La Nota pastorale dei Vescovi italiani dopo il quarto Convegno ecclesiale nazionale reca già nel titolo tre parole-chiave: «speranza», «testimoni» e «il grande “sì”». Mi sembra che ciascuna di queste parole getti luce sul tema delle vocazioni e sull’impegno della pastorale vocazionale.
In primo luogo è la parola «sì» ad attirare l’attenzione. Chi dice «vocazione» pensa immediatamente ad un “sì” da dire alla chiamata. Nella Nota si parla del «grande “sì” di Dio all’uomo»; nella pastorale vocazionale si lavora per il “sì” dell’uomo a Dio. Certo, questo secondo “sì” si inquadra e ha senso solo nel primo, solo in quella accoglienza libera e gratuita che Dio rivolge all’uomo per renderlo partecipe della sua vita trinitaria. Il primo “sì” si prolunga nel secondo, si dimostra efficace e “scandito per sempre” proprio nel suscitare il secondo, come frutto di una libertà pienamente consapevole del «dono di Dio» (Gv 4,10).
In questa prospettiva s’innesta direttamente la seconda parola-chiave della Nota pastorale dopo il Convegno di Verona. Si è «testimoni» quando non si ha paura di Dio, quando non ci si nasconde e non si fugge davanti a lui, come fecero Adamo ed Eva o il profeta Giona; quando il mistero santo che è Dio è accolto quale luce che invita l’uomo ad essere trasparenza dello splendore della verità.
La parola «speranza» ha condotto tutta la riflessione del quarto Convegno ecclesiale nazionale, fin dalla sua preparazione. Non vi è dubbio che le vocazioni siano un punto di vista privilegiato, forse unico, dal quale intravedere il futuro della Chiesa. È certo, inoltre, che il sorgere delle vocazioni alimenta in ogni comunità una gioia particolare e una capacità di guardare avanti con speranza. Il Convegno di Verona ha indicato in Gesù Risorto il fondamento e l’alimento della nostra speranza. Questa chiave cristologica va sempre tenuta presente, soprattutto in un tempo in cui lo scoraggiamento motivato dalla scarsezza delle risposte vocazionali rischia di prendere il sopravvento. È in rapporto a Cristo Risorto, il Signore, che tutto si decide: il presente ed il futuro della Chiesa come della storia si articolano nella libertà e nella responsabilità di fronte a lui.