N.06
Novembre/Dicembre 1996

La radicalità evangelica sorgente di una povertà che libera dalla miseria

La Comunità “Nuovi Orizzonti” è sorta tre anni fa, dal desiderio di condividere con più giovani possibili la stupenda scoperta dell’Amore di Dio. Da tempo mi recavo la notte alla stazione Termini a incontrarmi con tanti nostri fratelli con problemi di droga, prostituzione, AIDS, alcolismo, carcere… e avevo preso coscienza della fortissima sete di Luce, di Vita, di Gioia, di Amore, di… Dio, presente in ciascuno di loro. Inizialmente cercavo di indirizzare, i tanti giovani che di volta in volta mi davano la possibilità di entrare nelle loro storie, nei loro drammi, alle varie strutture e comunità di cui ero a conoscenza. Ma presto ho dovuto constatare che tanti di loro (che con le lacrime agli occhi mi chiedevano di portarli via da quell’inferno e di aiutarli a conoscere quella pienezza di gioia che Dio desidera donarci) non sapevo proprio dove indirizzarti. Il giorno che ho consacrato la mia vita a Dio, con dei voti privati perpetui, sono andata alla stazione per festeggiare con i miei amici della strada ed ho capito che il Signore desiderava una nuova comunità di accoglienza per tutti questi miei fratellini nella morte del peccato (il frutto del peccato è la morte: Rm 6,23) e in cerca di Vita. Quella sera infatti una ragazza che avevo conosciuto lì alla stazione, mi corse incontro tutta bagnata e infangata perché pioveva ed era caduta e mi scongiurò di aiutarla a cambiare vita perché non ce la faceva più a continuare a prostituirsi e a drogarsi, ma da sola non riusciva a liberarsi da quella trappola mortale. Aveva provato ad entrare in qualche comunità, ma i tempi di accoglienza erano troppo lunghi e i tentacoli della strada avevano sempre avuto la meglio. In quel momento non sapevo proprio dove portarla e provai un immenso dolore, ma capii che la Mamma Celeste mi avrebbe aiutato a trovare una casa dove poter dare accoglienza a questi miei fratelli nella disperazione. Capii che doveva essere una comunità sul modello dei primi cristiani, dove vivere il Vangelo con radicalità, mettendo ogni cosa in comune. Ero certa infatti che solo l’incontro con Cristo presente tra “due o più persone unite nel nome di Gesù” (Mt 18,20), avrebbe potuto rendere possibile il miracolo della Risurrezione su quella morte. Dopo un attento discernimento col mio Vescovo ho esposto questo “Progetto” a Loredana, Lucia, Tonino ed altri miei amici con cui abbiamo iniziato ad incontrarci e pregare insieme per comprendere i passi da compiere. Ci siamo “buttati” fidandoci ciecamente della Provvidenza. Avevamo infatti fatto un piccolo preventivo: accogliere una ventina di persone nella struttura che avevamo trovato sarebbe costato circa 15 milioni al mese e tutti i nostri stipendi messi in comune arrivavano a poco più di tre milioni. Presto abbiamo dovuto anche lasciare i nostri lavori per poterci dedicare completamente alle infinite urgenze della comunità e dei tantissimi giovani che subito hanno iniziato a chiederci aiuto. Prima Loredana e Tonino, poi diversi dei ragazzi accolti (una ventina), hanno sentito a loro volta il desiderio di consacrare la loro vita a Dio con promesse di povertà, castità e obbedienza.

Per noi la scelta della povertà non è solo a livello materiale (siamo in tutto e per tutto abbandonati alla Provvidenza e mettiamo in comune qualunque cosa ci venga donata), ma cerchiamo sopratutto di aiutarci per vigilare nel tenerci distaccati anche spiritualmente, da qualunque cosa, perché nulla venga ad occupare nel nostro cuore il posto di Dio. E molto importante per noi mettere in comune anche ogni “Bene Spirituale” ed ogni necessità per crescere nell’Unità e puntare ad essere “un cuor solo e un’anima sola”. Questo desiderio di non possedere niente trova naturalmente la sua radice nell’esperienza che ci conferma quanto il distacco da ogni cosa sia fondamentale nel renderci liberi per seguire Gesù con radicalità.

Per quanto riguarda la formazione dei giovani in discernimento vocazionale, per ora la maggior parte dei giovani che hanno deciso di consacrarsi, sono giovani accolti dalla strada che quindi avevano già vissuto un buon periodo di tempo in comunità ed avevano sperimentato la Bellezza della libertà interiore che la povertà ci dona (a tutti i ragazzi che accogliamo chiediamo un impegno a provare a vivere il Vangelo con radicalità, anche se molti di loro quando arrivano dicono di essere atei).

Per quanto riguarda gli esterni, iniziano gradualmente anche loro a fare l’esperienza della vita in comunità e a mettere ogni cosa in comune. Nella misura in cui scoprono quanto grande sia l’Amore di Dio per ciascuno di noi, sentono il desiderio di rispondere in qualche modo alla Sua chiamata, fino ad essere felici di potersi distaccare da ogni cosa per potersi buttare completamente in questa Avventura divina che è la vita con Lui, per Lui, in Lui.