N.03
Maggio/Giugno 2021

Frammenti di percezione

Diversamente in cammino/15

Il tema di questo bimestre, la frammentarietà delle conoscenze quale forma di non conoscenza, mi è particolarmente caro perché come persona autistica lo sperimento da sempre e combatto senza sosta. 

 

Nel mio autismo, la percezione sensoriale è molto diversa dalla vostra e fra le tante differenze che sarebbe lungo elencare qui, direi che io percepisco tutto come ad un volume più elevato e spesso per me la vostra società è veramente troppo, troppi stimoli e troppo violenti. 

 

La prima conseguenza di una percezione frequentemente sotto attacco e per tutti e cinque i sensi è che gli stimoli sensoriali per me violenti si impongono nella mia mente come una cascata di dettagli così intensi che mi è difficile montarli in una visione d’insieme. 

 

Quindi se sono in un bosco dove le stimolazioni sensoriali sono oggettivamente tenui va tutto bene ma se cammino per una strada cittadina piena di auto e pedoni in movimento, vengo sopraffatto dalla confusione e non capisco più nulla di cosa accade attorno a me. Se poi sono in una grande stazione ferroviaria, tra odori improvvisi e nauseanti, persone che corrono in tutte le direzioni e annunci inattesi ad un volume pazzesco, la mia mente comincia a farmi male e non posso trattenermi dall’urlare. 

 

Il principale limite del mio autismo è proprio questa frequente condizione di essere sopraffatto da cascate di dettagli in evidenza, quindi non cogliere il senso di situazioni e relazioni che vivo e quindi non poterle gestire, soprattutto se nuove. 

 

Se quindi ci sono persone che prediligono un sapere parcellizzato e non riconoscono l’importanza di montare questi frammenti di sapere in visioni organiche sempre più estese e sempre più armoniche, sappiate che molti di noi autistici sono spesso costretti a tale condizione e ad un livello drammaticamente basico, addirittura del mettere ordine mentale nelle proprie percezioni sensoriali. 

 

Solo andando sempre nello stesso ristorante, allo stesso tavolo, mangiando sempre le stesse cose, divento capace di gestire la mia cena da solo e fare tutto bene, come  per voi è normale e forse addirittura banale. 

 

Allora forse uno dei limiti della nostra società è proprio quell’individualismo che fa frequentare tantissime persone senza incontrare nessuno veramente, nell’illusorio tentativo di compensare un inquietante limite di qualità delle relazioni mettendo in campo una disordinata esagerazione della quantità. 

 

Se le persone di questa civiltà frammentata venissero a frequentare noi autistici osservandoci veramente, ne sarebbero irradiate da quanta fatica facciamo per cogliere piccoli frammenti di significati della realtà, spesso insufficienti a vivere e di quanti fallimenti ci fanno rotolare nell’isolamento da cui con frustrazione ricominciare a lottare. Comprenderebbero quale fortuna sia poter serenamente perseguire un sapere sempre più organico. 

 

I nostri difetti e i nostri limiti potrebbero  essere scuola e monito gli uni per gli altri se aprissimo il cuore e non solo la connessione dati.