancora subentra la ghigliottina della delega: “Arrangiati, tocca a te…”. È  la domanda con la quale ciascuno di noi dovrebbe confrontarsi, con verità, scrutando in profondità il proprio cuore, le proprie energie, le proprie risorse, per poterla poi far rimbalzare nelle nostre comunità cristiane e poterle aiutare a prendere coscienza delle ricchezze che in esse ci sono, delle possibilità di dono, di condivisione che una più con­ vinta cultura vocazionale può sprigionare. «Andate a vedere ». Il verbo “vedere” è un verbo importante nei Vangeli: esso significa guardare alla realtà con occhi di contemplazione, di stupore e di vigi­ lanza- è il senso del verbo greco theoréin- capaci di cogliere quello che può essere fatto  maturare e crescere, come un pugno di lievito fa crescere la pasta e il pane.

«C’é qui un ragazzo che…».

Ecco un’altra icona stupenda: la generosità di un ragazzo, che ave­ va con sé solo cinque pani d’orzo e due pesciolini e li mostra ad An­ drea. Questo è lo specchio in cui guardarci: un ragazzo senza nome e senza volto, che dona ciò che ha e mette in moto la spirale prodigiosa della condivisione; un ragazzo capace di fare lui il primo miracolo: dare tutto ciò che ha, fidarsi completamente e … rischiare la propria fame.

Uno dei grandi problemi della pastorale vocazionale – ma forse lo è anche della pastorale in genere e della vita delle persone, oggi – è la povertà di quel lievito che ci chiama a fare di tutto ciò che abbiamo una condivisione piena, secondo la profezia spirituale di frére Roger Schutz di Taizé.La vita che ci è stata data in dono è come il respiro: non lo puoi trattenere per te, lo devi emettere fuori di te; solo così respiri a pieni polmoni e ti senti vivo.

“Signore, dona il pane a chi ha  fame e accendi nei nostri cuori, tal­ volta troppo sazi di solo pane, una profonda  fame di Te”.