N.05
Settembre/Ottobre 2021

Il dolore, forza di pace

E ricordo questa donna con indosso il tradizionale vestito nero palestinese, con il velo – sapete, proprio il genere di donna che mi sarei figurato come madre di uno degli attentatori che si erano presi la mia bambina. (…) E poi vidi che aveva una foto della figlia stretta al petto. Mi passò accanto. Non riuscii a muovermi. Il pensiero mi squassò come un terremoto: quella donna aveva perduto la sua bambina. (…) Io ero rimasto chiuso in una specie di bara e adesso quella visione mi sollevava il coperchio dagli occhi. Il mio dolore e il suo dolore: lo stesso dolore”. 

Apeirogon, Colum McCann, Feltrinelli

 

Due padri e due figlie. Bassam Aramin è palestinese, Rami Elhanan è israeliano, vivono nella stessa terra ma in mondi diversi, destinati forse a non incontrarsi mai. La vita, però, decide altrimenti e li unisce nella medesima tragedia. Nel 1997 la tredicenne Smadar, figlia di Rami è vittima di un attacco terrorista suicida; nel 2007, Abir, dieci anni, figlia di Bassam è uccisa da un proiettile di gomma sparato da un soldato poco più che adolescente. L’ebreo e l’arabo scoprono attraverso l’esperienza più devastante che la sofferenza non conosce distinzioni di credo né di nazionalità, non è una gara a chi soffre di più: il dolore è dolore. Ma cosa farne di questa montagna pesante nel cuore? “Mollare, ucciderti, uccidersi l’un l’altro? Questo è già successo, non ha ottenuto granché. So che non finirà finché non parliamo”. Grazie all’organizzazione Parents circle – Family forum, che promuove il dialogo e la riconciliazione tra i due popoli, Bassam e Rami decidono di trasformare il dolore in forza e impiegarla per scardinare l’odio. Così, insieme, iniziano a raccontare la loro storia: nelle scuole, nelle assemblee, ovunque li chiamino, spiegano cosa è successo perché non si ripeta più. E oggi sono Arab e Yigal, i loro figli, insieme, a proseguire la narrazione.

Due padri che vivono perché nessun altro genitore debba affrontare il più indicibile degli orrori: la morte di un figlio. Un dolore così innaturale che non abbiamo una parola per definirlo. La nostra lingua contempla orfani e vedovi, non oltre.

L’Apeirogon del titolo è un poligono dai lati infiniti, così come infinite sono le sfaccettature e le interpretazioni della complessa situazione del Medio Oriente. Comunque la si pensi in proposito, Apeirogon è un libro che non lascia indifferenti, è un testo che squassa l’anima. Nel caleidoscopio di storie e di intrecci narrativi, nell’andare avanti e indietro nel tempo in spezzoni che ricostruiscono l’accaduto, nel mescolare le vite, nelle citazioni e negli aneddoti, obbliga a pensare, a interrogarsi, a chiedersi: cosa farei io?. Rami e Bassam hanno dato la loro risposta e hanno trovato la strada per la pace.