L’alpha e l’omega (Α Ω)
Il profeta Isaia, campione del monoteismo ebraico, fa dire a Yahweh: «Io sono il primo e io l’ultimo; fuori di me non vi sono dèi» (Isaia 44,6). L’immagine esprimeva la totalità del tempo, dall’inizio della creazione alla sua fine. Tutto era dominato da lui. L’autore dell’Apocalisse cita testualmente Isaia e vi aggiunge, rivolgendosi ai fedeli di cultura greca, una formula equivalente tratta dal simbolismo delle lettere. Poiché l’alpha e l’omega sono la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto, egli fa dire al «Signore Dio»: «Io sono l’Alfa e l’Omega (…) Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente» (Apocalisse 1,8). Poi, nel momento della visione di Dio che presiede alla nuova creazione sul suo trono di gloria, Giovanni lo sente dichiarare: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose (…) Io sono l’Alfa e l’Omega, il Principio e la Fine» (Apocalisse 21, 5-6). Infine, nel capitolo 22 che conclude l’Apocalisse, Cristo stesso assume i titoli riservati in precedenza a Dio:«Io sono l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il principio e la fine» (Apocalisse 22,13). L’alpha e l’omega divenivano emblema di Cristo. Tertulliano ne ha dato un’interpretazione degna di nota: «Il Signore» scrive, «ha elevato due lettere greche, la prima e l’ultima, a figure del principio e della fine che convergono in lui, allo scopo di mostrare che, così come da Α a Ω vi è evoluzione, e, al contrario da Ω ad Α involuzione, in lui risiedono nel medesimo tempo evoluzione dal principio alla fine e involuzione dalla fine al principio, di modo che tutto il piano divino sulla creazione, che termina in colui da cui ha avuto inizio, intendo dire il Verbo di Dio che si è fatto carne, termina necessariamente com’è cominciato» (Tertulliano, Le uniche nozze, V, 2).*
*L’immagine e la fonte dell’articolo sono tratte dal volume di Gérard-Henry Baudry, Simboli cristiani delle origini, I-VII secolo, edito da Jaca Book.
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