Chiara d’Assisi è una donna che ha donato tutta la sua vita alla sequela di Cristo nell’amore vicendevole con le sorelle!
Chiara e le sue sorelle tradurranno il loro modo di vivere nel testo di una Regola, la prima scritta da donne per donne, confermata da Papa Innocenzo IV il 9 agosto 1253, due giorni prima della sua morte.
Inoltre, daranno forma a un nuovo genere di vita religiosa che condivide con il monachesimo tradizionale la scelta esclusiva del servizio di Dio, ma che assumerà caratteri tipicamente “francescani”. Peculiari, tra gli altri, saranno la povertà, personale e comunitaria; la vita fraterna, che manifesta la sua novità nel capitolo riunito almeno una volta a settimana per confrontarsi insieme sulle necessità della comunità; la liturgia, che si celebra dal breviario come fanno i frati minori. Parte integrante di questa forma di vita è una netta separazione dal mondo: la clausura.
Il vivere in «santa unità e altissima povertà» è ciò che la nostra comunità si presta a vivere in questa terra dell’Agro Nocerino-Sarnese, dal 1283, anche se inizialmente era collocato alle falde della collina di San Pantaleone, ma fu sepolto da una frana dopo pochi anni, per cui, furono ospitate presso i frati minori conventuali, che lo donarono definitivamente alle sorelle povere, dove la struttura si colloca ancora oggi.
È interessante che una comunità contemplativa, che di solito si pensa di trovare in luoghi isolati, che favoriscono il raccoglimento e la preghiera, in realtà sia posta proprio al centro della città, all’uscita dell’autostrada e come punto centrale che unisce due paesi. Tutto questo ci rende ancora più immerse nella nostra missione: il cuore pulsante della nostra preghiera, che accoglie tutti e intercede per tutti. Siamo un punto di riferimento per chiunque ogni giorno passi davanti al nostro monastero e si fermi anche per un breve tempo a raccogliersi in preghiera.
Il nostro monte su cui ritirarci è il coro, dove salgono a Dio preghiere, salmi, suppliche e rendimenti di grazie al Padre delle misericordie per quanto ha fatto e continua a fare per noi, ma anche e soprattutto per tutto il popolo di Dio in questa terra.
Il vivere corporalmente rinchiuse alternando preghiera e lavoro è espressione del vivere l’amore sponsale, avvolte dal mistero unico e immenso, avendo come specchio oltre alla Vergine Maria, anche la comunione trinitaria, da cui scaturisce la possibilità di donarsi l’una all’altra e per l’altra.
Al cuore della Regola, infatti è scritto:
«Poiché per ispirazione divina vi siete rese figlie ed ancelle dell’altissimo sommo Re, Padre celeste, e vi siete sposate allo Spirito Santo, eleggendo di vivere secondo la perfezione del Vangelo» (RsC 6,3 FF 2788).
L’essere «una cum sororibus meis» è vivere la vita in santa unità, sorrette dall’amore e dall’esempio del Dio uno e trino, un amore-dono totale e totalizzante. Ma questo amore, da cui Chiara ha attinto e si è lasciata avvolgere, altro non è che l’Amore Trinitario donato a noi per vivere l’oggi.