N.03
Maggio/Giugno 2009

Carità pastorale e gioia di vivere

L’eredità vocazionale di don Tonino Ladisa

Bella e veritiera la foto di don Tonino sorridente, buono e dal­lo sguardo intelligente e penetrante, scelta per il ricordino, con un brano da lui pronunciato pochi giorni prima di rea­lizzare davvero “quell’abbandono fiducioso in Dio e cominciare a gustare la gioia della Risurrezione” con la sua morte.

Mi riesce difficile scrivere questa parola applicandola a lui.

Ho il ricordo di un amico, di un prete, di un uomo sempre vita­le per la sua naturale letizia ed un brillante umorismo, frutto della sua ricca umanità, ma soprattutto della sua speranza cristiana. Allo stesso tempo lo ricordo seriamente preoccupato degli altri, della Chiesa, del Vangelo, della liturgia (e del canto), da vero “pa­store” quale era. Abbiamo camminato insieme al CNV con lo stes­so ruolo, per tanti anni, senza mai un’ombra tra noi, anzi, sempre alleati, pur nella diversità di idee e contributi: non si riusciva a litigare, nemmeno per gioco. Un pomeriggio, passeggiando per le strade del centro storico di Bari, dietro la Cattedrale, mi raccon­tava degli anni vissuti da parroco, in tempi di tensioni e violenze: non aveva mai perso la serenità e la voglia di fare il pastore di tut­ti, proprio di tutti, credendo persino nel rinnovamento di quella società chiusa, a partire dai giovani. Tutto questo mi impedisce ancora di credere alla sua dipartita.

Una bella fede la sua, trasmessa con una ricchezza di linguag­gio che arrivava al cuore, all’immaginazione, alla ragione, alla fantasia di tutti. Amava la sua Chiesa particolare e ammirava i suoi vescovi. Animava e serviva le vocazioni, perché amava i sin­goli giovani e voleva per loro pienezza di vita. Sapeva tirare fuori dal tesoro del suo cuore cose antiche e cose nuove, valori di sem­pre e proposte creative, citazioni azzeccate e parabole tutte sue. Con una retorica senza eccessi e spesso autoironica, ma anche con una raffinata capacità di attirarsi la benevolenza e l’attenzione dei suoi uditori, toccava le corde del sentimento, ma sempre nutren­do l’anima di ciò che rendeva ricco lui: le parole dei Padri antichi, del Magistero ecclesiale, dei santi e, infine, la Parola di Dio, riela­borata attraverso la sua esperienza spirituale.

Non si sa perché il Padre ci privi di amici e pastori così validi. Sono, certo, anche suoi “amici” (Gv 15), ma perché portarli subito a vivere con lui, mentre qui sono a noi di aiuto e consolazione così profonda? La Chiesa di Bari, il suo Seminario regionale, la Chiesa italiana hanno bisogno di discepoli che sappiano ripresentare con efficacia il Signore; di pastori e profeti che lo sappiano annunciare con parole e fatti…! Saprà il Signore come anche da questa brusca interruzione di affetti e di collaborazione potrà nascere un frutto abbondante. Certo, il seme era buono.

Ringraziamo Dio per la ricchezza che ci mette a disposizione attraverso la vita dei fratelli, in particolare per averci dato una luce con la vita cristiana e l’esempio di vocazione ben realizzata di don Tonino… E però gli chiediamo anche che colmi il vuoto da lui lasciato con altri operai per la sua messe, pieni della stessa carità pastorale e della gioia di vivere di don Tonino.