Un catechismo per adulti e comunità corresponsabili nel servizio vocazionale
Questo studio è un semplice contributo in ordine ad alcune elementari domande: con il catechismo “La verità vi farà liberi” si può curare una formazione permanente nella fede di adulti capaci di suggerire, discernere e accompagnare vocazioni di speciale consacrazione? Che cosa offre per superare una certa divaricazione tra coscienza di fede personale e necessità di animazione vocazionale? Cercheremo anche di offrire qualche indicazione di massima, nel breve spazio consentito, per individuare in che modo il catechismo degli adulti (CdA) può essere anima e supporto della pastorale vocazionale.
Il catechismo è un dono, perché si prolunghi la narrazione della fede della Chiesa nel linguaggio e nei segni oggi delle generazioni adulte. Il catechismo non è ancora la catechesi viva e non si sostituisce al catechista. Ma aiuta coloro che della Parola sono ministri e, specialmente, i genitori a narrare l’agire di Dio, nella trama concreta degli eventi e della storia terrena.
È nella vicenda di ciascuno e del mondo che “Dio stesso liberamente porta avanti il suo dialogo con gli uomini per dare loro speranza e futuro. Progressivamente egli si fa conoscere e si dona, fino a comunicare pienamente se stesso in Gesù Cristo; rende gli uomini capaci di rispondergli, di accogliere la sua presenza e di partecipare alla sua vita” (45). Iniziativa di Dio, risposta della fede ed evento di salvezza: ecco la dinamica di ogni vocazione con cui Dio chiama e investe i suoi ministri e i suoi consacrati. Ciascun catechista – o genitore, o umile annunciatore e testimone, o animatore di un centro di ascolto – può accompagnarsi al giovane per aiutarlo a riconoscere i segni della grazia nella sua esistenza, e a far posto alla sua personale risposta della fede, per accogliere l’evento della presenza di Dio e della sua salvezza.
Un “filo rosso”: la chiamata alla perfezione della santità
“La vocazione comporta sempre un disegno di amore da parte di Dio, una missione da compiere e una forma di vita corrispondente. Attende una risposta libera e fiduciosa di obbedienza da parte dell’uomo”. È la vocazione di ogni battezzato e di tutto il popolo di Dio. “Le vocazioni a particolari servizi e forme di vita stanno dentro la comune chiamata alla fede, alla santità, alla missione, alla gloria celeste” (800).
L’intero cap. 21 del CdA “La vocazione del cristiano”, è fondamentale per la questione qui posta a tema ed è soprattutto fondamentale nella struttura del CdA. La vocazione di ciascuno e di tutti alla santità è il “filo rosso” che ne percorre l’intera terza parte, dedicata al dinamismo della vita, dell’agire e della speranza del cristiano, nell’assunzione degli impegni secolari del mondo.
Il CdA insegna a puntare in alto nella edificazione di una comunità cristiana: coltivando il senso della vocazione cristiana come dono che viene dal Padre per condurre al Padre; come partecipazione della vita trinitaria, che chiama a camminare secondo lo Spirito, a lasciar plasmare da Lui la propria libertà. “Credere nello Spirito è credere nella sua inesauribile creatività e nelle possibilità del nostro futuro” (814), senza pregiudizio alcuno per l’originalità e creatività personale di ciascuno (819). Condizione necessaria per una comunità feconda di vocazioni è che in essa vi siano educatori nella fede che avvertano la chiamata personale alla perfezione della santità nella carità, e nutrano la passione dei santi per le realtà storiche e mondane, tutte redente da Cristo.
Catechesi degli adulti, spiritualità e consacrazione: risposte forti alla ricerca degli uomini
Il catechismo viene dato a mani adulte per un ministero della Parola più consistente e generoso. Attraverso il catechismo è la Chiesa che vuole aiutarci ad aprire gli occhi, perché ciascuno riconosca la sua insopprimibile ricerca di un principio, di un senso e di un traguardo che non si esaurisce nelle cose create, perché solo da Dio può venire in dono. Il catechismo è quasi un vademecum sulla via ardua (e poco frequentata) della ricerca di una verità che appaghi finalmente la sete di infinito di ogni umana creatura e nella quale si possa gustare che cosa è libertà. “La verità vi farà liberi” (Gv 8,32). È Gesù Cristo la Parola di Dio, l’assoluta Verità. Colui che è necessario riconoscere e seguire per entrare negli spazi larghi della realizzazione di sé nella vera libertà.
Il catechismo offre la traccia di un grande itinerario di fede: dalla ricerca religiosa di ogni uomo e di ogni nazione (cap. 1) all’annuncio di Cristo (cap. 2 e prima parte); dalle esigenze di comunione all’accoglienza dello Spirito mediante la Chiesa (seconda parte), dalla chiamata di ciascuno alla vita al suo compimento nella vocazione ultima del Padre (terza parte). Ma il CdA nello stesso tempo sollecita ad elaborare itinerari di catechesi differenziati secondo i destinatari e le circostanze, e a servire la crescita di adulti, che siano modelli significativi per i giovani: adulti ricchi di domande e mai sazi di cercare, che chiedono alla fede non solo un’acquiescente consolazione ma anche il principio di una nuova bellezza e di creatività, le ragioni di un più decisivo impegno nelle cose mondane, l’orizzonte di una storia che dà senso perfino alla morte.
Nella fede e nella Chiesa la risposta alle nostalgie di spiritualità e di Dio
La fede che il catechismo illustra dunque è per adulti che si interrogano sulle ragioni più forti del loro vivere quotidiano negli affari del mondo, e che cercano una più ricca esperienza spirituale, il principio di un’esistenza che si viva come festa, l’anima di una comunione con Dio e nella comunità che vada oltre la morte. Una fede che esprime queste dimensioni è contagiosa e non lascia indifferenti le giovani generazioni. Essa unisce in sé paradossalmente i segni della gratuità e della efficacia: considerata inutile da quanti vivono secondo i canoni degli idoli mondani del denaro, del possesso e del godimento, dell’orgoglio e del potere, la stessa fede si rivela invece la risorsa più feconda di ogni civilizzazione. I giovani hanno bisogno di riscoprire questa fecondità della fede riguardo alla civiltà. Il CdA accompagna l’adulto nel suo itinerario spirituale a riconoscere che la fede è utile alla promozione della città, è anzi necessaria, perché ogni comunità umana ha soprattutto oggi nostalgia di Dio e di spiritualità, e bisogno di credenti-testimoni, persone capaci di far memoria del lieto annunzio della pasqua di Cristo e del suo futuro di speranza. Il CdA suggerisce i linguaggi e le categorie per illustrare specialmente ai giovani la fede come dono gratuito e insieme indispensabile esigenza del mondo con le sue attese di spiritualità e di sacro.
Una Chiesa tutta partecipata e ministeriale
La Chiesa non è in primo luogo oggetto di lezioni o di dottrine. Il CdA la presenta anzitutto come il luogo e il soggetto della esperienza del Regno che viene. Il presente è il tempo dello Spirito e il tempo della Chiesa. La Chiesa è segno e mediazione dell’evento di comunione che dal Padre e dal Figlio, per lo Spirito, si partecipa agli uomini; vive della varietà dei carismi, dei ministeri e delle vocazioni: accoglie (e dovrebbe accogliere) ogni persona come in dono, e riconosce ad ogni battezzato il diritto e dovere di un chiamato-inviato ad essere protagonista di salvezza. Solo in questo modo la Chiesa vive e svolge la missione che le è costitutiva: accogliere e annunciare il Regno attraverso il ministero della Parola, la celebrazione dei sacramenti e la testimonianza della carità.
Questa Chiesa mistero di comunione, tutta partecipata e ministeriale, trae vitalità nell’Eucaristia e d’altro lato, nella famiglia. Una polarità inscindibile: non solo il culto e l’Eucaristia, e d’altro lato non solo il vivere secolare e le private gratificazioni degli affetti e della casa.
Nella consacrazione della propria vita, la realizzazione di sé e un dono significativo per il mondo
Altrettanto inscindibili ed essenziali alla strutture e alla vita della Chiesa sono i tre stati di vita; i ministri ordinati, i laici, le persone di vita consacrata (413). Il CdA invita a riscoprire, in tutti e tre gli stati di vita fondamentali, modelli e forme in cui è possibile vivere la compiuta realizzazione di sé. Donazione e compimento nel ritrovamento di sé nell’altro, paternità e maternità, sono esperienze e valori certamente propri della condizione coniugale, ma che nella condizione celibataria per il Regno non vengono negati, vi trovano invece una differente attuazione. Educatori e genitori, persone consacrate, preti e laici devono testimoniare nella gioia e nella fecondità delle opere dell’amore il messaggio della verginità e del celibato, quali scelte di vita che “costituiscono per tutti un appello deciso a non lasciarsi imprigionare dai beni terreni che passano” (544). I genitori specialmente, nel loro cammino di fede, dovrebbero riscoprire, apprezzare – e imparare a motivare nei giovani – il bisogno, proprio di tutta intera la società, di presenze significative di preti e di persone consacrate, e gli interrogativi profondi che la loro presenza sa suscitare orientando in alto, come ago di una bussola, la ricerca dello spirito umano.
In pratica
Cerchiamo a questo punto di individuare, in qualche modo, il senso di comunità e di presenze di adulti significative nei percorsi classici della pastorale vocazionale, conformemente al CdA.
“Come ha fatto Andrea, il fratello di Simone”
“Nel servizio alla vocazione sacerdotale e al suo itinerario, la Chiesa può trovare un modello in Andrea, uno dei primi due discepoli…” scrive Giovanni Paolo II nella Esortazione apostolica “Pastores dabo vobis” (n. 38) (cfr. Gv 1,41-42). L’indicazione vale anche per ogni altra vocazione di speciale consacrazione. Se l’iniziativa della chiamata è del Signore, tuttavia egli ha bisogno anche della iniziativa dei suoi discepoli, come Andrea che ha sollecitato l’incontro di Simone con Gesù.
Oggi ciò è possibile solo in presenza di adulti che abbiano fatto un maturo itinerario di fede e di catechesi. Il CdA è segno e strumento che impegna ogni comunità cristiana a moltiplicare i luoghi e i tempi del servizio della Parola per suscitare la fede e per coltivarla. Esso invita a privilegiare l’ascolto delle domande più profonde dell’adulto e il loro difficile emergere a livello riflesso; e sollecita ad una proposta caratterizzata da un forte ancoraggio alla sacra Scrittura, per suggerire il gusto di un contatto anche più personale e diretto con la parola di Dio ascoltata e celebrata, letta e assaporata, meditata e contemplata.
“Venite e vedrete”
È “la regola d’oro della pastorale vocazionale”, perché mira a presentare “il fascino della persona del Signore Gesù e la bellezza del totale dono di sé alla causa del Vangelo”, come scrive ancora il Papa nella recente Esortazione apostolica “Vita consecrata” (n. 64).
Il CdA impegna a una catechesi degli adulti, a una predicazione e alle varie forme del servizio della Parola ben armonizzate con la celebrazione e la testimonianza di carità dell’unico mistero di Cristo. Le celebrazioni liturgiche e i sacramenti sono epifania della Chiesa e “introducono nella storia la logica pasquale della carità, che penetra nelle varie situazioni, dando testimonianza al Signore crocifisso e risorto, risvegliando l’attesa della risurrezione universale” (651). In esse il Signore incontra e parla; l’azione liturgica, preparata da un’opportuna catechesi, ha il potere di risvegliare e coltivare nell’animo il valore sia della vocazione sacerdotale che delle altre forme di consacrazione. Gli adulti che vi partecipano potrebbero divenire quasi dei “talent scout”, scopritori e annunciatori di talenti nascosti di giovani vocazioni.
Per altro verso il CdA invita a porre attenzione alle iniziative anche permanenti di volontariato, ad opera di persone e di famiglie, perché in esse si esprime l’attenzione preferenziale della Chiesa per i poveri e si accende il fascino nelle coscienze e nella società per i valori del regno di Dio (cfr. 568-570). Sono luoghi che si rivelano spesso vivai di vocazioni di speciale consacrazione.
Ma il rito liturgico come l’iniziativa solidale nella carità verso i piccoli e i poveri non devono apparire mai fine a se stessi. Attraverso di essi, il Signore suscita il fascino del donarsi per una vita che si spende nella carità, ma attende che altri ne coltivino lo sviluppo, sia attraverso la formazione sistematica, sia e specialmente con il sussidio della direzione spirituale.
Il fascino della sequela di Cristo
Il Papa, nel documento testé citato, raccomanda “un annunzio esplicito ed una catechesi, adeguata per favorire nei chiamati alla vita consacrata quella risposta libera, pronta e generosa che rende operante la grazia della vocazione” (VC 64).
Il CdA si propone per un annuncio e una catechesi dell’adulto, che sappiano presentare, senza complessi di inferiorità nei confronti della modernità, il fascino e il gusto della radicalità della vita cristiana e dei “consigli evangelici”.
“La castità è un totale dono di sé al Signore, un dono vissuto nella perfetta continenza sessuale e nell’amicizia disinteressata verso tutti. La povertà è libertà di fronte alle cose, rinuncia al possesso, sobrietà nell’uso, disponibilità a condividere. L’obbedienza è accoglienza della volontà di Dio, mediante la sottomissione alla regola, ai superiori e alla comunità, rinunciando a programmare in modo individuale la propria esistenza. Insieme i tre consigli riportano le grandi tendenze del cuore umano nella logica della comunità: rendono umili e vuoti di sé, aperti a Dio e ai fratelli, pronti a camminare verso la perfezione” (546).
Un’insistente preghiera al Padrone della messe
Nella pastorale vocazionale, “prima di tutto è necessaria la preghiera assidua dei singoli e della comunità cristiana, perché le vocazioni sono dono di Dio. La preghiera diventa più efficace se accompagnata dalla offerta della sofferenza e della fatica quotidiana” (726). Questa indicazione non è l’ultima, ma la prima e la più necessaria. Il CdA è in tutto il suo sviluppo un grande libro di nutrimento della preghiera. E tra le sue pagine più affascinanti si segnala il cap. 25 sulla Preghiera cristiana. La preghiera è ascolto della parola del Signore e risposta, è dialogo vivo e amico con Dio. Alla base della preghiera c’è l’adorazione, nella preghiera trovano spazio la benedizione, il ringraziamento, la domanda, risvegliando così al di là della dipendenza creaturale un legame speciale di alleanza con Dio che chiama e manda, e che attende risposta.
Occorre pregare per le vocazioni, ma occorre nello stesso tempo che ciascuno si eserciti nello spirito di chi vive alla presenza di Dio. Anche per gli adulti, lo spirito di preghiera necessita di tempi dedicati alla preghiera pura, liberi da ogni altra attività, che tuttavia consentono di trasformare in preghiera anche gli altri tempi dedicati alle varie occupazioni. Una comunità cristiana ha bisogno, per coltivare in se stessa vocazioni di speciale consacrazione, di tempi e luoghi in cui consentire ad adulti e giovani queste immersioni nello spirito dell’autentica preghiera cristiana.