N.05
Settembre/Ottobre 2021

Frecce di futuro

«La gente ormai non sembra credere in un futuro felice, non confida ciecamente in un domani migliore a partire dalle attuali condizioni del mondo e dalle capacità tecniche. Prende coscienza che il progresso della scienza e della tecnica non equivale al progresso dell’umanità e della storia, e intravede che sono altre le strade fondamentali per un futuro felice» (Francesco, Laudato si’, 113). 

Intravedere le strade altre e fondamentali perché la vita ritrovi il suo senso, la sua verità e la sua freschezza è – insegna papa Francesco – una caratteristica dell’umanità del nostro tempo, un orizzonte già aperto da abitare fin da subito. Tale punto di osservazione è una prospettiva piacevolmente vocazionale perché tipica dell’agire dello Spirito nella vita degli uomini e delle donne, credenti e no. Egli, infatti, semina lungo i sentieri dei tempi e dei cuori parole (gesti, fatti, incontri) che hanno la capacità, la potenzialità per edificare un futuro migliore proprio perché nascoste nel presente e nel passato.

In una delle preziose Lettere di Berlicche, il giovane Malacoda raccoglie consigli dall’esperto zio Berlicche sull’arte della tentazione: «Dobbiamo fare in modo che si trovi nel massimo dell’incertezza, sicché la sua testa si riempia di schemi contraddittori riguardo al futuro, ciascuno dei quali possa provocare paura o speranza […]. Non vi è nulla che equivalga alla sospensione o all’ansietà per barricare la mente di un essere umano contro il Nemico. Egli vuole uomini che si preoccupino di ciò che fanno: nostro compito è farli pensare sempre a ciò che capiterà loro» (C.S. Lewis, Lettere di Berlicche, n. 6). 

Pensare vocazionalmente induce a credere che la vita sia un’opportunità e un compito per costruire qualcosa di buono e che ciascuno abbia ricevuto da Dio una missione per edificare nel bene il piccolo o grande fazzoletto di cielo sotto il quale vive. Ogni istante della vita, ogni relazione, ogni lavoro, ogni gesto può diventare, infatti, occasione per lasciar scorrere la vita dello Spirito – che è amore, carità – o il suo contrario, non c’è alternativa, non esiste una via di mezzo: ogni occasione di bene lasciata è un’occasione perduta (cf. M. Gianola, «Per un futuro creativo riscoprire la parola ‘vocazione’», Vita e Pensiero CIII (2020) 6, 107-112).

La storia, infatti, non è soltanto una prova alla quale sottostare per giungere nel miglior modo possibile alla vita eterna e nella speranza di salvarsi, indipendentemente dal destino degli altri. La storia è la terra da lavorare insieme perché possa nuovamente trasfigurarsi nel Giardino del Principio secondo il quale è stata creata. Del resto, questo è l’orizzonte della preghiera quotidiana dei figli nella quale si chiede, tra l’altro, che la terra possa diventare sempre più simile al Cielo (Mt 6,10): questa è la volontà del Padre, la vocazione di tutti.