Le “avvisaglie” per un buon Congresso c’erano tutte. Bastava guardare il documento preparatorio che era stato inviato alle chiese d’Europa in vista “del” e in preparazione “al” Congresso. Un’impostazione corretta, domande capaci di raccogliere – attraverso le risposte che sarebbero state date – gli interrogativi che preoccupano ma che non sempre sono così chiari ed evidenti alla consapevolezza delle chiese. Si aveva subito l’impressione di essere stati preceduti da un lavoro serio ed importante. Poi il Congresso. Nella preghiera, nella comunione, nella ricerca, nella condivisione di esperienze. Bene. Poi il documento conclusivo. Bellissimo. Da ogni punto di vista. Quasi un dono atteso e prezioso per coloro che da anni lavorano per le vocazioni sacerdotali e consacrate. Questo è quello che si vuole in Europa. Questo è quello che da tanti anni si vuole in Italia e si cerca di realizzarlo.
La tematica pedagogica è la grande sfida del documento. Né sola né tanto meno isolata. Ma sicuramente prevalente e particolarmente curata. Definitiva e fondante l’impostazione teologica. Ce n’è abbastanza per poter dire che ora ci basta. Corretta e ad ampio raggio l’attenzione pastorale. C’è chiarezza per poter dire che ci basta. Originale, ordinata, completa la dimensione della pedagogia delle vocazioni. Abbastanza – anche in questo caso – per dire che ci basta.