N.01
Gennaio/Febbraio 2016

La legge del mercato

Titolo originale: La loi du marché
Regia: Sthéphane Brizé
Interpreti: Vincent Lindon, Yves Ory, Karine de Mirbeck, Matthieu Schaller, Xavier Mathieu, Noël Mairot, Catherine Saint-Bonnet, Tevi Lawson, Françoise Anselmi
Produzione: Nord-Ouest Films, Arte France Cinema
Distribuzione: Academy Two
Durata: 92’
Origine: Francia, 2014

 

Presentato in concorso a Cannes 2015.
Premio per la migliore interpretazione a Vincent Lindon.
Il regista Nato a Rennes il 18 ottobre 1966, frequenta la University Institutes of Technology e si trasferisce a Parigi.
Nel capoluogo francese inizia la carriera artistica tra teatro e televisione, prima di passare alla direzione di cortometraggi e lungometraggi. La sue opere hanno già attraversato diversi tra i più prestigiosi festival del cinema: Le bleu des villes partecipò nel 1999 alla Quinzaine des Réalisateurs a Cannes, Je ne suis pas là pour être aimé a San Sebastian, Quelque heures de printemps a Locarno, oltre a correre per quattro César, premio vinto nel 2010 per la sceneggiatura di Mademoiselle Chambon.
La vicenda Thierry Taugourdeau ha cinquant’anni ed è disoccupato. Dopo venti mesi senza lavoro e dopo aver tentato in tutti i modi di procurarselo, finalmente riesce ad ottenere un posto come guardia di sicurezza in un supermercato. Il suo compito è quello di sorvegliare, anche con l’aiuto di telecamere, il comportamento dei clienti e dello stesso personale addetto alle casse. Ma ben presto si rende conto che molto spesso chi ruba o si comporta in modo non corretto non lo fa in mala fede, ma per sbarcare il lunario e per poter sopravvive re. Ciononostante si adegua ed esegue il suo lavoro diligentemente, anche se con una certa riluttanza. Ma quando una dipendente, che era stata licenziata per aver trattenuto dei buoni sconto, si suicida, Thierry si rende conto della disumanità di quelle leggi del mercato e, con grande determinazione, decide di rompere con quel sistema, rivendicando la propria dignità di uomo buono e libero.
Il racconto La struttura è lineare e pone subito in primo piano la figura del protagonista.
L’introduzione ce lo presenta mentre sta protestando per ilsistema che viene adottato dall’ufficio di collocamento. Siamo in medias res e Thierry, disoccupato, si lamenta perché, dopo aver frequentato un corso di formazione, non è riuscito a trovare nessun lavoro.
Ha contattato tutte le imprese della zona, è da quattro mesi che invia i curricula, ma senza nessun risultato: «Alla fine dello stage il lavoro non è sicuro. Avvertite la gente, siate chiari. Non mandate la gente a fare lo stage se sapete in anticipo che non porta a niente. La gente va trattata bene». Thierry è preoccupato: fra nove mesi la sua disoccupazione sarà di 500 euro al mese. Come farà a campare con tale somma? Come riuscirà a pagare le bollette e tutte le spese? L’impiegato si giustifica: «Sono i datori di lavoro che assumono, non noi. Noi cerchiamo di indirizzare». Poi gli consiglia di frequentare un corso per lo stoccaggio con il muletto e di ricominciare tutto daccapo. L’immagine si sofferma sul volto di Therry sconsolato. Poi  appare il titolo del film con la parole in bianco, mentre la parola “legge” è scritta in rosso.
Prima di analizzare le varie parti del film, che porteranno alla decisione finale di Thierry, vale la pena di andare alla ricerca di tutti quei nuclei narrativi che servono a connotare la figura del protagonista, uomo buono, disponibile, ricco di valori.
Fin dall’inizio ci viene presentato nel contesto familiare mentre cena con la moglie e il figlio disabile, Matthieu. L’atmosfera è serena. La macchina inquadra i personaggi stando loro addosso, con un taglio dell’inquadratura che sa molto di documentario, senza preoccuparsi troppo dei canoni tradizionali. I genitori dimostrano rispetto e attenzione nei confronti del figlio che si diverte a porre loro dei quesiti imparati a scuola. Più avanti vediamo Thierry collaborare nello svolgimento dei lavori domestici: pulisce la cucina, prepara da mangiare, ecc. La scena delle lezioni di ballo sottolinea la perfetta intesa e l’amore che regna tra i due coniugi e, a casa, il ballo diventa poi un’occasione per coinvolgere anche Matthieu. In altri momenti vediamo Thierry che fa amorevolmente il bagno al figlio, che lo aiuta a vestirsi. Poi vediamo la famiglia riunita mentre mangia. Nel colloquio con la consulente finanziaria della banca, Thierry esprime la sua preoccupazione per il mantenimento agli studi del figlio: l’istituto si fa carico completamente per quanto riguarda l’alloggio ma Matthieu ha bisogno di un insegnante di sostegno; c’è una spesa supplementare di 300 euro da sostenere: «Vogliamo che continui gli studi, perché lui si impegna». E di fronte alla consulente che domanda: «È la vostra priorità?», Thierry risponde: «Certo che è la nostra priorità». Infine, nel colloquio a scuola, i genitori sostengono il figlio, che viene ripreso per avere un po’ ridotto l’impegno scolastico e di conseguenza i risultati, e lo incoraggiano a perseguire il suo progetto di iscriversi alla facoltà di Ingegneria biologica al Politecnico.

1a parte La ricerca del lavoro.
Seguiamo ora il protagonista nel suo cammino nel mondo del lavoro, senza dimenticare che uomo è.
In una riunione tra colleghi di lavoro, tutti licenziati per la chiusura della ditta nella quale lavoravano, alcuni operai intendono fare causa ai proprietari: «L’azienda era più che sana. Alla riunione del Comitato hanno presentato i rapporti dei revisori dei conti che sono molto chiari: non c’erano motivi economici, l’azienda era attiva». Un operaio, particolarmente arrabbiato, dice che vuole fargliela pagare e farli mandare tutti in galera. Ma Thierry non ci sta: «Io non ne posso più. Cominciare una causa è come rivivere tutto. Io pensoche per la mia salute mentale sia meglio darci un taglio, passare ad altro». Thierry dimostra di non provare rancore e di non cercare la vendetta.
In un colloquio via Skype Thierry risponde alle domande che gli vengono rivolte in vista di un’eventuale assunzione. Le immagini sottolineano l’impersonalità di tale colloquio: non si vede mai il volto dell’interlocutore, ma solo quello del protagonista che sembra parlare con una macchina. Le domande sono prevedibili: «Sarebbe disposto ad accettare un incarico al di sotto di quello che aveva nella precedente azienda? È disponibile da subito? È flessibile riguardo l’orario di lavoro?». Thierry dimostra la massima disponibilità; è pronto ad accettare qualsiasi condizione. Ciononostante alla fine gli viene detto che il suo curricolo non è redatto nella forma migliore, che riceverà una risposta al massimo entro due settimane e che «ci sono pochissime possibilità che venga preso». Più tardi, a casa, Thierry viene ripreso di spalle mentre guarda fuori dalla finestra: si può intuire tutta l’angoscia che quell’uomo sta provando. Nell’incontro con la consulente della banca, oltre al discorso relativo agli studi di Matthieu, viene affrontato il problema della liquidità. Naturalmente secondo una logica bancaria che non fa altro che creare nuovi problemi al protagonista. Gli viene prospettata la vendita dell’appartamento «per estinguere la parte di mutuo che le resta ancora da pagare e trovarsi una sommetta». Ma Thierry fa presente che mancano solo cinque anni alla scadenza del mutuo e che vendere ora è come avere faticato invano. Inoltre, alla sua età, non è disponibile ad andare in affitto: «È l’unica cosa che ci appartiene».
Altra “proposta”: «Cosa succede se lei se ne va? Ha preso provvedimenti, ha pensato a qualcosa, qualche forma di previdenza, un’assicurazione sulla vita? (…) Io penso che sia una soluzione da prendere almeno in considerazione. Le permetterebbe di affrontare il futuro con più serenità». Thierry non risponde di fronte a quelle proposte che lo lasciano quasi allibito e che certamente non rispondono alle sue esigenze e ai suoi problemi. Thierry e la moglie pensano di vendere la loro casa mobile che si trova in un campeggio vicino al mare. L’incontro con i potenziali acquirenti è inizialmente buono: si erano già sentiti per telefono e avevano concordato il prezzo. Ma dopo aver visitato la casa, la coppia interessata offre mille euro in meno. Ne nasce una lunga discussione al termine della quale Thierry ha uno scatto d’orgoglio: «Non sono all’elemosina. Sa che le dico? Lasciamo perdere. Non se ne fa niente. La    cosa finisce qui, non voglio più vendere. Basta».
In un incontro con aspiranti lavoratori si prendono in considerazione le regole che devono essere osservate per fare bella figura e per «aprire la porta al datore di lavoro». Innanzitutto la postura da adottare («la postura contribuisce per il 55% all’immagine che diamo di noi»). Poi il modo di fare («l’atteggiamento è un aspetto da curare molto in un colloquio. È importante mostrarsi gentili»). Poi lo sguardo, che deve essere “aperto”; il tono della voce e il ritmo della parola che devono essere “convincenti”, ecc. In altre parole, quello che conta è l’apparenza e non la sostanza delle cose.

2a parte Il lavoro.
Con un’ellissi temporale troviamo il protagonista che fa il guardiano in un
supermercato. È vestito bene, con tanto di giacca e cravatta, anche se ha l’aria un po’   smarrita. Il suo compito è quello di segnalare eventuali furti da parte dei clienti. Il primo caso che gli capita è quello di un giovane che ha rubato un carica batterie. Il giovane viene portato in una stanza e interrogato da una donna, mentre Thierry assiste. Da notare che l’immagine inquadra sempre il volto dell’accusato, mentre la donna che interroga e Thierry son ripresi di spalle o di profilo (questo avverrà anche negli altri casi, segno che all’autore interessa mettere in rilievo chi compie il furto e la sua varia umanità; mentre chi interroga è visto come qualcosa di impersonale, quasi di meccanico nella ripetitività delle domande e dei comportamenti).
Il giovane prima nega il furto, poi lo ammette cercando di giustificarsi dicendo che   gli è stato ordinato da un tizio che altrimenti l’avrebbe riempito di botte. La cosa è poco credibile e la donna pretende il pagamento dell’articolo per chiudere la faccenda e non dover chiamare la polizia. Thierry, a differenza della donna, è molto pacato e cerca di mediare. Poi assiste e ascolta quanto viene detto: è il suo primo caso e lui esegue con diligenza, ma si capisce chiaramente che è molto imbarazzato.
Thierry viene istruito sull’uso delle telecamere. L’istruttore gli spiega i trucchi del mestiere: bisogna stare molto attenti, perché «il ladro non ha età, non ha colore; tutti sono potenziali ladri». Ci sono circa ottanta telecamere da controllare; bisogna abituarsi; si può fare zapping da una telecamera all’altra oppure si può usare quella scorrevole che permette di controllare tutti i reparti. Poi è necessario zoomare sulle casse «per controllare bene che scannerizzino tutti gli articoli, che non lascino passare un carrello con dentro le cose».
Ma soprattutto una raccomandazione: «Il direttore sta cercando di aumentare i fatturato. E poi, visto che non sono stati in molti a scegliere il prepensionamento, cerca di far fuori il personale. Perciò se c’è qualche problema non ci pensare due volte. Avverti l’agente alle casse per convalidare il fermo». Thierry ha così modo di conoscere da vicino la legge del mercato. Thierry gira per i reparti (da notare che l’immagine è sempre su di lui, perfettamente a fuoco, mentre lo sfondo del magazzino è quasi sempre sfocato). Un anziano signore viene sorpreso a rubare della carne e questa volta tocca a Thierry interrogarlo. Lo fa con molto rispetto e resta imbarazzato di fronte a quell’anziano che evidentemente ha rubato per necessità. Cerca con le buone di risolvere il caso: gli propone di andare a casa a prendere i soldi; gli domanda se ha dei parenti o degli amici che possano pagare per lui. Il vecchio si giustifica: «È la prima volta che mi capita; non sono in mala fede, se potessi pagare, pagherei». A questo punto Thierry non può che eseguire gli ordini e manda a chiamare la polizia. Ma con grande riluttanza.
Finalmente Thierry, che ora ha un contratto di lavoro, può ottenere un prestito di 2.000 euro dalla banca per comprarsi un’auto usata, visto che era rimasto a piedi. Ora è la volta di una dipendente, la signora Anselmi, ad essere sotto inchiesta. È accusata di aver trattenuto dei buoni sconto. Dapprima la donna nega, ma poi confessa. Questa volta è il capo del personale che interviene con durezza e di fronte alla donna che chiede timidamente se sia possibile trovare un aggiustamento, risponde: «Francamente non vedo come. Cosa penseranno gli altri? Penseranno che uno può appropriarsi dei buoni sconto e conservare tranquillamente il suo posto». Poi la umilia: «Io non ho fiducia in lei. Ce l’avevo, ma ora non più». Thierry assiste silenzioso e perplesso. La donna viene così licenziata.
Siamo sotto Natale. Viene convocata una riunione straordinaria dei dipendenti. Il capo del personale dice che è successo un fatto eccezionale, per cui ha invitato il direttore delle Risorse umane a spiegare l’accaduto. Si viene a sapere che la signora Anselmi «si è toltala vita qui, proprio sul suo posto di lavoro». Ma quello che interessa veramente al direttore è che «nessuno qui dentro deve sentirsi in colpa per il suo gesto». Con grande ipocrisia il direttore vuole convincere i dipendenti che quel gesto, anche se compiuto sul posto di lavoro dopo il licenziamento, può essere dipeso da altri fattori legati alla vita familiare o sociale della donna. Poi, vigliaccamente, insinua: «Abbiamo appena saputo che la signora Anselmi aveva un figlio che si drogava. È una cosa molto pesante. Aveva in particolare grossi problemi finanziari, perché era lei a mantenerlo. Dunque, come vedete, ci sono molte cose che possono spiegare quel gesto». Al funerale della donna partecipa anche Thierry, che viene inquadrato a lungo, serio e pensoso. Nella sequenza successiva l’immagine mette in evidenza i prodotti che vengono freneticamente scannerizzati alle casse, con abbondanza di dettagli (simbolo di un sistema arido, meccanico, quasi disumano), mentre Thierry cammina pensieroso tra i reparti, con lo sfondo sfocato e la sua immagine che diventa sempre più scura. Poi vediamo che si gira, con aria seria e smarrita.
Un’altra dipendente (questa volta di colore) viene inquisita. Sono presente Thierry e la donna dell’inizio che formula l’accusa: «Ti ho visto passare la tua carta fedeltà alla cassa ogni volta che i clienti ne erano sprovvisti. Così sulla tua carta hai recuperato i loro punti. Ti ho visto io, ti ha visto Thierry attraverso la telecamera, abbiamo tutte le prove». La dipendente è intimidita e cerca compassione. Ma la funzionaria ribatte seccamente: «Te la vedrai con la Direzione». Poi se ne va. Resta con lei solo Thierry. La donna domanda: «Non mi farete mica un rapporto per una carta fedeltà?». Thierry è ripreso in primissimo piano e risponde mestamente: «Non lo so». Poco dopo il protagonista prende una decisione. Lo vediamo ripreso di spalle (con la camera a mano) che si allontana velocemente dal suo posto di lavoro. Attraversa tutto il supermercato (sfocato, come al solito), si toglie quella cravatta e quella giacca che rappresentavano la sua “uniforme” e riprende i suoi abiti normali. Poi esce, sale in macchina e fugge da quella realtà, fino a scomparire uscendo di campo. Per la prima volta in tutto il film s’ode una musica extradiegetica. Una dissolvenza in chiusura precede i titoli di coda.

Significazione
Thierry, uomo buono e sensibile, essendo disoccupato, accetta di fare il guardiano in un supermercato. Lo fa diligentemente, ma poco alla volta si rende conto che molte persone che rubano lo fanno per necessità, a volte per disperazione. Ma il sistema è senza pietà e non guarda in faccia nessuno. La sua è una presa di coscienza che va in crescendo e che sfocia in un rifiuto della “legge del mercato” in nome della “misura di un uomo” che non vuole rinunciare alla sua umanità (e quindi alla pietà e alla misericordia).

Idea centrale
Il film, già dal titolo, si presenta come la denuncia di una realtà disumana: nel sistema capitalistico contemporaneo vige una legge del mercato che, apparentemente normale e scontata, si rivela in realtà crudele e disumana. Per non essere complici di tale legge, che passa sopra le persone, è necessario rompere con il sistema, anche a costo di perdere il lavoro, per conservare la propria dignità e la propria umanità.