N.06
Novembre/Dicembre 2004

Il contesto, gli orizzonti, lo stile della nostra reciprocità

 

 

Un volto missionario della comunità cristiana è l’orizzonte e l’obiettivo

Al fondo dell’attenzione pastorale alla vita adulta del cristiano sta la riscoperta del Battesimo. A Nicodemo, che lo riconosce come Maestro e a lui si affida, Gesù dà una precisa indicazione: “Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio” (Gv 3,5). Concentrare l’azione della parrocchia sul Battesimo è il modo concreto con cui si afferma il primato dell’essere sul fare, la radice rispetto ai frutti, il dato permanente dell’esistenza cristiana rispetto ai fatti storici mutevoli della vita umana. Il Battesimo comporta esigente adesione al Vangelo, è via alla santità, sorgente di ogni vocazione. I cammini di educazione alla fede che la parrocchia offre devono essere indirizzati, fin dall’adolescenza e dall’età giovanile, alla scoperta della vocazione di ciascuno, aprendo le prospettive della chiamata non solo sulla via del matrimonio, ma anche sul ministero sacerdotale e sulla vita consacrata. La pastorale vocazionale non può essere episodica o marginale: parte da una vita comunitaria attenta alle dimensioni profonde della fede e alla destinazione di servizio di ogni vita cristiana, e si sviluppa favorendo spazi di preghiera e di dialogo spirituale. La parrocchia è sempre stata il grembo per le vocazioni sacerdotali e religiose, in stretto rapporto con il seminario. Se oggi deve ripensarsi come comunità che favorisce tutte le vocazioni, potrà trarre dalla sapienza educativa dei centri vocazionali e del seminario nuovi stimoli anche per promuovere le vocazioni laicali.

Ed è ancora a partire dalla diocesi che religiosi e religiose e altre forme di vita consacrata concorrono con i propri carismi all’elaborazione e all’attuazione dei progetti pastorali e offrono sostegno al servizio parrocchiale, nel dialogo e nella collaborazione.

Una parrocchia che valorizza i doni del Signore per l’evangelizzazione, non può dimenticare la vita consacrata e il suo ruolo nella testimonianza del Vangelo. Non si tratta di chiedere ai consacrati cose da fare, ma piuttosto che essi siano ciò che il carisma di ciascun istituto rappresenta per la Chiesa, con il richiamo alla radice della carità e alla destinazione escatologica, espresso mediante i consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza. Questa forma di vita non si chiude in se stessa, ma si apre alla comunicazione con i fratelli. Ogni parrocchia dia spazio alle varie forme di vita consacrata, accogliendo in particolare il dono di cammini di preghiera e di servizio. Ne valorizzi le diverse forme, riconosca la dedizione di tante donne consacrate, che nella catechesi o nella carità hanno costruito un tessuto di relazioni che continua a fare della parrocchia una comunità.

Tre passaggi preziosi dal documento “Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia”, mi consentono di collocare il nostro Forum all’interno del sentire con la Chiesa che vive in Italia una stagione di coraggiosa riflessione sul tema della comunicazione del Vangelo nel nostro tempo. È stato presente come un orizzonte e come un denominatore comune bellissimo questo sentire insieme che prima delle distinzioni e specificità c’é l’appartenenza all’unico corpo di Cristo che è la Chiesa. Ci siamo sentiti Chiesa e in essa e a partire da essa e dalla missione che il Signore le ha affidato sentiamo di avere un contributo specifico e diverso. La ricchezza non la fa solo la diversità ma la diversità nella comunione e nella reciprocità.

 

Ognuno ha dato un volto al nostro ascolto

La specificità e la reciprocità è sentire che pur dicendo le stesse cose, le cose dette non sono state le stesse; sono state interpretate e arricchite dal carisma particolare di cui ciascuno è portatore. Non senza sorpresa ho notato questa bellissima diversificazione integrata. All’inizio del nostro Forum una laica consacrata – la Presidente della CIIS – ha sottolineato il primato dell’annuncio fatto con la vita… 

Un Vescovo – presiedendo i vari momenti del nostro Forum – partiva sempre dalla sua sensibilità ecclesiale come urgenza di una rifondazione evangelizzatrice. Una donna che vive la vocazione verginale nella vita religiosa – la Presidente dell’USMI – ci ha parlato di armonia e familiarità come componenti essenziali e fondamentali di tale rifondazione evangelizzatrice. Un religioso – il Presidente della CISM – ha sottolineato la necessità di immaginare tale rifondazione mettendoci sempre e prima di tutto dal punto di vista delle attese di Dio. Il missionario – Presidente della CIMI – ci ha condotto all’interno di tale rifondazione evangelizzatrice ricordandoci che il punto di vista di Dio è di un Dio fatto carne, è di un Dio che si è unito in modo indissolubile con il destino di ogni uomo.

Mi ci sono trovato perfettamente. Davvero la specificità non divide ma amplifica le possibilità di lettura di un unico mistero: un Dio innamorato dell’uomo e un uomo che può realizzarsi pienamente solo rispondendo con amore a tale amore.