N.04
Luglio/Agosto 2021

La bellezza di Cristo mi spinge

Un testo degli Atti di Tommaso

Il testo che propongo questo mese è molto breve e molto strano. “Strano” perché si tratta di un brano tratto dagli Atti di Tommaso, un testo apocrifo sul quale gli studiosi stanno disputando da molti anni. Non si sa esattamente quando sia stato scritto (chi dice nel I-II secolo, chi dice nel II-III secolo), non si sa se è un testo siriaco tradotto dal greco o un testo siriaco che poi è stato tradotto in greco. Certamente è stato “sviluppato” nel tempo, infatti, ci sono tracce di vari interventi. Forse era troppo “gnostico” ed è stato un po’ “cattolicizzato”; oppure non era affatto gnostico, ma semplicemente rifletteva l’ambiente cristiano molto complesso della città di Edessa (oggi Urfa, in Turchia) agli inizi del cristianesimo. Ci sono delle pagine che sono certamente fuori dall’equilibrio presente nei Quattro Vangeli canonici. Soprattutto c’è una forte componente ascetica che ad alcuni autori ha fatto pensare al movimento encratita, ossia una corrente che vedeva il male nel matrimonio e nell’avere dei figli. Ci sono dei testi in questo “romanzo” che possono far pensare a questo. Ma se li leggiamo in chiave simbolica, vediamo che molto del suo carattere “urtante” viene meno. 

Fatto sta, però, che ciò che ci interessa qui, è che così come è, il testo è un bellissimo romanzo, con meravigliose preghiere e degli aneddoti che, anche quando sono divertenti, hanno sempre un significato spirituale. Il tutto è profondamente segnato da immagini evangeliche.  

Il breve testo che vi propongo è un vero e proprio gioiello. L’apostolo Tommaso, a causa del successo della sua predicazione, viene chiuso in prigione dal re Mazdai, in attesa della sentenza di morte. Qui approfitta dell’occasione per pregare e annunciare Cristo anche ai suoi compagni di prigionia. Questo è il contesto di questo bellissimo testo. L’invito a credere è, certamente, basato sul fatto che Cristo è l’origine della vita ed è costante aiuto per chi lo segue. Egli è Bello e la sua bellezza è il motore della sequela.  

 

 

“Figli miei, credete nel Dio ch’io predico. Credete in Gesù Cristo, ch’io annunzio. Credete in colui che è il datore di vita e l’aiuto dei suoi servi. Credete nel datore di vita, a quanti lavorano alla sua opera, in colui nel quale gioisce la mia anima essendo giunto per me il momento di andarlo a ricevere. Credete in colui che è bello e la cui bellezza mi incita a dire ciò che egli è, sebbene io sia incapace di dirlo pienamente. Tu, mio Signore, sei colui che nutre la mia povertà, colui che sopperisce alla mia deficienza, colui che provvede al mio bisogno. Sii con me fino in fondo, affinché io possa venire e ricevere te” (XI, 149). 

 

(Apocrifi del Nuovo Testamento, v.2, a cura di L. Moraldi, Torino, UTET, 1971, 1339-40).