N.05
Settembre/Ottobre 2022

Tutto è nelle mani di Dio 

Un testo di san Nilo Sorskij 

Nel XV secolo, assistiamo in Russia a un grande movimento di riforma del monachesimo che si impernia su due figure particolari, tra di loro addirittura opposte, sia per carattere che per visione del monachesimo. Il primo è san Giuseppe di Volokolamsk (1440-1515), il quale proponeva un monachesimo fondato sulla scrupolosa osservanza di regole che aiutassero il monaco, anche nel suo agire esterno, a cercare Dio in tutto. Il secondo è san Nilo di Sorskij (1433-1508), il quale dopo essere entrato nel monastero di Kirillo-Beloserskij, di linea quasi antitetica alle idee di Giuseppe, intraprese poi alcuni pellegrinaggi che lo portarono a vivere un tempo sul Monte Athos, dove conobbe l’esicasmo di cui fu uno degli esponenti principali del suo tempo. Tornato dal Monte Athos, egli fondò una propria cella monastica che, in breve tempo, attirò molti discepoli, formando un movimento di pensiero che si trovò a scontrarsi con quello di Giuseppe. Entrambi grandi santi, entrambi permisero a molti monaci di vivere la propria vocazione.

Nel testo che presentiamo, San Nilo tratta di un tema assai noto nella tradizione spirituale orientale, che risale a Evagrio Pontico (IV sec.), ovvero la lotta contro i pensieri malvagi. È un brano tratto dal capitolo della regola in cui si parla del pensiero malvagio della tristezza, uno dei più pericolosi per la vita religiosa del monaco. Quello che vogliamo far notare è come Nilo suggerisce di affrontare la conseguenza di questa tristezza, lo spirito di abbattimento, quando è causata da altri uomini – e per chi vive una vita comunitaria, spesso dalle stesse persone con cui condivide la quotidianità. 

Primo rimedio è la preghiera sebbene pregare per coloro che ci molestano sia una delle cose meno facili. Ma quello che Nilo, insieme a tantissimi altri maestri spirituali, ci indica è un completo abbandono nelle mani di Dio. Le parole che usa per la nostra sensibilità moderna, intrisa di teologicamente corretto, possono risultare urtanti: dire che “senza il Suo volere niente può succederci” richiama scandalizzanti immagini di un Dio che si diverte a provare i suoi figli. Ma non ci accorgiamo, molte volte, che dimenticare che tutto quello che avviene nella nostra vita merita l’attenzione di Dio. può comportare delle angosce anche maggiori. Invece, io posso affrontare qualsiasi difficoltà nel mio cammino vocazionale, qualunque esso sia, proprio perché e solo perché, io so che sono completamente nelle mani di Dio così come nelle mani di Dio sono coloro che, consapevoli o meno, mi fanno del male. (Consiglio, a questo proposito, il bellissimo film Father Stu, di R. Ross, USA, 2022).

Nella compagnia di Dio, tutto ritrova un senso e tutto è vissuto in quella gioia spirituale che i santi e i martiri hanno sempre testimoniato perché proveniente dalla Provvidenza Divina.

 

«Non è una piccola battaglia per voi quella contro lo spirito di abbattimento, perché spinge l’anima alla disperazione. Se il tormento da cui uno è afflitto viene dagli uomini, conviene sopportarlo con anima pacifica e preghiera per quelli che ci offendono, … sapendo con certezza che tutto ciò ci succede non senza la Provvidenza Divina, e che Dio ci manda tutto per nostra utilità e per la salvezza delle nostre anime. Anche se nel tempo presente questo non ci sembra utile, in seguito apparirà veramente utile come Dio sistema le cose e non come vogliamo noi. Perciò non dobbiamo lasciarci sedurre dalle considerazioni umane, ma credere con tutta l’anima che l’occhio di Dio onniveggente scruta tutto, che senza il suo volere niente può succederci, e che tutto ci invia a causa della sua misericordia, affinché noi, provati in questo modo e avendo sofferto, siamo coronati da lui; senza la prova, infatti, nessuno sarà mai coronato. Dobbiamo quindi per tutto questo ringraziare il Signore, il quale è il nostro benefattore e Salvatore. “Le labbra che  sempre benedicono, riceveranno la benedizione”, dice il santo Isacco [di Ninive]. Dobbiamo guardarci dal mormorare contro quelli che ci offendono, perché di questi [Isacco] dice anche “Tutte le debolezze dell’uomo Dio le sopporta, ma non sopporta quello che brontola continuamente, finché non lo punisca”».

 

[Dalla Regola monastica di s. Nilo Sorskij, cit. in I. Kologrivov, Santi russi, Milano: La casa di Matriona, 1977, 132-3].