N.01
Gennaio/Febbraio 2022

Emoticon, Atlante illustrato delle emozioni connesse

 

 

Connessioni ed emozioni 

 

Comunicazione e relazione nel mondo virtuale tendono a confondersi. Forse tanto quanto l’enunciazione e il trasferimento di idee tende a trovarsi confuso con l’espressione e la condivisione di stati emotivi. Le emozioni – per molti orizzonte del tutto inesplorato – sono però un sottofondo ininterrotto, spesso implicito e discreto, delle trame d’interazioni che si consumano on line.  

Nel caso della comunicazione si potrebbe parlare di “dimensione” dell’essere umano, dimensione di espressione della sua coscienza. Una dimensione alla quale pertiene una facoltà, quella appunto di comunicare. In modo simile esiste una dimensione e una facoltà a essa riferita anche relativamente alle emozioni, al provarle e all’esprimerle.  

E come l’assenza di strumenti propri e specifici per articolare la dimensione del comunicare attraverso la sua facoltà relativa non determina la loro estinzione, così l’incapacità di riconoscere le emozioni e di esprimerle, non provoca automaticamente la loro cessazione. Se, com’è ovvio, anche chi è analfabeta – in senso stretto o in senso lato – ha comunque la necessità e la capacità di comunicare, così chi pure non è abituato a distinguere le proprie e le altrui emozioni né tantomeno è stato educato a esprimerle, non sarà mai del tutto sottratto al “mondo emotivo”, ma al contrario ne sarà semmai succube – magari senza rendersene conto – per avere un insieme di bisogni né riconosciuti né espressi, ai quali si troverà comunque nella necessità di rispondere in qualche maniera.  

Prolungando il paragone di per sé azzardato, si potrebbe arrivare a dire che come la comunicazione digitale offre sempre, a tutti, l’occasione per esprimere una dimensione e mettere in atto una facoltà, senza fornire al contempo un’istruzione sugli strumenti utili all’azione critica e consapevole, così il mondo delle relazioni e dei rapporti virtuali espone tutti, sempre, a un continuo sommovimento emotivo, senza offrire che rare e frammentarie occasione d’educazione alla conoscenza, al riconoscimento e all’espressione delle emozioni, le proprie e quelle degli altri.   

 

Coinvolgimento trasversale e onnipresente 

 

E questo – anche se ci occuperemo qui solo delle giovani generazioni – non riguarda affatto esclusivamente chi è nato nell’era digitale. Al contrario, il trasversale e onnipresente, anche se non sempre esplicitato, coinvolgimento della sfera emotiva nei diversi contesti della comunicazione digitale, spinge anche i più esperti e maturi a scoprire le proprie incertezze e inadeguatezze sul piano della gestione emotiva, portandoli spesso a balbettamenti, sbandamenti, impacciati o stizziti silenzi o altri inciampi comunicativi.  

In questa nostra esplorazione delle molle che toccano e attivano le emozioni nelle comunicazioni digitali, nel nostro tentativo di fornirne una sorta di scomposto e lacunoso atlante illustrato, si potrebbe cominciare da una gioco, uno schema circolato in rete in varie versioni. In uno specchietto sono raggruppati i simboli e le grafiche di alcuni dei network che primeggiano nell’orizzonte digitale; a ognuno di loro è associato uno diverso dei sette peccati capitali. Così a Facebook corrisponde l’ira, a Instagram l’invidia, la lussuria inevitabilmente a Tinder (la più celebre e usata app d’incontri) e la superbia all’assai più discreto e defilato LinkedIn (il più diffuso e consultato network professionale in rete). Uno dei tanti e sagaci giochi che abbondano sulle bacheche virtuali mette in luce un aspetto cruciale: la comunicazione digitale, perfino quando arriva a trasformarsi in relazione, seppure solo virtuale, non può che avvenire sempre all’interno di un dispositivo, di una forma codificata, di una procedura pianificata, preordinata e regolamentata. Le emozioni che in questo dispositivo verranno espresse, stimolate, prodotte, implicitamente o esplicitamente, sono in una certa misura previste dallo stesso schema al fondo del dispositivo, e da esso saranno in parte preordinate. Detto in altri termini: il dove e il come comunico e mi esprimo in rete non solo dà forma alle emozioni che sarò in grado di recepire, provare ed esprimere, ma almeno in parte condizionerà il tipo, la qualità, l’intensità di queste emozioni.  

 

La sfera degli emoticon  

 

Ognuno degli “ambienti” digitali entro i quali comunichiamo, coinvolgendo la maggior parte delle volte anche la nostra sfera emotiva, contiene, nel modo in cui è concepito e costruito, una previsione, uno stimolo e una formulazione delle emozioni “consentite” o “consigliate”. E tutto questo a un livello del tutto implicito, spesso celato e impercettibile. L’esempio più immediato può essere il linguaggio simbolico semplificato degli “emoticon”, le così dette faccine – e tutti gli altri simboli affini – dalla stretta gamma dei quali siamo spinti a scegliere per comunicare rapidamente ed efficacemente la rappresentazione schematica di un’emozione.  

Vale la pena dunque tentare una ricognizione dentro le dinamiche emotive innescate dai diversi contesti comunicativi digitali, provando al contempo a inquadrare e mettere a fuoco almeno alcune delle specifiche “emozioni sintetiche” che in questi contesti ricorrono più spesso; a verificare i margini di libertà e la rigidità delle forme imposte ai dispositivi della “comunicazione connessa”, i loro effetti immediati e le ricadute sul lungo periodo.  

 

 

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