Chiamati ad essere lievito di condivisione
Prese i pani, rese grazie, li distribuì e ce ne furono quel giorno in abbondanza”; e mentre il pane veniva distribuito e pas sava di mano in mano, restava abbondante in ogni mano. Questo straordinario miracolo di Gesù, che è stata l’icona biblica del Convegno Nazionale 2011 (di cui questo numero di «Vocazioni» racco glie gli Atti) e che sta dando il LA a tutto il cammino vocazionale del nostro anno pastorale, per raggiungere il top nella prossima GMPV del 15 maggio, è non tanto il miracolo della moltiplicazione, quanto piuttosto il miracolo della distribuzione e della condivisione. P Davide M. Turoldo affermava che «c’è tanto di quel pane sulla terra, che a condividerlo basterebbe per tutti»; ma, ahimé, non c’è la capacità di avere un cuore grande per condividerlo, costretti come siamo nei nostri piccoli, mediocri e miseri indivi dualismi. Il grande poeta spagnolo Miguel de Unamuno diceva: «Al mondo il cristiano non fornisce pane, fornisce lievito».Tutti noi siamo chiamati ad essere lievito, fermento, pro vocazione e profezia per le nostre comunità cristiane, spesso assopite e fatalisticamente rassegnate. Il tema che il S. Padre Benedetto XVI propone alla nostra riflessione e preghiera è incisivo e stimolante: “La proposta voca zionale nella chiesa locale”. Ciò significa riscoprire la comunità cristiana come un “focola re”, in cui la fiamma arde sprigionando luce e calore e non come un fuocherello ansimante, ricoperto da un mucchietto di cenere vecchia e polverosa. Vorrei con voi sognare delle comunità che siano realmen te “scintille di fuoco vivo”, che illuminano la notte buia, tracciando nel cielo piccoli ma luminosi sentieri di Benedizione e di Grazia.
«Quanti pani avete. Andate a vedere ». l discepoli volevano sbrigarla in fretta questa pratica e inviare tutta quella gente nei villaggi vicini, perché non era facile aiutare tutte quelle persone a trovare qualcosa da mettere sotto i denti.
Poveretti… dopo una giornata in ascolto di Gesù, fatta di entusia smi e di aperture del cuore, una volta ancora subentra la ghigliottina della delega: “Arrangiati, tocca a te…”. È la domanda con la quale ciascuno di noi dovrebbe confrontarsi, con verità, scrutando in profondità il proprio cuore, le proprie energie, le proprie risorse, per poterla poi far rimbalzare nelle nostre comunità cristiane e poterle aiutare a prendere coscienza delle ricchezze che in esse ci sono, delle possibilità di dono, di condivisione che una più con vinta cultura vocazionale può sprigionare. «Andate a vedere ». Il verbo “vedere” è un verbo importante nei Vangeli: esso significa guardare alla realtà con occhi di contemplazione, di stupore e di vigi lanza- è il senso del verbo greco theoréin- capaci di cogliere quello che può essere fatto maturare e crescere, come un pugno di lievito fa crescere la pasta e il pane.
«C’é qui un ragazzo che…».
Ecco un’altra icona stupenda: la generosità di un ragazzo, che ave va con sé solo cinque pani d’orzo e due pesciolini e li mostra ad An drea. Questo è lo specchio in cui guardarci: un ragazzo senza nome e senza volto, che dona ciò che ha e mette in moto la spirale prodigiosa della condivisione; un ragazzo capace di fare lui il primo miracolo: dare tutto ciò che ha, fidarsi completamente e … rischiare la propria fame.
Uno dei grandi problemi della pastorale vocazionale – ma forse lo è anche della pastorale in genere e della vita delle persone, oggi – è la povertà di quel lievito che ci chiama a fare di tutto ciò che abbiamo una condivisione piena, secondo la profezia spirituale di frére Roger Schutz di Taizé.La vita che ci è stata data in dono è come il respiro: non lo puoi trattenere per te, lo devi emettere fuori di te; solo così respiri a pieni polmoni e ti senti vivo.
“Signore, dona il pane a chi ha fame e accendi nei nostri cuori, tal volta troppo sazi di solo pane, una profonda fame di Te”.