N.01
Gennaio/Febbraio 2004

La vita consacrata per una parrocchia che diviene grembo di tutte le vocazioni

Quando nella vita nasce qualcosa di nuovo o di diverso, viene spontanea la curiosità di andare a ritroso per cogliere la scintilla o il germe del suo inizio. Nel “filo rosso” che collega i vari avvenimenti con i segni di Dio nella tua storia personale e comunitaria. Non sono state le riunioni a tavolino a dare avvio a questa esperienza, tanto meno obiettivi ben definiti nella mente di qualcuno. Delle semplici intuizioni hanno trovato la loro collocazione dentro il vissuto di una comunità già viva ed operante nel territorio della cintura di Torino. Un terreno già preparato ed aperto all’accoglienza dal lavoro costante e silenzioso di alcune nostre consorelle che, nella vicina Vinovo, da anni operano all’interno della Parrocchia. Carino è una frazione di Vinovo, “il dormitorio” di chi lavora a Torino. Lo stesso parroco anima le due comunità che si estendono per un raggio molto vasto con situazioni locali molto diversificate. 

Tutto ha avuto inizio da un ritiro agli “over 20” (così sono chiamati i giovani dai 20 anni in su). Invito accolto per riconoscenza ad una suora con la quale avevamo condiviso anni di campeggi e di ritiri nel Pinerolese. Una giornata all’insegna della riflessione e della preghiera, poi l’incontro con il parroco, la sua richiesta di proseguire gli incontri per le tre sere dell’avvio dell’anno pastorale, i ritiri mensili nella stessa parrocchia per due anni, la bella accoglienza e soprattutto una buona risposta da parte dei giovani. Alla fine ci troviamo coinvolte dentro un giro di esperienze e di incontri che nella vita non avremmo mai pensato di fare.

Un bel giorno l’inaugurazione dell’oratorio nuovo, un parroco accompagna alcuni giovani e noi suore a vedere un appartamento sopra il salone. “Qui – dice – starebbe bene una comunità religiosa, ma purtroppo la vostra Madre non ha le suore da mandare”. Immediatamente un animatore esce con questa espressione: “Ma non è ora che anche noi laici ci diamo da fare in qualcosa di più continuativo? Non saprei bene cosa… ma potremmo costruirlo insieme e una suora potrebbe bastare: perché non costituiamo una piccola comunità?”.

La frase storica è lanciata, un parroco la coglie, ne fa tesoro, la riprende in sede privata prima con i giovani poi con noi, ne parliamo con la Madre generale e, ottenuto il “placet” finalmente ci mettiamo a tavolino e, nell’estate 2002, elaboriamo un piccolo progetto. Alla tavola rotonda ci ritroviamo in 8: tre giovani, un ragazzo e due ragazze, rispettivamente di 27-28-35 anni; due suore; il parroco; una giovane coppia di sposi. Più vocazioni sono rappresentate e danno la loro adesione per vivere insieme la nuova esperienza.

Scegliamo insieme la Parola di Dio: Fil 2,1-6 che farà da supporto alla nostra preghiera, alla vita della comunità nascente e formuliamo gli obiettivi con lo sguardo fisso a questa Parola “conformità a Cristo”. Una frase forte e impegnativa che vorremmo, almeno nel desiderio, che non ci coinvolgesse solo a parole.

Segni irrinunciabili: la comunione tra noi, l’accoglienza, l’essenzialità di vita, l’ascolto, la missionarietà come servizio e testimonianza. In concreto come articoliamo i momenti in cui ci troviamo insieme? Tutto si sta costruendo, incontro dopo incontro, nella realtà della vita parrocchiale. Ci incontriamo dal venerdì sera alla domenica e, proprio perché gli incontri sono dilazionati nel tempo, perché ciascuno mantiene il suo lavoro settimanale, comprese noi religiose, il termine “comunità” risulta improprio, ma l’etichetta non è la cosa essenziale. Dedichiamo tutta la mattinata del sabato alla lectio, seguita dal silenzio, dalla preghiera personale, dalla condivisione. Dopo il pranzo ci organizziamo per accogliere chi desidera un confronto: giovani e adulti possono trovare il parroco, le suore, i giovani della comunità, disponibili per il dialogo e l’accompagnamento spirituale. Dalla celebrazione eucaristica prefestiva del sabato fino alla domenica a pranzo, si svolge il ritiro spirituale: una volta al mese per i giovani, una volta per gli adulti, una volta per le giovani coppie. Al di là delle attività tipiche della vita parrocchiale, l’esperienza bella che facciamo è quella del discernimento nella preghiera. È qui che sperimentiamo davvero “che è l’unico e identico Spirito il principio dinamico della varietà e dell’unità nella e della Chiesa”, come sottolinea la Christifideles laici. È qui che tocchiamo con mano veramente come “a ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo (Ef 4) e a ciascuno di noi è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune (1Cor)”. Il seme è buttato. Dopo un anno esatto in cui la mano di Dio lo ha seminato, sta mettendo timidamente i suoi germogli che cogliamo nelle cose più semplici e ordinarie, insieme alle normali difficoltà che nascono quando, da persone limitate come siamo, cerchiamo di decifrare i piani di Dio. Non sappiamo bene dove Lui ci condurrà, ma è di tutti lo sforzo per creare, nel rispetto reciproco delle diversità carismatiche, un gruppo di persone “animate dallo spirito di unità” (LG 41) e “una famiglia fraterna ed accogliente” (LG 42).

Temi