Parola di Dio, fontana inesauribile
Il testo presentato in questo numero è del grande teologo e poeta siriaco Efrem di Nisibi (+373). Non sappiamo molto di sicuro della sua vita. Essendo stato un Padre che ebbe una straordinaria accoglienza in tutto il mondo cristiano, attorno al suo nome sono sorte molte leggende. Di sicuro, sappiamo che si trovava a Nisibi (Oggi Nusaybin, in Turchia) nel 363, quando, a seguito della sconfitta dei romani contro i Persiani — e la morte dell’imperatore Giuliano proprio in quella guerra –, la città di Nisibi venne inserita nel trattato di pace con Sassanidi e ceduta dai Romani. Efrem, allora, si trasferì a Edessa (oggi Urfa, in Turchia) e là visse dieci anni, componendo le sue opere e organizzando la comunità cristiana locale. La tradizione lo vuole diacono e parte di un gruppo di consacrati chiamati “figli del patto” (di cui c’era anche il ramo femminile). Di solito sono conosciuti i suoi madrashe, dei componimenti poetici che venivano cantati, con lo scopo di edificare e istruire i fedeli. Ma Efrem commentò anche vari libri della Scrittura. In particolare ci è arrivato il commento al Diatessaron, o “armonia dei quattro vangeli”, un testo molto popolare ai tempi di Efrem (poi proibito dalla chiesa), che metteva insieme i quattro vangeli.
Nel testo scelto Efrem usa delle immagini stupende circa la Parola di Dio. Essa è inesauribile, ma soprattutto viene incontro ad ogni persona secondo il cuore e il desiderio di ciascuno. È una parola fatta per noi, fatta per amore che rispetta la originalità e la necessità di ciascuno: «Dio ha dipinto la sua parola di molte bellezze, perché ciascuno di coloro che impara da essa possa contemplare quell’aspetto che ama».
Chi è capace di comprendere l’ampiezza di ciò che può essere scoperto in una sola tua parola? Infatti, lasciamo molto più di ciò che prendiamo, come persone assetate che bevono a una fontana…
Le sfaccettature della parola di Dio sono assai più numerose di coloro che imparano da essa. Dio ha dipinto la sua parola di molte bellezze, perché ciascuno di coloro che impara da essa possa contemplare quell’aspetto che ama. E Dio ha nascosto nella sua parola tutti i tesori, perché ciascuno di noi trovi una ricchezza in ciò che medita. La parola di Dio è infatti l’albero della vita che da ogni parte ti tende frutti benedetti; è come la roccia che fu colpita nel deserto, che divenne per ogni uomo, da ogni parte, una bevanda spirituale: Hanno mangiato il cibo dello Spirito e hanno bevuto una bevanda dello Spirito (cf. 1Cor 10,4).
Chiunque va incontro alla Scrittura non dovrebbe supporre che la sola delle ricchezze che egli ne ha trovato sia l’unica a esistere; dovrebbero invece capire che egli può scoprire soltanto una delle molte ricchezze che esistono in essa.
Né, dopo che la Scrittura lo ha arricchito, il lettore dovrebbe impoverirla. Piuttosto, se il lettore non è capace di trovare di più riconosca la grandezza della Scrittura.
Rallegrati perché hai trovato appagamento, e non lamentarti perché hai dovuto lasciare il resto. Una persona assetata si allegra perché ha bevuto; non si lamenta perché è stata incapace di esaurire la fontana. Lascia che la fontana vinca la tua sete; la tua sete non provi a vincere la fontana! Se la tua sete finisce, mentre non finisce l’acqua della fontana, puoi bere ancora quando avrai sete; ma se la fontana fosse prosciugata, una volta che hai bevuto a sazietà, la tua vittoria sulla fontana sarebbe solo un danno per te. Rendi grazie per ciò che hai preso e non lamentarti per il resto che ti è avanzato. Ciò che hai preso con te è la tua porzione; ciò che hai lasciato può ancora diventare la tua eredità.
(Commentario al Diatessaron, 1, 18-19, citato in S. P. Brock, Una fontana inesauribile. La Bibba nella tradizione siriaca, Roma, 2008, 82-3)
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