Famiglia e vocazioni: non è un tema nuovo sull’orizzonte della pastorale vocazionale.
La novità appare se mai nella sua immediatezza quando il rapporto famiglia e vocazioni si traduce nel seguente assunto: pastorale familiare è pastorale vocazionale. Ovvero: far pastorale familiare significa fare pastorale vocazionale. Come dire che è naturale la continuità, per non dire l’unità e l’identità, tra pastorale familiare e pastorale vocazionale.
Il primo e non unico vantaggio di quest’impostazione, del rapporto profondo tra famiglia e vocazioni nella comunità ecclesiale, è anzitutto il superamento nella pastorale ordinaria di un certo isolamento di fatto della pastorale vocazionale nei confronti della pastorale familiare nonché il superamento di una certa tentazione di autonomia della pastorale familiare e il timore di essere strumentalizzata dalla pastorale vocazionale stessa.
Nello spirito e nello stile di una “pastorale diocesana organica e unitaria”1, che ai nostri giorni s’impone per motivi ecclesiologici e pastorali, sono almeno due le coordinate che rivelano l’unità e la continuità tra la pastorale familiare e pastorale vocazionale: la persona al “centro” dell’azione pastorale della chiesa per la famiglia e la famiglia “luogo nativo” della comunicazione della fede e della vocazione nella comunità ecclesiale.