N.03
Maggio/Giugno 2020

Barriera o chiamata

Nell’avventura dell’infinitamente piccolo

Si dice sempre che occorre andare oltre il limite. Essere “limitato” non è mai una qualità desiderabile. La scienza non ha e non deve avere limiti, si dice. Eppure con i limiti ci conviviamo: vediamolo.   Lo vediamo nei nostri super-acceleratori al CERN di Ginevra. Nella caccia all’infinitamente piccolo, nella corsa a capire come e di cosa siamo fatti e la struttura ultima dell’universo, impieghiamo e dispieghiamo macchine e apparati enormi. Come il Large Hadron Collider, LHC, un acceleratore installato in un tunnel sotterraneo di 27 km a 100 m sotto terra, zeppo di alta tecnologia per guidare piccolissime particelle sempre più veloci a scontrarsi, fino alla scoperta del bosone di Higgs, nel 2012, con risonanza planetaria. Ma veramente facciamo girare le particelle sempre più veloci? Lo sappiamo tutti che esiste un limite alla velocità. Lo comprese Einstein nel 1905, l’annus mirabilis della fisica moderna, quando pubblicò la teoria della relatività con…

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