Il “costo” di una chiamata
Dagli Atti di Tommaso (III sec.)
Abbiamo già presentato (Vocazioni, 4–2021) un testo da uno dei più famosi apocrifi del NT, gli Atti di Tommaso. Dicevamo che, pur avendo molte parti assolutamente fuori dal quadro canonico, guardato come letteratura (perché in fondo è una specie di romanzo) e con una attenzione al linguaggio simbolico, possiede non pochi spunti di riflessione e di aspetti che possono aiutare la nostra vita.
Il testo che presentiamo fa parte del primo dei tredici “Atti” di cui è composta l’opera. Gli apostoli si stanno dividendo il mondo in zone, ognuna delle quali sarà affidata alla predicazione di uno di loro, in vista della evangelizzazione. A Tommaso (che gli Atti chiamano Giuda Tommaso) capita l’India, ma l’apostolo non vuole andarci, portando scuse e pretesti. Allora il Signore Gesù prende l’iniziativa e lo vende come schiavo a un mercante indiamo, così che sarà obbligato a seguirlo nella terra che Egli ha pensato per lui. Quando Tommaso scopre chi lo ha venduto, comprende e si arrende alla volontà del suo Signore, diventando un eccellente evangelizzatore.
Questa leggenda può sembrarci completamente avulsa da ogni possibile senso utile per la nostra vita spirituale e, invece, è vero il contrario. Se ci soffermiamo un momento, vediamo come la volontà di Dio gentilmente, piano piano, muovendo la storia attorno a noi, dà sempre la possibilità di risponderle e di conformarci ad essa. Gesù non lascia Tommaso nel suo rifiuto, gli propone prima in sogno poi per mezzo della realtà esterna di allinearsi alla Sua volontà. Tommaso riesce a leggere in questa vendita la persistenza della proposta di Gesù e comprende come le sue resistenze siano inutili. Talvolta è proprio qualcosa di “esterno”, apparentemente imprevisto che ci immette (o rimette) sul cammino giusto. Notiamo il piccolo particolare finale: Gesù dà a Tommaso il prezzo con il quale lo ha pagato. Ciò significa che Tommaso è libero, potrebbe restituire il prezzo al commerciante indiano. Ma stavolta ha capito e si lascia condurre da Cristo laddove Cristo desidera che sia.
In un momento in cui tutti gli apostoli – Simone Cefa e Andrea, Giacomo e Giovanni, Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il Cananeo, Giuda figlio di Giacomo – si trovavano a Gerusalemme, si divisero i vari paesi tra di loro affinché ognuno predicasse nella regione che gli sarebbe toccata e nel luogo al quale il Signore l’avrebbe inviato. Sia nella sorte che nella divisione, l’India toccò all’apostolo Giuda Tommaso. Ma egli non aveva voglia di andare, dicendo “Non ho forza sufficiente; sono debole. Inoltre, io sono ebreo e come posso istruire gli Indiani?”. Mentre Giuda ragionava così, di notte, gli apparve in visione nostro Signore e gli disse: “Non temere, Tommaso! È con te la mia grazia”. Ma egli non ne fu per nulla persuaso e replicò: “Mandami dove vuoi tu, Signore nostro! È solo in India ch’io non voglio andare”.
Giuda ragionava così allorché un mercante indiano di nome Habban, dall’India capitò nella regione meridionale. Lo aveva mandato il re Gudnafar affinché gli portasse un abile costruttore. Nostro Signore lo vide camminare per la strada e gli domandò: “Vuoi tu acquistare un costruttore?”. Quello gli rispose: “Sì”. Nostro Signore gli disse: “Ho uno schiavo che è costruttore. Te lo vendo!”. Gli mostrò Tommaso, che si trovava alquanto distante, si accordò con lui sul prezzo di venti pezzi d’argento e scrisse l’atto di vendita, così: “Io, Gesù, figlio del falegname Giuseppe, del paese di Betlemme, in Giudea, certifico di aver venduto il mio schiavo Giuda Tommaso a Habban, commerciante del re Gudnafar”. Terminato l’atto di vendita, Gesù prese Giuda e lo condusse al commerciante Habban. Appena lo vide, Habban gli domandò: “Costui è il tuo padrone?”. Giuda gli rispose: “Sì, è il mio padrone”. Allora il commerciante Habban gli disse: “Egli ti ha venduto a me completamente”. Giuda se ne restò zitto.
Il mattino seguente, s’alzò, pregò, si rivolse al suo Signore e gli disse: “Su, Signore nostro, sia come tu vuoi! Sia fatta la tua volontà”; se ne andò dal commerciante Habban senza prendere con sé null’altro all’infuori del suo prezzo: il Signore, infatti, glielo aveva dato. […]
(Testo tratto da Apocrifi del Nuovo Testamento, v.2, a cura di L. Moraldi, Torino, UTET, 1971, 1243-1245)