N.06
Novembre/Dicembre 2001

La festa di un santo nella animazione vocazionale

Le Congregazioni religiose dei Padri Rogazionisti e delle Figlie del Divino Zelo, celebrano quest’anno i 150 anni della nascita del loro Fondatore, Annibale Maria Di Francia. In questa circostanza significativa tutta la Famiglia Rogazionista – Padri Rogazionisti, Figlie del Divino Zelo, Associazioni laicali, il Movimento Giovanile Rogazionista – e numerosi fedeli si sono riuniti a Messina, luogo natale di P. Annibale, per rendergli omaggio, manifestargli il loro affetto ed entusiasmo con un’esperienza di fede che ha espresso il desiderio di rendere sempre più attuale l’insegnamento ricevuto dalla sua testimonianza di vita.

Diverse sono state le manifestazioni che hanno ravvivato la figura di Padre Annibale, rendendo presente il Suo spirito in un incontro dove si è cercato di realizzare una sempre maggiore comunione all’interno della nostra Famiglia che intende promuovere un autentico servizio alla Chiesa, rileggendo la propria storia alla luce della fede con gli avvenimenti notevoli della vita del Padre Annibale. È Padre Annibale infatti che ci ha generati nella Chiesa come famiglia e ci fa prendere coscienza del nostro essere membra vive di un’unica realtà, conducendoci tutti all’unico e medesimo Signore: Gesù di Nazareth, il Cristo del Rogate.

Abbiamo voluto promuovere una spiritualità della comunione che ha generato una gioia da condividere per un dono ricevuto che nuovamente viene offerto all’interno della Chiesa. Questa prospettiva di comunione è strettamente legata alla capacità della comunità cristiana di fare spazio a tutti i doni dello Spirito (cfr. 1 Cor 12,12) . “A te, Testimone e Ministro del Rogate si unisce questa eletta Chiesa che è in Messina, nella insistente e fiduciosa implorazione al Padrone della messe, affinché mandi tanti necessari operai nella sua messe”.

Con queste parole Mons. Giovanni Marra, Arcivescovo di Messina, la sera del 31 maggio ha accolto l’arrivo del corpo di Padre Annibale all’ingresso della splendida Basilica-Cattedrale. Una folla straripante di fedeli aveva accompagnato in devoto corteo nella notte l’urna del corpo del Beato, collocata sopra un carro trainato da sei cavalli, dal Tempio della Rogazione Evangelica – Santuario di S. Antonio – al Duomo. Oltre tre chilometri di processione. Canti, preghiere, torce accese, stendardi; bambini, giovani, adulti, anziani, sacerdoti, religiosi e religiose: un tripudio di fede di un popolo orante, ovazioni di gioia e lacrime di commozione: queste le espressioni di fede e di amore dei numerosi pellegrini che hanno reso omaggio all’“Apostolo del Rogate” e “Padre degli orfani e dei poveri” nella sua città natale per celebrare il 150° anniversario della sua nascita. Dall’altare del Duomo, a parlare ad un popolo di Dio in festa, durante la veglia di preghiera seguita immediatamente dopo, era il prof. Mario Agnes, direttore dell’Osservatore Romano. “Questo 31 maggio 2001 – ha egli detto tra l’altro – ci invita ad una riflessione seria e profonda: tutto fa corona ad un santo che a 150 anni dalla nascita ha scosso anime, famiglie e istituzioni. La passione orante e la passione vocazionale diventano in quest’Uomo tutto di Dio e tutto delle anime, un’unica passione”.

L’indomani, 1° giugno, fin dalle prime ore del mattino, si odono i rintocchi festosi delle campane del Duomo che man mano si gremisce di gente. La giornata è splendida, i pellegrini, molti dei quali con cappellini gialli e foulard, giungono puntuali per la solenne concelebrazione eucaristica che sarà presieduta da Sua Eminenza Card. Angelo Sodano, Segretario di Stato di Sua Santità, giunto a Messina per l’occasione. All’omelia, il Cardinale rievoca la figura e l’opera del Beato Annibale, sottolineando l’attualità del suo insegnamento e della sua testimonianza di santità: “Da questa suggestiva celebrazione liturgica vorrei poi raccogliere tre messaggi, connessi alla persona e all’attività del Beato Annibale Maria Di Francia: l’universale chiamata alla santità, la preghiera per le vocazioni, la testimonianza di carità. Anzitutto la chiamata di ogni cristiano alla santità. Mediante il battesimo siamo tutti “vocati”, chiamati ad essere “santi, come Dio è santo” (cfr. Lv 11, 44). Siamo cioè chiamati a riconoscere a Dio il posto che gli compete, e a servirlo fedelmente”.

La giornata del 1° giugno, anniversario della nascita al cielo di Padre Annibale, scelta per celebrare in Messina il 150° della sua nascita in terra, registra altri due momenti significativi: l’incontro della gioventù rogazionista, nel pomeriggio, a Fiumara Guardia, luogo della morte del nostro Beato, e la manifestazione canora, la sera, in piazza Duomo, animata dallo spettacolo del gruppo folk dei Canterini Siciliani e, soprattutto, dal concerto del gruppo internazionale Gen Rosso che con la sua musica ha attirato e interessato un vasto pubblico, in modo particolare il “pianeta” dei giovani.

Le celebrazioni in onore di Padre Annibale, in Messina, si erano aperte nei giorni precedenti con iniziative sportive, culturali e spirituali: domenica 27 maggio ha avuto luogo una gara podistica a premi che ha visto numerosi partecipanti; lunedì 28 maggio si è svolta la festa del premio per tutti i partecipanti al concorso storico, artistico e letterario su Padre Annibale, indetto per tutte le scuole di Messina e provincia; martedì 29 maggio, al Santuario Madonna della Guardia, nella serata, si è svolto un pellegrinaggio orante che ha visto la partecipazione di numerosi fedeli; mercoledì 30 maggio, in mattinata, si è tenuto uno spettacolo in onore di Padre Annibale a cura dell’Istituto scolastico “Can. Annibale Maria Di Francia – Spirito Santo, “delle Figlie del Divino Zelo”, mentre nel tardo pomeriggio, nella Chiesa S. Maria dello Spirito Santo, ha avuto luogo una veglia di preghiera per le vocazioni.

“Incontro, Comunione, Profezia”, questo il tema del meeting, della Famiglia Rogazionista tenutosi nella mattinata di sabato 2 giugno nel teatro dell’Istituto Cristo Re a chiusura delle celebrazioni. I Rogazionisti, le Figlie del Divino Zelo, le Missionarie Rogazioniste, gli ex-allievi, i Laici membri delle Associazioni Rogazioniste, si sono dati appuntamento per un momento più “familiare”, durante il quale hanno voluto riflettere, attraverso la parola, il canto, la musica e la danza, sulla figura del loro comune “Padre” nello Spirito, rileggerne il messaggio e rilanciarne l’attualità della missione. Il tema scelto per il meeting se da un lato è la sintesi dell’esperienza fatta a Messina dalla Famiglia Rogazionista, vuole anche essere il programma del suo cammino futuro. Dall’incontro, infatti, nasce la comunione e dalla comunione nasce la profezia, il dono, cioè, di annunciare con efficacia la parola del “Rogate” e di testimoniarla nella condivisione delle sofferenze delle folle stanche e abbandonate di oggi. Giovanni Paolo II, proclamandolo beato nel 1990, lo ha definito “anticipatore” e “maestro” della moderna pastorale delle vocazioni.

Paolo VI diceva nel fiore del suo pontificato con giovanile entusiasmo: “Il mondo di oggi ha bisogno più di testimoni che di maestri”. Quale profeta dei nostri tempi, aveva intuito con la forza di sempre, che la testimonianza dei santi è autentica evangelizzazione, poiché ognuno di essi è una modalità di ripresentazione del mistero di Cristo. Se questo è forte e verace per ogni annuncio del Vangelo, lo è con più freschezza per il Vangelo della vocazione che risveglia in ogni chiamato la coscienza della sua missione nella Chiesa e nel mondo.

Annibale era ancora adolescente quando una felice intuizione prima, e il suo preciso riscontro nel Vangelo poi, hanno decisamente orientato tutta la sua vita e definito il suo itinerario spirituale. È la scoperta del “Rogate”, il comando sgorgato dallo sguardo compassionevole di Gesù sulle turbe stanche e sfinite come gregge senza pastore: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai alla sua messe” (Mt 9, 37-38; Lc 10, 2). Per Padre Annibale fu poi l’incontro con un giovane mendicante, pochi mesi prima della sua ordinazione sacerdotale, a farlo decidere di impiantare le sue opere nel quartiere più povero della sua città, da dove poi l’opera da Lui iniziata si è sviluppata in varie parti del mondo.

Ancora il Card. Sodano afferma descrivendo i tratti della santità di Padre Annibale: “Occorrono persone che, vivendo intensamente il primato di Dio nella loro esistenza, ne rendano percepibile la presenza. La santità è dono da implorare incessantemente. La santità è la risposta efficace al grido di speranza che si leva dall’umanità contemporanea. Oggi c’è bisogno di sacerdoti santi e di anime consacrate che siano fedeli a Dio e si dedichino con passione apostolica al prossimo. C’è bisogno di giovani che abbiano incontrato personalmente Cristo e ne siano stati affascinati così da essere in grado di coinvolgere i loro coetanei alla causa del Vangelo. Non dobbiamo, infatti, solo “parlare” di Cristo, ma dobbiamo farlo “vedere” con la nostra vita.

A tale fine è più che mai valida l’esortazione di Padre Annibale Maria Di Francia, che ha lasciato scritto: “Procuriamo di santificarci perché tutto il resto è vanità”. “Padre, sento gran desiderio di N. S. Gesù Cristo e la sua divina presenza mi riesce assai amabile. Vorrei fare assai per la sua gloria e salute delle anime. Vorrei farmi gran santo a questo fine”. Così scriveva Padre Annibale al suo direttore spirituale nel 1890, aprendo la sua anima e svelando l’intima e continua tensione per la propria santificazione. 

Padre Annibale aveva un concetto abbastanza preciso della santità. Secondo il suo pensiero, essa non consiste in un “grande apparato di austere penitenze” e in una “larga manifestazione” di opere e fenomeni straordinari, “di portenti e miracoli di prim’ordine”, ma la “vera santità è la perfetta unione della nostra volontà con quella dell’Altissimo”. Egli non è nato santo, ma si è sforzato di capire, giorno per giorno, che cosa volesse dire per Lui interpretare la propria esistenza nel progetto di Dio. Non ha eluso gli interrogativi che travagliano la vita di tutti e ha cercato di rispondere con quanto l’ambiente, la Chiesa del tempo, la cultura, la propria sensibilità e il carattere gli permettevano di fare. “Noi che domandiamo al Signore gli operai per la Santa Chiesa, – spiega Padre Annibale – bisogna che per primi siamo noi stessi non cattivi operai della mistica vigna. Bisogna che attendiamo alla nostra santificazione e alla santificazione e al bene di tutte le anime”.

Il “Rogate” emerge così come il nucleo centrale e l’elemento essenziale che fonda la sua personalità caratterizzandone la profonda spiritualità e un’attività sorprendente. Essere “buon operaio” a misura di Cristo nella messe dei piccoli e dei poveri che il Signore gli fa provvidenzialmente incontrare, diventa l’obiettivo della sua vita che sgorga naturalmente dalla preghiera per le vocazioni e ne è quasi una concreta verifica. Padre Annibale ha “conformato” così la sua vita a Cristo a partire dal “Vangelo del Rogate”; ha fatto propri i sentimenti del Cuore di Gesù dal cui “zelo è scaturito – come egli si esprime – il divino comando”. Dalla continua meditazione di quei versetti, che hanno costituito per lui il varco attraverso cui leggere e comprendere tutto il Vangelo, ha modellato la Sua vita su quella di Cristo, condividendo la sua compassione per le folle abbandonate e penetrando nell’intimità del Cuore misericordioso di Gesù con la contemplazione delle sue più intime sofferenze.

Dal Rogate ricava anzitutto la sua profonda e prioritaria attenzione alla vita spirituale. La sua preghiera, pur esprimendosi attraverso le varie devozioni tipiche della tradizione cristiana e proprie del tempo, nasceva dall’ascolto continuo e prolungato della Parola di Dio e si alimentava alla fonte della Liturgia. “Egli, infatti, pienamente consapevole che Dio non cessa di chiamare ancor oggi al suo servizio, fece della preghiera per le vocazioni la sua speciale missione. Pregava e invitava a pregare, affinché quanti sono chiamati al sacerdozio o alla vita consacrata, accolgano con generosa disponibilità il dono della vocazione che Dio ha deposto nel loro cuore come seme da coltivare.

Sì, la vocazione, è dono divino: non è scegliere, ma essere scelti; è risposta a un amore che precede e accompagna. Anche oggi, la promozione delle vocazioni al ministero ordinato e alla vita consacrata deve diventare solerte impegno di ogni membro della Chiesa. La preghiera deve essere supporto costante ad una paziente opera vocazionale tra i giovani, affinché si sentano attratti a seguire Cristo con cuore indiviso e percepiscano la voce del Padre che li invita ad essere gioiosi apostoli del suo Regno” (Card. Sodano).

Nel completare la descrizione del Suo ideale di perfezione che non implica, come si diceva all’inizio, una sorta di vita straordinaria, Padre Annibale annota: “Siccome un albero buono deve dare necessariamente dei buoni frutti, ne segue che, per quanto semplice e nascosta sia l’eminente santità di un’anima, è inevitabile che a vari tratti, a seconda delle circostanze, e nel lungo perseverare della virtù, non se ne vedano bene spesso i chiarissimi indizi. L’interiore raccoglimento, lo sguardo dell’intelletto fisso sempre in Dio, la volontà sempre ferma nella volontà divina, la rettissima intenzione, la illibatissima purezza, tutta questa sublime santità, chiusa e nascosta nel più interno spirito, ben presto traspare al di fuori”.

La Sua carità nasce dalla preghiera: qui è la sorgente della Sua multiforme attività apostolica. La contemplazione di Gesù diventa per lui la radice e la forza per una dedizione instancabile, per un amore fattivo verso tutti. In particolare verso gli ultimi. Animato da un coraggioso slancio di carità, il beato Annibale Maria ebbe un unico intento, quello di servire Gesù nel prossimo sofferente, con speciale attenzione verso gli orfani, gli emarginati e i poveri. Per Lui preghiera e carità furono due facce della stessa medaglia. Convinto che l’incontro orante con il Cristo doveva tradursi e quasi convalidarsi in una vita spesa all’insegna dell’amore, fece di sé un’offerta totale a Dio e un servizio incessante ai fratelli.

Quante storie di vocazione sono nate e cresciute per l’invaghimento di una figura carismatica che seppur a distanza di secoli, continua ad affascinare… pensiamo ai tanti esempi di santi. È evidente dunque che questi testimoni, come li chiamava Paolo VI, possono essere a pieno titolo, essi stessi i protagonisti dell’animazione vocazionale, quali punti su cui far leva per far emergere quei germi di vocazione che a piene mani Dio semina nel campo della Chiesa. E così, la storia del Padre Annibale, divenuta in Lui spiritualità, ha raggiunto la nostra storia attraverso un carisma divenuto attualità nel mondo, e in questo continuo divenire esprime ancora dentro di sé la forza di una vita che si rinnova a servizio della Chiesa.

In questi giorni di festa abbiamo percepito l’amorevole Sua presenza. Intorno a Lui abbiamo sperimentato la gioia della comunione fraterna. Avvertiamo ora una nuova spinta per vivere e testimoniare il Suo spirito, il Suo carisma. Condividere l’esperienza di quell’incontro ci aiuta a crescere nella comunione con Lui e tra di noi. Una comunione, che si rivela come efficace chiave di lettura per una nuova comprensione del Rogate, che come amava sempre ripetere Padre Annibale, “è la salvezza del mondo e il segreto di tutte le opere buone”.