N.01
Gennaio/Febbraio 2001

Non solo studio, non solo aggiornamento, ma dentro ad un cammino

Mi è stato chiesto di concludere tanto il Convegno quanto – di conseguenza – questo numero della Rivista. A dire il vero il Convegno lo avevo anche introdotto limitandomi a “contestualizzare” l’assise celebrata all’interno del cammino in atto del CNV in Italia, ma la vera riflessione introduttiva ce l’aveva offerta Don Ladisa e ho lasciato volentieri a lui l’impegno di aprire il numero dopo il bell’Editoriale del card. Ruini. Io mi accontenterò di offrire alcune piste operative che ci aspettano nella nostra vita di ogni giorno per concludere il convegno… continuando a viverlo.

 

 

 

COME?

Ci eravamo chiesti “come”. È la scelta di fondo che probabilmente segnerà il nostro cammino nei prossimi anni. Ed è una scelta che ne porta con sé molte altre: maggiore scambio di esperienze e quindi maggior lavoro d’insieme; maggior concretezza operativa e quindi identificazione dei soggetti e dei criteri per una più adeguata formazione; identificazione ed elaborazione degli strumenti e dei sussidi necessari e quindi maggior corresponsabilità nel realizzarli… Questo Convegno così partecipato – in quantità e in qualità – racconta da sé una storia importante: sono gli animatori vocazionali che fanno il cammino dei Centri diocesani, regionali e nazionale con la loro richiesta di aiuto, di sussidi, di incontri, di esperienze che circolano, arricchiscono. Noi ci siamo per loro e non viceversa. Ora tutto questo è chiaro. Da qui si riparte. La pastorale vocazionale è un grande cantiere che cresce, si rinnova, si aggiorna, si modifica in funzione dell’unico obiettivo che essa ha: la costruzione dell’edificio vocazionale scritto nell’intimo del cuore di ogni persona: luogo dove abitare, incontrare, amare, scegliere… la vita, lasciandosi abitare, incontrare, amare, scegliere da colui che è la Via, la Verità e la Vita. Come dunque? Lo abbiamo ascoltato tutti. E lo abbiamo suggerito in molti.

 

 

 

QUESTIONI APERTE

Alcune questioni mi sono sembrate particolarmente evidenti e che domandano una risposta urgente e in qualche modo preliminare. Ne ho formulate cinque.

 

Una questione di contenuti

Il tema della verginità messo a fuoco nella sua educabilità attraverso il cammino normale della comunità cristiana reclama ancora approfondimenti, purificazioni, chiarificazioni: va liberato da molti equivoci e colto nella sua accezione più vera e completa. Va anche ripensato all’interno di itinerari educativi che ne postulano la possibilità di piena comprensione (mi sembra ad es. che non sia possibile considerare valore la prospettiva di una vocazione all’amore verginale al di fuori di un contesto di crescente radicalità nella vita di fede e di sequela di Cristo…). Rapporto tra verginità e castità; tra verginità e fecondità; verginità e coniugalità-sponsalità. Il lettore avrà già trovato qualche risposta in questo numero. Ma non tutte. Dobbiamo continuare un approfondimento teologico, spirituale, antropologico, psicologico, pedagogico, pastorale e metodologico che non è ancora approdato a conclusioni univoche e sufficientemente chiare. Torniamo a casa e riuniamo i nostri CDV con lo scopo di continuare prima di tutto questo lavoro di alto profilo. Non si può offrire alle nostre Diocesi un buon servizio se prima di tutto non si sa che cosa abbiamo da offrire e di che cosa si ha realmente bisogno nel cammino di crescita delle nuove generazioni.

 

Una questione di linguaggi

La fedeltà a Dio la si costruisce nella preghiera ed in una vita di familiarità con lui. Questo fa di un animatore vocazionale una persona che ragiona secondo il cuore di Dio. E rende l’animatore un innamorato della vita. Della sua e di quella degli altri. Ma la fedeltà educativa la si costruisce nella conoscenza delle persone alle quali si ritiene di dover raccontare una notizia che sia veramente buona e che esse sentano come tale. Insomma parlare della verginità sì ma come dirla perché non sia… una cattiva notizia o un povero ripiego per chi non ha trovato altre vie per l’amore. Abbiamo bisogno tutti di abitare di più il nostro tempo per saper raccontare il sogno di Dio a coloro che ne sono i destinatari. Ho avuto modo di dire ai nostri seminaristi nell’incontro che abbiamo fatto con loro quanto sarebbe importante averli con noi come veri protagonisti di una proposta che essi fanno ad altri giovani al di là della spesso incapace mediazione della parola, potendo contare sempre sulla sicura e insostituibile mediazione della vita… Inutili e dannosi gli stupidi atteggiamenti giovanilistici ma altrettanto spaventosamente lontani dal cuore di Dio gli atteggiamenti di chi fugge a gambe levate o scuote la testa ripetendo fino alla noia: “ai miei tempi…”. Il Verbo si è fatto carne, si fa carne, vuol farsi carne nella tua carne per poter raccontare il suo amore e per essere sicuro di essere capito finisce sulla croce: poi il resto lo fa la libertà. Ma tutti hanno veduto e capito.

 

Una questione di vie

La vita della comunità cristiana ha tanto bisogno di noi almeno quanto noi abbiamo bisogno di lei. Esserci dunque! Passa di lì l’animazione vocazionale del terzo millennio. Per due motivi: perché può e deve coinvolgere tutti e perché può e deve essere rivolta a tutti. La catechesi, la liturgia, la carità… ma anche: la pastorale giovanile, familiare, scolastica… come pure i momenti forti di spiritualità o di servizio… ecc. Come è bello immaginare che la vita ordinaria della comunità cristiana – tanto quella delle realtà parrocchiali quanto quella delle realtà associative e comunque diocesane – è destinata davvero a rigenerarsi, in maniera dinamica e costante, a partire da questo orizzonte vocazionale: essa trova infatti la verifica della bontà della propria esperienza quotidiana e del proprio cammino ecclesiale dal come mette tutti i figli di Dio nella possibilità di avere una storia di amore col Padre: anzi, la storia di amore alla quale Egli in maniera unica e irrepetibile chiama ciascuno. Forse è proprio qui che la risposta ai “come” del nostro Convegno può prendere il fragrante profumo della concretezza.

 

Una questione di responsabilità

Per educare alla verginità come è stato educato il Vergine per eccellenza, Gesù, occorrono educatori che assomiglino davvero a coloro che Lui stesso si era costruito come educatori della sua crescita “in sapienza, età e grazia”… Penso naturalmente a Maria e a Giuseppe. “Perché mi cercavate…”. Gesù accetta di stare sottomesso ad altri solo quando questi altri hanno chiaramente mostrato di vivere, pensare, educare stando sottomessi a Dio: ragionando secondo il cuore di Dio.

Senza responsabilità del genere: genitori, consacrati, educatori e specialmente ministri ordinati che ragionano e guardano i loro figli, i loro bambini, ragazzi, giovani secondo il cuore di Dio, i nostri “come” saranno solamente accademici ed il discorso vocazionale possiamo considerarlo, dal nostro punto di vista, chiuso. E d’altra parte questo guardare i nostri figli secondo il cuore di Dio ci fa lavorare in profondità in noi stessi: Giovanni Battista non avrebbe mai potuto additare Gesù se prima non avesse avuto un incontro “sconvolgente” (sussultò nel grembo di Elisabetta – non dimentichiamolo…) con Colui che era prima di tutto per lui l’Agnello di Dio che toglie il peccato…

 

Una questione di iniziative, strumenti e sussidi

Non si potrà dire che non sappiamo che cosa fare… quante iniziative, quanti appuntamenti, quanti incontri, quanti sussidi… Ma sono iniziative, sussidi, strumenti che trovano un’anima nei nostri cuori? Forse qualche volta pretendiamo che, come avviene per la Santa Eucaristia, le nostre iniziative funzionino ex opere operato… Non è così. In ogni fase della realizzazione delle nostre iniziative: idea, progetto, programma, calendario, sussidi, esperienze… tutto prende vita dal traboccare dell’amore… tutto è nutrito dal dono della croce… tutto è purificato dall’umiltà tenera e innamorata di chi sa che si realizza essendo e facendo il servo.

 

 

 

UN NUOVO ANNO INSIEME

La fortuna di questo Convegno è quella di aprire un anno. Quest’anno un nuovo secolo e addirittura un nuovo millennio… Non lasciamoci! Continuiamo a fare la pastorale vocazionale delle nostre chiese italiane – secondo il mandato che ci hanno affidato i nostri Vescovi – ma facciamolo insieme! La grande famiglia degli animatori vocazionali va adesso a contagiare l’infinitamente più grande famiglia degli educatori alla fede e degli operatori pastorali di cui essa fa parte… Restando unita!

Nei suoi Centri Diocesani Vocazioni vive un rapporto feriale di comunione e di familiarità immediata. Nei Centri Regionali trova il sostegno degli altri CDV e nelle iniziative nazionali si riconosce, riscopre e rivitalizza per un servizio sempre più convinto ed efficace. Davanti a noi: il primo Forum del CNV e dei responsabili dell’animazione vocazionale degli Istituti di vita consacrata; il 16° Seminario sulla Direzione Spirituale; la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni che ha come tema assai stimolante Vocazioni: luce della vita!; la compagnia della rivista Vocazioni… E ad Ottobre riprenderemo a preparare insieme il Convegno del prossimo Gennaio.

Andiamo davvero nella pace del Signore!