N.02
Marzo/Aprile 2021

Il ritmo della danza

Diversamente in cammino/14

Questo bimestre Vocazioni si confronta sul paradigma tecnocratico, inteso come pulsione di dominio, di possesso dell’osservatore verso l’oggetto osservato.

Viene immediatamente da chiedersi come mai ci si debba inoltrare nella triste desolazione esistenziale e finanche affettiva del dominio e del possesso.

Il problema credo sia che come essere umani siamo drammaticamente indifesi.

Tutto ciò che di caro abbiamo nella nostra esistenza e perfino la nostra stessa vita potrebbe essere travolto dall’immane divenire di tutta la materia dell’universo e sparire in un istante.

Non metabolizzare esistenzialmente questa nostra fragilità totalmente indifesa, induce a proiettare verso il fuori di noi quel potere che drammaticamente ci manca nel cuore e più precisamente in una efficace difesa di ciò che ci è più caro.

La persona che persegue il potere ritengo sia, al fondo delle cose, una persona inconsapevolmente disperata e bisognosa di aiuto.

Ma allora, come sopravvivere alla radicale fragilità di tutto ciò che possiamo chiamare umano?

Certamente non esercitando il dominio su entità esterne a noi mentre dentro il nostro cuore tutto è drammaticamente esposto.

Secondo me, distogliendo per un attimo lo sguardo da noi stessi e dalla nostra paura di scomparire che ci fa desiderare un potere tanto apparente quanto inutile, per trovare il coraggio vero, quello di guardare negli occhi l’immane divenire del cosmo che tanto ci minaccia.

A guardarlo bene questa perenne trasformazione di tutto non è puro dominio del caos.

Al suo interno, ed è la sua vera forza, ogni elemento è alla costante ricerca di sempre nuove forme di correlazione, direi di armonia con gli altri elementi con cui entra in contatto. Guardate al sistema solare, sublime armonia tra i moti di tanti astri diversi, come anche al vostro corpo, sublime armonia tra miliardi di cellule diverse.

Ma nessuna armonia è per sempre e prima o poi entra in crisi per essere superata in nuove armonie.

Se questo è il moto di tutto l’universo, appare ovvio come opporgli l’illusione della stasi di un dominio voglia solo dire essere travolti.

Ed allora che fare? Accettare anche noi il ritmo della danza di tutto l’universo e nulla cercare di dominare o anche solo di trattenere. Come gli astri, cercare con gli altri sempre più elevate armonie, sinergie, positive interdipendenze.

Non so, ma qualcosa mi dice che se seguiremo le regole del cosmo, anziché opporci, il punto di arrivo di tutto potrebbe essere una realtà di indicibile bellezza, una meraviglia ai nostri occhi.

 

 

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