N.02
Marzo/Aprile 2003

Come può un giovane vivere bene la sua vita

 

 

 

(Il testo è ricavato da registrazione e non è stato rivisto dall’Autore)

 

La nostra assemblea ha accolto la parola di Dio in un modo significativo, cioè passandola di mano in mano, e sarebbe a dire passandola da cuore a cuore, da un animatore vocazionale a un genitore fino a un giovane. È un gesto liturgico, semplice ma di grande significato educativo, sottolineato anche dai passi della prima lettera di Giovanni che hanno espresso bene il contenuto, cioè la parola di vita, che deve stare a cuore ad ogni educatore alla fede per poter essere nativamente animatore vocazionale. Riascoltiamo questi passi dalla prima lettera di Giovanni e accogliamoli personalmente con quel senso di responsabilità a cui siamo stati poc’anzi chiamati dal testo dei nostri Vescovi, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia.

“Ciò che noi abbiamo udito, visto, contemplato, toccato…” questo, carissimi fratelli e sorelle, è il segreto dell’animatore vocazionale per annunziare la vita eterna. Questo, fratelli e sorelle, è il segreto che ci è stato donato, sul quale crediamo. E siamo qui, convenuti per riconfermarci in questo. “Voi, padri, che avete conosciuto…”, cioè voi, papà e mamme che avete amato sopra ogni altra cosa Colui che è fin dal principio. Questo, se è il segreto di ogni animatore, è il segreto dei genitori, per poter annunciare la vocazione all’amore, fondamento e anima, spirito di ogni vocazione personale ad ogni stato di vita, dono di Dio nella Chiesa e a servizio della Chiesa.

“Come può un giovane – ho trovato questa traduzione al Salmo che abbiamo appena pregato – vivere bene la sua vita?” si domandava, appunto, il salmista, quasi parafrasando i nostri odierni interrogativi, interrogativi che ci portiamo nella preghiera, nello scambio, nella riflessione tra di noi, nella nostra ricerca. “Come può un giovane vivere bene la sua vita?”, ovvero: come iniziare i nostri ragazzi, le nostre ragazze, i nostri giovani alla vita come risposta a una vocazione, perché questo significa proprio come aiutare, sostenere un giovane a vivere bene la sua vita. Il salmista ha dato quella risposta che ci è cara: “Custodendo le tue parole” che sono parole di vita. Come può un adolescente, un giovane, una giovane, crescere armonicamente, in sapienza, età e grazia, davanti a Dio e agli uomini? Perché questo è il servizio di una pastorale giovanile autentica, che è appunto pastorale vocazionale, aperta alla dimensione vocazionale. Quindi come può un giovane maturare e discernere la propria vocazione dono di Dio.

Il vangelo, come abbiamo meditato e incontrato costantemente in questo periodo natalizio, ci presenta Maria. In lei vedo raffigurati tutti gli educatori alla fede, in lei ci riuniamo, ci uniamo in questo unico denominatore che ci fa animatori vocazionali. Maria che con Giuseppe pone a Gesù un interrogativo che esprime bene la faticosa partecipazione di un educatore, la nostra partecipazione, alla maturazione alla fede dei nostri giovani. Ecco l’interrogativo che riassume anche i nostri interrogativi – vorrei che fossero interrogativi detti con lo stesso amore, con la stessa fede nel Figlio di Dio che ha Maria – : “Figlio, perché ci hai fatto questo?”, “Perché ci hai fatto così?”. Nello stesso tempo a testimoniare il segreto dell’educatore alla fede, dell’animatore vocazionale, ecco la risposta, una risposta di vita che Maria ci propone: “Sua madre, Maria, serbava tutte queste cose nel suo cuore”. Io credo che quel segreto, degno degli educatori alla fede, degli animatori vocazionali, di noi che siamo a servizio della vocazione, della crescita all’amore dei nostri giovani, alla fin fine io credo che debba essere il motivo di fondo della riflessione, della ricerca di questi giorni. Mentre noi, genitori e sacerdoti, consacrati, consacrate, animatori di gruppi giovanili, ci interroghiamo su come favorire un maggior coordinamento tra pastorale giovanile, pastorale familiare e quella vocazionale – questo è il tema di queste giornate – confermiamoci, sull’esempio di Maria, anzitutto sulla nostra autenticità vocazionale. L’autenticità vocazionale è la testimonianza di Maria, della sua fede. Non indugiamo quindi, genitori, sacerdoti, educatori, animatori di gruppi, perché è una tentazione, forse anche un necessario sfogo, qualche volta… non adagiamoci più di tanto in analisi scontate sulla situazione dei nostri ragazzi, oggi, o in atteggiamenti remissivi o di impotenza di fronte al loro reale esodo dalle nostre comunità, dopo la stagione dell’iniziazione cristiana. Ma più che assumere atteggiamenti remissivi, più che trovarci in un remissivo disagio di fronte ai loro linguaggi, che sentiamo che a volte non sono i nostri linguaggi, è il momento giusto, e ci aiuteranno queste giornate, per rimboccarci le maniche con gioia e fiducia nel Signore.

Io mi chiedo sempre: ma non sono prima di tutto tuoi figli questi ragazzi, questi adolescenti, queste ragazze, questi giovani? Mentre ci rimbocchiamo le maniche con fiducia nel Signore, cominciamo anzitutto a pregare incessantemente, soprattutto quando emerge qualche difficoltà, per ognuno dei ragazzi che Dio ci affida. Non abbiate paura di stare in pensiero con tutte le attenzioni e le delicatezze possibili. Testimoniando silenziosamente, sulla fatica della preghiera silenziosa, dal cuore, con una testimonianza senza ostentazione alcuna della nostra esperienza di Gesù Cristo, di fedeltà e purezza quotidiana al suo Vangelo, camminando e predicando con tanto amore ed infinita pazienza. Io prego sempre per loro. Ma non hanno fatto così forse anche i tanti educatori che Dio ha messo sul nostro cammino vocazionale per trovarlo, quelle tante persone che Dio mette sul nostro cammino anche oggi? Allora, sono certo che la preghiera, che vivremo insieme in queste giornate di grazia – perché i Convegni del Centro Nazionale Vocazioni sono stati e sono sempre un momento forte, di preghiera comunitaria e personale – e la riflessione che ci porterà ad interrogarci su come comunicare a famiglie e giovani il Vangelo della vocazione in un mondo che cambia, e soprattutto – perché questo è l’interrogativo che ci sta a cuore – perché e come lavorare insieme,… tutto questo ci ricondurrà nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità cristiane, testimoni gioiosi e autentici della nostra vocazione. Dico testimoni gioiosi perché ieri sera, ascoltando un giovane del Chapas, a conclusione di una marciaveglia di preghiera per la pace, nella mia cattedrale, mi colpiva che questo giovane, forse per l’impressione che ha avuto venendo in Italia, ci invitasse a creare primavera di pace anzitutto imparando a relazionarci con il sorriso. Credo che dobbiamo ritornare a sorridere, ma con quei sentimenti profondi di amore e di fede che già la parola di Dio ci ha affidato… è allora in questo spirito che ritorneremo – e questo è il servizio più grande – testimoni gioiosi e autentici della nostra vocazione nelle nostre Chiese locali, nelle nostre comunità parrocchiali, in quelle realtà dove ciascuno vive e opera.

Un grazie sin d’ora ai responsabili del CNV, ai relatori come da programma che ci sostengono in questo servizio di ricerca e di riflessione: è un grazie reciproco, per quello scambio fraterno che è sicuramente dono dello Spirito, e che avremo l’uno con l’altro.