N.02
Marzo/Aprile 2024

Manuel Foderà

La mia vita: un incontro

C’è un bambino, disteso a letto, col lenzuolo in testa, completamente nascosto alla vista. Sta immobile, ma non dorme. All’esterno, la scena rischia di apparire incomprensibile: che necessiti di aiuto? Tuttavia, padre Carlo Maria Laborde, un Cappuccino, non si scompone. Conosce Manuel – questo il nome del piccolo – e sa che ha appena ricevuto l’Eucaristia: durante la Messa, o se qualcuno gli portava la Comunione in ospedale, a motivo delle cure cui doveva sottoporsi, l’istante della Comunione rappresentava per lui un momento speciale. Tutto allora si fermava, “assorbito” in un misterioso dinamismo perché Manuel – con il lenzuolo in testa a nascondergli il volto (se allettato in ospedale), altrimenti disteso su una panca o anche a terra – entrava in dialogo con Gesù: dieci, quindici, anche venti minuti di cuore-a-cuore, di un’Amicizia grande in cui egli non vede il suo Signore, ma lo sperimenta presente e vivo. «Sentiva la sua Voce nel suo cuore».

Manuel Foderà era nato in provincia di Trapani (Sicilia) – a Calatafimi resa celebre dalla Spedizione dei Mille – il 21 giugno 2001: è subito accolto in una famiglia splendida, dove papà Beppe e mamma Enza restano aperti alla vita anche dopo tanti anni di matrimonio e i figli già adolescenti, Francesco e Stefania, accolgono l’ultimo nato come dono e benedizione, come tesoro da custodire e proteggere.

Nella Genesi, alla domanda di Dio: «Dov’è Abele, tuo fratello?», Caino risponde: «Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?». In casa Foderà le cose stanno in altro modo. “Dov’è, tuo fratello?”. “È qui e io ne sono il custode”, ‘rispondono’ Stefania e Francesco. Francesco, poi, vuole esserne il padrino di battesimo: quel giorno è lui a impegnarsi per Manuel, assumendo quel cammino di fede – per crucem ad lucem, dalla morte alla vita, in Cristo – cui il bimbo, nato da poco, ancora non può acconsentire con forze proprie.

In quel momento si pensa solo ad anni di gioia, a crescere insieme… Il percorso di Manuel, tuttavia, d’un tratto si fa breve: e breve – incredibilmente accelerato – diventa anche quello dei suoi cari. Nel 2005, a 4 anni, forti dolori lasciano ben presto poco spazio all’immaginazione: tumore maligno, particolarmente aggressivo. Le possibilità di guarigione sono quasi nulle anche per la medicina del XXI secolo e in Manuel – il cui corpo è in piena crescita – saranno le cellule tumorali a prendere il sopravvento.

Arriva il pianto, l’istinto di ribellione. Manuel vuole una vita normale, i suoi amici ed essere un bambino spensierato. Si descriverà, un giorno, in questi termini: «Il mio viso è ovale, gli occhi sono castani e grandi. Ho una grande bocca sempre sorridente. Sono vivace, simpatico e scherzoso. Sono pieno di fantasia e ricco di iniziative». Perché questo sorriso deve spegnersi? Nel suo personalissimo Getsemani, la risposta non arriva subito. Poi, d’un tratto, si fa una grande pace. Manuel Foderà smette di essere oppositivo, accetta le cure: ora lo abita una grande pace. C’è stato l’incontro con un Amico che si è fatto avanti, gli ha donato la Sua Amicizia, gli spiega le cose nella pazienza dei giorni e gli aiuta anche a esprimere il “sì”: è Gesù e lo condurrà, nel breve volgere in pochi anni, a una consapevolezza teologica altissima del valore redentivo della sofferenza, offerta in unione alla Sua.

Una consacrata – suor Prisca – ricorda come, prima della terapia (saranno 20 ciclo di chemio in 5 anni!), Manuel quattrenne volesse essere condotto in chiesa: «Portami in chiesa perché voglio vedere Gesù». Allora suor Prisca se lo prendeva in braccio e lo portava da Gesù, avvicinandogli la testa al Tabernacolo. Poi recitavano il Rosario. Manuel conosceva anche le Litanie Lauretane: e un bambino di quattro anni che conosce le Litanie Lauretane suor Prisca, decisamente, non lo aveva mai incontrato! 

Grande è per lui la gioia quando a soli 6 anni – il 13 ottobre 2007, nel 90° dell’ultima apparizione a Fatima – può accostarsi per la prima volta alla Comunione (definirà la Comunione quotidiana, cui fa tutto per mantenersi fedele: «bomba di grazia»). Il 15 agosto 2008 riceverà invece la Cresima, alcune settimane dopo un pellegrinaggio a Lourdes dove la preghiera che egli aveva animato concorreva a far recuperare la vista a un bimbo cieco.

Mentre le cure proseguono, Manuel cresce con i suoi ritmi, eppure a ogni istante trapela il segreto di quella Presenza viva che lo inabita e diventa chiaramente percepibile. Il suo padre spirituale don Ignazio coglie in lui Gesù vivo, e Gesù stesso gli dice: «Manuel, il tuo cuore non è tuo, ma è mio e io vivo in te» (cf. Gal 2,20). Così la sua vita è la vita di Gesù, il suo dolore sono le piaghe, la passione di Gesù. Egli lo “porta” e lo “dona” nella sua stessa carne. Ai sacerdoti, a tutti dice: «Ti voglio bene. Prego per te. Porta Gesù ai piccoli, ai sofferenti, ai malati, porta Gesù a chi incontri».

Quando ha 7 anni, racconta in una piccola intervista la scansione della giornata: colazione e «a studiare due orette» (allora era a casa); il gioco e la maestra; il pranzo, la merenda e la cena che ci tiene a sottolineare; anche la TV… Queste cose però non erano “la giornata”: erano gli impegni dentro la giornata. “La giornata”, il suo cuore pulsante e di senso, era Gesù, era Maria: con un rapporto confidenziale e semplice, fatto di parole che gli risuonano nel cuore e gli lasciano una certezza assoluta. Una volta Maria Santissima gli aveva detto: «Gioia mia, questa sera faccio i fuochi per te». A Manuel i botti piacevano…: ma quel giorno in programma non ce n’erano, così la mamma, incredula di quella profezia in cui Maria prometteva i botti al suo bambino, lo aveva mandato a dormire. Niente da fare, è sempre la Madonna ad avere l’ultima parola: alle 22.30 sono proprio i botti a svegliarlo. Altri ancora glieli regalerà Gesù, a sorpresa, per dargli gioia, il giorno di un’ecografia dolorosissima.

Il 21 giugno 2010 è l’ultimo compleanno di Manuel: è l’ultimo e lui sa che sarebbe morto a 9 anni, ma non è preoccupato. Confida: «Gesù mi ha fatto vedere il paradiso ed è un luogo meraviglioso, bello come un convito preparato da Gesù». Sino all’ultimo (chiederà di essere sepolto con la testa appoggiata sulla Bibbia aperta, in corrispondenza di un versetto a lui caro, Ger 17,14), Manuel irradierà la dignità infinita di chi ha già incontrato il Signore della Vita e si appresta a ContemplarLo per sempre. Il suo Rosario era così consumato, da mancare di alcuni grani.

E se una volta Manuel si prostrava a terra o si velava con lenzuolo, per onorare il tempo dell’incontro con Gesù Eucaristia, ora la sua parola risuona fortissima e richiama tutti alla cura di quel rapporto con Gesù che partecipa dei nostri giorni ma è anche il nostro Dio: «È troppo grande Gesù, è Dio, e dev’essere trattato da Dio».

Manuel, fanciullo santo che era nato nel giorno dedicato a san Luigi Gonzaga – un 21 giugno – vede Dio il 20 luglio 2010. A 9 anni. Tutta la sua vita era stata un Incontro. Al Vescovo, un giorno, aveva ricordato: «Vescovo, per favore, puoi dire ai tuoi sacerdoti di abituare tutti ad almeno cinque minuti di silenzio per poter parlare e ascoltare Gesù nel proprio cuore? Pensa all’ultima persona che fa la Comunione, non ha nemmeno il tempo di dire “Ciao” a Gesù!».

 

 

«Ti rendo lode, o Padre,
Signore del cielo e della terra,
perché hai nascosto queste cose
ai sapienti e ai dotti
e le hai rivelate ai piccoli.
Sì, o Padre,
perché così hai deciso
nella tua benevolenza»
(Mt 11,25)

 

 

Manuel Foderà nasce a Calatafimi (Trapani, Sicilia) il 21 giugno 2001: è il più piccolo della famiglia, che lo accoglie con grande amore e lo inserisce in un contesto di fede vissuta. Ancora piccolissimo, è proprio lui in cui il vangelo si dispiega con grande forza e bellezza: Manuel cresce sempre più, durante gli anni della dolorosa malattia (un tumore), in un’amicizia “totale” con Gesù e Maria. «Sognava di vivere fino a 150 anni»: muore il 20 luglio 2010, a 9 anni appena compiuti, dopo una vita di intensissimo bene in cui – in poco – ha toccato le vette di quella Carità che è Dio stesso, incontrato e testimoniato in modo sorprendente. Per conoscerlo: Valerio Bocci, Manuel e il segreto della felicità; Manuel Foderà (a cura di Valerio Bocci), Le mie preghiere, editi entrambi dalle Edizioni Sanpino.