N.05
Settembre/Ottobre 2022

L’inquietudine del piacere

La rete, l’abbiamo detto, è diverse cose allo stesso tempo: ognuna di esse è diversamente articolata e mossa da dinamiche differenti. Si potrebbe, per esempio, distinguere tra la rete come dimensione connessa dell’esistenza e la rete come gigantesco insieme di strumenti e servizi. È dunque rischioso e imprudente descrivere fenomeni riferiti alla comunicazione digitale procedendo senza troppo soffermarsi su definizioni e distinzioni. Eppure esistono meccanismi profondi che coinvolgono trasversalmente un po’ tutte le dimensioni del comunicare connessi e vale forse la pena correre qualche rischio pur di tentare un’esplorazione profonda. 

Abbiamo detto della specifica dimensione temporale che contraddistingue la comunicazione digitale e la presenza in rete: al contempo paradossalmente frammentato in innumerevoli frazioni equivalenti e definito dal flusso continuo di dati che scorrono indistinti, inarrestabili, indifferenti, il tempo per l’utente connesso è spinto dall’impulso di ottenere piacere. Tra tutti i desideri, quello del piacere è in assoluto il più vorace e inestinguibile; lungi dal riguardare solo i sensi in modi in cui l’intende il luogo comune, questo desiderio regge la maggior parte delle azioni e delle operazioni compiute on line, anche quelle più improbabili e imprevedibili. 

 

PRODURRE E RICEVERE PIACERE

 

Il presupposto fondamentale è anche il più elementare: in qualsiasi momento, dovunque ci si trovi, la rete offre potenzialmente tutto quello che l’immaginazione, l’intelligenza, la psiche riescano a formulare come desiderio. Anzi di più: registrazione delle singole scelte degli utenti, uso massiccio di strumenti come gli algoritmi, costruzione di contesti progettati secondo specifiche strategie psico-cognitive, consentono ai dispositivi connessi di prevedere, anticipare e corrispondere alle inclinazioni e alle aspettative dei singoli utenti, anche prima che esse affiorino alla consapevolezza nelle loro menti. La ricerca di sempre nuove soddisfazioni ai propri desideri tanto quanto la frustrazione di questa spinta spesso inconsulta sono allora quasi inevitabili. 

La soddisfazione dell’utente, la piacevolezza della sua esperienza, la sua sensazione di benessere e buonumore sono i risultati che qualunque dinamica in rete prevede come principale obiettivo da raggiungere. La tensione e il disequilibrio tra il produrre e il ricevere piacere – anche e soprattutto in modi e a livelli del tutto fuori dal consueto recinto delle definizioni comuni – regge molta parte delle azioni e delle interazioni in rete. Un passo più in là, è l’inquietudine sottile, implicita e intermittente che spinge a cercare una nuova micro-esperienza di piacere dopo l’altra, a produrre la gran parte del brulichio che muove incessantemente il mondo connesso. 

Se questo è facilmente e immediatamente riconducibile all’acquisto di beni voluttuari, all’uso della pornografia, all’accesso a servizi che offrono prodotti d’intrattenimento, è assai meno scontato considerare il piano estetico o sensoriale di esperienze che riguardano l’uso dei social network, la condivisione di contenuti autoprodotti su piattaforme dedicate, la partecipazione a processi collettivi ordinati grazie a piattaforme digitali. 

 

UN GIOCO DALLE REGOLE INFRANTE

 

Ogni contesto digitale è immediatamente e inevitabilmente – spesso anche implicitamente – un gioco al quale partecipare seguendo delle regole o al contrario infrangendole. Ad un primo livello, ogni azione, scelta, operazione compiuta in tali contesti coincide con la partecipazione a questo gioco e prevede dunque che qualsiasi atto d’interazione compiuto possa essere vissuto, sentito e pensato come realizzazione di un compito, risposta adeguata a una proposta/richiesta, gesto d’intervento e di trasformazione della realtà. Nel mondo analogico, questo avrebbe una vaghezza e una difficoltà di misurazione che vanificherebbe il senso di soddisfazione. In rete, la dimensione digitale, matematica, geometrica di qualsiasi atto rende automaticamente censibile il suo  risultato e misurabile il suo esito. È questo il piano minimo e irriflesso sul quale si basa l’attitudine all’interazione nei processi di comunicazione in rete. L’essere in grado di gestire un controllo minimo sul mondo circostante – importa sempre meno ed è sempre meno distinguibile se esso sia virtuale o reale -, l’impressione di poterne modificare la configurazione spingendo qualche tasto, compilando qualche riga, operando una scelta binaria, produce il piacere piccolo, ma profondo e immediato che viene dal sentirsi adeguati, efficienti, gestori di un qualche minimo potere, capaci di determinare con facilità l’effetto delle proprie azioni. 

 

INCESSANTI MICROTRAGUARDI DI GODIMENTO

 

Sono molte altre le micro-dinamiche e macro-dinamiche di piacere che costellano complessivamente qualunque dei molti diversi percorsi in rete e coinvolgono l’utente su più livelli. Quella appena descritta è tuttavia la matrice di base che li accomuna tutti: un dispositivo psico-emotivo che spinge implicitamente chiunque prenda parte al gioco a moltiplicare quanto più possibile la qualità dei microtraguardi di godimento, delle nano-soddisfazioni, delle frazioni di piacere per alimentare un desiderio inestinguibile, che diventa così anche costantemente acceso e attivo. Di qui una specifica e discreta dipendenza, di qui l’inquietudine che direttamente ne deriva: entrambe sottili e nascoste, entrambe profonde e radicate. 

 

 

Se ti è piaciuto questo articolo, puoi leggere anche L’inquietudine del piacere – Approfondimenti!