N.02
Marzo/Aprile 2020

Monaci, preti, sagrestani e missionari al seguito di Charles de Foucauld

La testimonianza di vita del beato Charles di Gesù ha degli aspetti originali, tenendo presente il periodo storico in cui è vissuto (1858-1916), in particolare il suo andare nel deserto del Sahara. Ha dedicato gli ultimi quindici anni della sua vita a varie tribù; si è stabilito poi tra i Tuareg di Tamanrasset, ha vissuto con loro e ha dato la vita per loro, nella semplicità e nella povertà della vita quotidiana, annunciando il Vangelo con la vita e lasciandosi guidare dalle circostanze. Il titolo scelto per questo contributo prende spunto dalle parole dello stesso de Foucauld che, nel 1907, affermava:

 

Mi rallegro molto di essermi stabilito in questo paese, e proprio in questo punto; vi sono pochissimi abitanti fissi […] Sono oberato di lavoro, perché voglio portare a termine, quanto prima, un dizionario tuareg-francese e francese-tuareg. Ma non vado avanti troppo alla svelta, essendo costretto a sospendere a tutte le ore per vedere gli indigeni e fare altre piccole cose… Faccio pochissimo lavoro manuale, che pure vorrei tanto fare… Ma oltre che monaco sono anche prete, sacrestano, missionario[1].

 

Charles de Foucauld è considerato anche un fondatore di vita religiosa ed ispiratore di una spiritualità pur non avendo avuto nessun discepolo mentre era in vita, aveva comunque tentato, in vari modi, di creare intorno a sé un gruppo di discepoli che potessero continuare la sua opera di evangelizzazione. Leggere la biografia del beato Charles è come iniziare un lungo viaggio che parte da Strasburgo, in Francia, dove è nato e ha trascorso l’infanzia; lo si vede appena adolescente allontanarsi dalla fede, poi militare ed esploratore il Marocco. A 28 anni si converte e va alla ricerca del luogo dove avrebbe “meglio imitato la vita di Gesù”. Così lo vediamo monaco in Siria, eremita a Nazaret, prete in Francia e, finalmente, missionario nel Sahara dove cadrà nel 1916 come il “chicco di grano che muore per dare frutti”. Conoscere la sua vita, significa accompagnare l’itinerario spirituale di fr. Charles sulle orme di Gesù di Nazaret. La spiritualità nata dalla testimonianza e dagli scritti di Charles di Gesù è chiamata la «Vita di Nazaret»., ed è il punto che accomuna tutti i “seguaci” del beato Charles, persone di ogni parte del mondo e di ogni stato di vita che, insieme, costituiscono l’Associazione Famiglia Spirituale di Charles de Foucauld. Questa comprende diversi gruppi ufficialmente approvati dalla Chiesa: congregazioni religiose, istituti secolari, associazioni presbiterali e laicali, ispirati al beato Charles.

I Piccoli Fratelli di Jesus Caritas fanno parte di qusta Associazione spirituale. Si tratta di un piccolo gruppo di religiosi, in maggioranza presbiteri, che vivono in fraternità, pienamente inseriti nella vita della Chiesa locale. Testimoniano il Vangelo innanzitutto con la presenza semplice, ma allo stesso tempo con l’annuncio esplicito a seconda dei compiti loro affidati dal vescovo diocesano.

I vari gruppi della Famiglia Spirituale, pur condividendo la medesima spiritualità, sono pienamente autonomi e vivono in modo proprio il loro inserimento nei vari contesti, cercando di sottolineare qualche aspetto della vita di Charles de Foucauld o vivendone le intuizioni. Nel caso specifico dei Piccoli Fratelli di Jesus Caritas essi sottolineano l’aspetto della vita presbiterale di Padre de Foucauld. Dopo la conversione, per diversi anni, Charles non accettava l’idea di diventare prete perché, secondo lui, la dignità del sacerdozio l’avrebbe allontanato dalla sua vocazione: la vita di abbiezione, cioè di imitazione di Gesù, povero operaio di Nazaret. La sua ricerca costante della volontà di Dio per mezzo della preghiera, la direzione spirituale e le priorità suggerite dalle circostanze, lo portarono a comprendere che il sacerdozio lo avrebbe aiutato a «meglio imitare la vita del Salvatore», mediante l’offerta del Santo Sacrificio, perché «una sola messa glorifica Dio più di quanto lo glorificherebbe la lode di tutti gli angeli e il martirio di tutti gli uomini»[2]. Ma soprattutto aveva intuito che l’imitazione di Gesù porta il discepolo a donare la propria vita al Padre e per la salvezza di tutti gli uomini.

 

Tra le molte vocazioni vissute da Charles de Foucauld emerge la vocazione primaria: Gesù come regola di vita: «La tua regola: Seguirmi. Fare ciò che farei io. Chiediti in ogni cosa: “Che cosa avrebbe fatto Nostro Signore?” e fallo. È la tua sola regola, ma è la tua regola assoluta»[3].

In una meditazione sulla vocazione del Geraseno (Mt 5,1-20), Charles ha espresso delle intuizioni particolari sulla cosa necessaria che accomuna tutti i discepoli. Chi oserà dire che la vita contemplativa è più perfetta della vita attiva o viceversa, dal momento che Gesù ha condotto sia l’una che l’altra? «Una sola cosa è veramente perfetta: fare la volontà di Dio […]. La vera, l’unica perfezione non sta nel condurre questo o quel genere di vita, ma nel fare la volontà di Dio; sta nel condurre il genere di vita che Dio vuole, dove Egli vuole, e nel condurlo come l’avrebbe condotto Lui stesso»[4].

 

 

[1] C. de Foucauld, Lettere a Mme de Bondy, AVE, Roma 1968, 124.

[2] C. de Foucauld, Il vangelo presentato ai poveri, Gribaudi, Torino 1971, 106.

[3] C. de Foucauld, Voyageur dans la nuit, Nouvelle Cité, Paris 1979, 31.

[4] C. de Foucauld, Opere spirituali, Paoline, VI edizione, Roma 1984, 196-199.