N.02
Marzo/Aprile 2004

La pastorale vocazionale nel cammino della Chiesa italiana

“The Sailor cannot see the North, but knows the Needle can”. “Il marinaio non riesce a vedere il Nord, ma sa che l’ago della bussola può farlo”.

Vorrei partire da questi versi della poetessa americana Emily Dickinson per esprimere il senso che desidero dare a questo mio intervento. Non è questa una relazione conclusiva del Convegno, giacché le conclusioni sono affidate al termine di questa mattinata al nostro Presidente, Mons. Italo Castellani. Più che concludere, vorrei proiettare il Convegno sul nuovo anno che si apre dinanzi a noi.

Da tempo avvertiamo il bisogno non solo di fare memoria del cammino fatto, ma anche di intravedere, pur se solo a grandi linee, il cammino che ci attende. Questa necessità cresce, quanto più percepiamo il pericolo che da alcuni il CNV sia considerato una specie di grande “agenzia di servizi”, alla quale ci si rivolge solo in caso di necessità.

– Si vuole riflettere su un tema vocazionale, che sta a cuore oggi alla nostra Diocesi o al nostro Istituto? Si decide di partecipare la Convegno nazionale di gennaio del CNV;

– ci si vuole perfezionare nell’arte dell’accompagnamento vocazionale? Ci si iscrive al Seminario sulla Direzione Spirituale, organizzato dal CNV;

– si desidera animare in modo capillare in Diocesi la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni! Si richiedono i Sussidi preparati dal CNV;

– si vuole approfondire un problema vocazionale? Si fa ricorso alla Rivista VOCAZIONI del CNV, magari anche abbonandosi;

– si ha intenzione di offrire una maggiore spinta alla pastorale vocazionale unitaria in Diocesi? Si partecipa, insieme ai membri del CDV, al Forum organizzato dal CNV e dai rappresentanti della Vita Consacrata…

Mi chiedo: tutto qui? Mi rifiuto di pensare che compito del CNV sia quello di organizzare un autobus di gran turismo e offrire la possibilità, a chiunque lo desideri, di salire a bordo alla stazione da lui scelta e scendere alla fermata di suo gradimento. In questo modo abbiamo sì, un autobus sempre affollato in giro per l’Italia, ma con gente che condivide solo per un breve tratto il cammino. A loro non interessa sapere dove va l’autobus, si preoccupano solo di poter raggiungere la meta che si sono prefissati. È proprio questo e solo questo ciò che il CNV può offrire e che noi possiamo chiedergli? O c’è dell’altro? E se c’è, che cos’è?

Io ho un sogno: mi piacerebbe pensare che chiunque partecipi alle iniziative promosse dal CNV, non desideri solo usufruire di queste opportunità, ma attraverso di esse, voglia soprattutto condividere un progetto comune e offrire la propria disponibilità per contribuire a realizzarlo. Non abbiamo solo alcuni momenti da condividere insieme, abbiamo un progetto da costruire insieme: far sì che la dimensione vocazionale animi tutta la pastorale ordinaria di una Chiesa locale; individuare modalità, linguaggi e itinerari pedagogici, seriamente pensati e concretamente attuabili; far in modo che l’annuncio e la proposta vocazionale al Ministero ordinato e alla Vita consacrata non solo risuoni con maggiore forza e costanza nella Chiesa, ma riesca anche a farsi largo nella mente e nel cuore dei ragazzi, adolescenti e giovani delle nostre città, e li accompagni in una risposta generosa!

Il nostro Presidente, Mons. Italo Castellani, nell’omelia durante la preghiera di inizio del Convegno, ci diceva che “questo convenire è un auspicio del desiderio e della volontà di camminare insieme”. E don Luca, il nostro Direttore, nella sua introduzione ci ricordava che questo Convegno è solo una tappa di un cammino di riflessione che il CNV vuole dedicare al tema della Parrocchia, che è iniziato con il Forum della Vita consacrata, ad ottobre u.s., proseguirà con il Seminario sulla Direzione Spirituale, ad aprile, ed avrà il suo apice nella celebrazione della Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, il prossimo 2 maggio.

 

Cosa fare perché il sogno diventi realtà?

Oggi non è sufficiente avere un progetto organico e ben articolato, è indispensabile che lo si faccia conoscere se si vuole il coinvolgimento di tutti nella sua attuazione. Non sempre siamo attenti a questo particolare di non secondaria importanza. A dir la verità non è solo un nostro atteggiamento. Mons. Mogavero nella sua preziosa relazione, con la quale ci ha aiutato a contestualizzare la riflessione dei Vescovi italiani sulla parrocchia all’interno del progetto della CEI per questi anni, ci ha anche confidato che tale progetto non sembra essere da tutti conosciuto: “Negli ultimi tre anni (e più precisamente a partire dalla seconda metà del 1999), si è andato elaborando un itinerario per tappe all’interno della Conferenza Episcopale, che a qualcuno può essere sfuggito, ma che ha una sua logica coerente e che soprattutto conferisce organicità graduale e progressiva alla riflessione teologico-pastorale dei Vescovi italiani e alle scelte conseguenti per il decennio”.

Per condividere un progetto, ma ancor più per realizzarlo, è indispensabile conoscerlo ! E non vi può essere una conoscenza approfondita senza una adeguata comunicazione. Le grandi aziende hanno compreso che il loro sviluppo dipende in grande misura dalla comunicazione, intesa in una duplice direzione: non solo dall’azienda all’esterno, al pubblico, ma, e questa è la novità, anche all’interno della stessa azienda Questo perché tutti coloro che in diversi modi sono chiamati a contribuire al suo sviluppo, conoscano bene il progetto nella sua globalità, dove e in che misura va ad inserirsi il loro personale contributo e quanto sia prezioso per la crescita comune l’apporto di ciascuno.

Lungi da noi il voler trasformare il CNV in una grande azienda efficiente. Non è questo il senso del mio intervento, ma anche da queste realtà abbiamo tutti qualcosa da imparare. Mi vado sempre più convincendo che la pastorale vocazionale non può preoccuparsi unicamente di perfezionare la comunicazione con i suoi destinatari privilegiati, ma è necessario che si migliori e intensifichi la comunicazione anche all’interno dei soggetti della pastorale vocazionale: CNV, CRV, CDV, animatori e animatrici vocazionali dei diversi Istituti.

A che serve la comunicazione? La comunicazione, quella “interna”, aiuta tutti noi a comprendere che le diverse iniziative proposte dal CNV non sono poste lì a caso, ma come tessere di un luminoso mosaico, rispondono ad un preciso disegno, che da loro senso e valore. Chi non riesce a collocare la singola iniziativa dentro questo orizzonte più ampio della pastorale vocazionale e si limita a focalizzare l’attenzione solo su un’unica proposta, assomiglia ad una persona che, affascinato e abbagliato dalle piccole tessere che un artista sta adoperando per costruire un mosaico, ne prenda una e la osservi attentamente, girandola e rigirandola a lungo tra le sue mani. Dopo non molto tempo, la abbandonerebbe non trovandoci poi nulla di così straordinario in quella piccola tessera.

La comunicazione contribuisce a snidare i partecipanti alle diverse iniziative da quel non raro atteggiamento di spettatori passivi, dentro cui a volte ci si rifugia, o, nel migliore dei casi, di critici fruitori, per far loro riscoprire l’affascinante avventura di essere protagonisti. Don Luca nel suo intervento ha ribadito che “veri protagonisti di questo nostro annuale convenire siete voi: CRV, CDV e animatori e animatrici vocazionali”. La comunicazione permette, inoltre, di comprendere non solo il senso e il perché dei contenuti scelti per le diverse iniziative e del legame esistente tra di loro, ma anche di scoprire perché si è scelto di realizzare determinate iniziative attraverso queste modalità e non altre. In parole povere, dinanzi all’insieme delle iniziative proposte dal CNV non dobbiamo essere come dei turisti che nei musei si limitano a dare una rapida occhiata ad un grande arazzo, ma è indispensabile che con pazienza andiamo a vedere anche che cosa c’è dietro: l’ordito e la trama, l’intrecciarsi, cioè, dei fili colorati di cotone che si incrociano tra loro con straordinaria sapienza. È lì il segreto del capolavoro; è lì che emerge l’abilità di chi l’ha fabbricato.

MacLuan ci ricorda che “il mezzo è il messaggio”. Possiamo comprendere questa affermazione se pensiamo, per esempio, al telefonino che non è semplicemente un mezzo di comunicazione, ma sta instaurando un modo nuovo di vivere e una nuova cultura della comunicazione. Vorrei che riuscissimo a cogliere il perché, tra le tante modalità possibili, il CNV nel presentare le sue iniziative ne sceglie alcune e non altre. Queste scelte sono motivate unicamente dal pensiero di essere più efficaci o si è anche convinti che non solo i contenuti ma anche le stesse modalità, con cui sono state pensate e realizzate, sono importanti perché veicolano indicazioni precise sul come far pastorale vocazionale e quali obiettivi raggiungere?

Se questo appuntamento annuale di gennaio da Convegno di studio si è trasformato in Convegno più attento all’attuazione pastorale e pedagogica dei contenuti proposti, un perché c’è! Se il Seminario sulla Direzione Spirituale da stabile è diventato itinerante, un motivo ci deve pur essere! Se i Sussidi per la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni anziché essere compilati dagli “specialisti” sono ora affidati ai CRV che, coadiuvati dai CDV della loro Regione, si preoccupano della loro stesura, una ragione ci deve essere!

Rimando a quanto ebbi a dire a questo proposito nella conclusione del Seminario sulla Direzione Spirituale dello scorso anno, che potrete ritrovare nel numero 3 della Rivista VOCAZIONI del 2003.

 

La pastorale vocazionale nel cammino della Chiesa italiana

Vorrei ora spendere qualche parola per illustrare come il CNV cerca di comprendersi nel cammino della Chiesa italiana. Non c’è, infatti, solo un filo d’oro che lega tra loro le diverse iniziative proposte dal CNV, ma c’è, soprattutto, un orizzonte più ampio, dentro cui esse si inseriscono: gli Orientamenti Pastorali per il prossimo decennio della Chiesa italiana. Il riferimento al documento Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, e agli obiettivi che esso indica, per il CNV non è un optional!

Il CNV, infatti, è un organismo della CEI; questa sua identità non gli assicura solo uno statuto giuridico, ma gli offre soprattutto le coordinate pastorali per la sua azione. Questo comporta che il CNV, come tutti gli Uffici della CEI, non abbia dei propri progetti da realizzare e dei propri obiettivi da raggiungere. La sua azione, al contrario, acquista senso e valore dentro il contesto più ampio del cammino della Chiesa italiana, e la sua efficacia dipende in grande misura dalla sua capacità di accogliere tali Orientamenti Pastorali e, in questo cammino comune, offrire il proprio specifico e prezioso contributo per il raggiungimento delle mete individuate.

La fedeltà a questo criterio più che essere considerata una “camicia di forza” che restringe o addirittura soffoca la vita del CNV, gli assicura, invece, il raggiungimento di quell’obiettivo che gli sta particolarmente a cuore: non situare la pastorale vocazionale al di fuori o su cammini paralleli rispetto alla pastorale ordinaria, ma al di dentro di questa, per animarla tutta vocazionalmente. Così si esprime, infatti, il Piano Pastorale delle Vocazioni in Italia: “La pastorale vocazionale non è qualcosa in più da fare, ma l’anima stessa di tutta l’azione pastorale di una comunità cristiana” (n. 26).

Questo naturalmente non vale solo per il CNV, ma fatte le debite proporzioni, va accolto come metodo di lavoro anche dai CRV e soprattutto dai CDV. Questi ultimi non possono assolutamente prescindere nella loro azione dal riferirsi continuamente al progetto pastorale della Chiesa locale, contribuendo con la loro azione ad arricchire vocazionalmente il cammino diocesano. In alcuni dei vostri interventi, dopo la relazione di Mons. Mogavero, è stata ribadita la necessità di riscoprire e rilanciare la “spiritualità diocesana”. La pastorale vocazionale da sempre si è voluta muovere in questa direzione: essere dentro il progetto e il cammino della Chiesa locale per animarla vocazionalmente. Anche S.E. il Card. Camillo Ruini nella sua omelia, facendo riferimento alla “pastorale integrata”, proposta dall’Assemblea dei Vescovi per rilanciare la Parrocchia, ci ha ricordato che l’agire in modo integrato per la pastorale vocazionale non è una novità, giacché “da sempre siete abituati a lavorare in comunione, valorizzando le ricchezze e le specificità di ognuno”.

Sappiamo molto bene che la tentazione sempre ricorrente è quella di preoccuparsi più delle proprie iniziative, con le quali gridiamo ai quattro venti che ci siamo anche noi e che anche il CDV in diocesi fa qualcosa, piuttosto che di lavorare insieme, come maestri d’orchestra, che con il loro personale contributo realizzano la meravigliosa “sinfonia della comunione”. Sia ben chiaro: il riferimento al cammino della Chiesa italiana non inizia oggi; è sempre stato per il CNV una costante nella sua vita. Basterebbe solo pensare agli slogans che il CNV ha proposto per le GMPV del decennio scorso per vedervi un chiaro e costante riferimento agli Orientamenti della CEI per gli anni ‘90: Evangelizzazione e testimonianza della carità.

Per questo io non invento nulla; o, meglio, vorrei insieme con voi “inventare”, nel senso etimologico del termine, mettere in luce quanto c’è già, ma che a volte rischia di essere lasciato come in penombra, direzionando i nostri potenti fari luminosi su altre realtà, non sempre così importanti, anche se a nostro modo di vedere, molto più urgenti. Ci lasciamo guidare, così, più dalle emergenze, che da un progetto vero e proprio. Il riferimento agli Orientamenti Pastorali per questo primo decennio del Duemila, che ci sono stati consegnati nel 2001 e che nel 2002 sono stati oggetto di attento studio e approfondimento da parte del CNV, è emerso con chiarezza nel tema scelto per il Convegno nazionale dello scorso anno: “Favorire un maggiore coordinamento tra pastorale giovanile, pastorale familiare e pastorale vocazionale. Come?”. Questa espressione del n. 51 del documento Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, non poteva non interpellarci e non vederci coinvolti in un tentativo di collaborazione e sinergia con la pastorale giovanile e la pastorale familiare. E dobbiamo dire che, a partire dal Convegno dello scorso anno, non solo nelle diocesi si sono intensificate le collaborazioni tra la pastorale giovanile, quella familiare e quella vocazionale, ma anche a livello nazionale abbiamo registrato decisi segnali in questa direzione. Il 19 dicembre u.s. la Direzione del CNV si è ritrovata con l’Ufficio Famiglia della CEI e con i responsabili del Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile, non solo per “organizzare” un convegno destinato ai responsabili diocesani dei tre Uffici, ma anche per “pensarlo” insieme.

Va da sé che a questo appuntamento che si svolgerà a Marina di Grosseto dal 19 al 23 giugno prossimo, noi vogliamo esserci! Don Luca nei prossimi giorni invierà una lettera a tutti i direttori dei CDV, perché prevedano di partecipare direttamente o delegando un loro rappresentante. A questa prima comunicazione seguirà un’altra quando si avrà il programma definitivo e la scheda di iscrizione. Non vogliamo perdere questa preziosa opportunità per intensificare, come ci eravamo proposti nel Convegno dello scorso gennaio, la collaborazione con la pastorale familiare e la pastorale giovanile. Smettiamola di piangerci addosso! Rimbocchiamoci le maniche e lavoriamo! “Un maggiore coordinamento tra pastorale giovanile, pastorale familiare e pastorale vocazionale” non è più solo un sogno o un semplice auspicio, sta diventando una realtà e può divenirlo sempre più, se ci impegniamo tutti in questa direzione.

Anche l’Ufficio della CEI per l’Educazione Cattolica, la Scuola e l’Università, ha invitato il CNV a partecipare dal 12 al 14 febbraio prossimo ad un suo Convegno per studiare possibili strategie comuni ed eventuali sinergie. Anche questo è frutto dell’incontro avuto dal CNV con alcuni Uffici della CEI due anni fa. È questa la strada su cui non solo il CNV, ma anche il CRV e il CDV dovranno camminare.

 

Un progetto triennale

Detto questo, non credo che qualcuno si sia meravigliato della scelta del tema proposto per quest’anno: “Il volto vocazionale della parrocchia. Come?”. L’aver deciso di puntare la nostra attenzione quest’anno sulla parrocchia, è il risultato dell’adesione del CNV alle indicazioni pastorali della CEI che, negli Orientamenti Pastorali al n. 47 così si esprimono: “Ci sembra fondamentale ribadire che la comunità cristiana potrà essere una comunità di servi del Signore soltanto se custodirà la centralità della domenica, “giorno fatto dal Signore” (Sal 118,24), “Pasqua settimanale”, con al centro la celebrazione dell’Eucaristia, e se custodirà nel contempo la parrocchia quale luogo – anche fisico – a cui la comunità stessa fa costante riferimento”.

La scelta di porre a tema di questo nostro Convegno la parrocchia ci ha permesso non solo di essere in piena sintonia con le indicazioni dei Vescovi italiani, ma anche di valorizzare nella nostra riflessione sia l’approfondimento del tema, fatto nell’Assemblea straordinaria della CEI ad Assisi nel novembre scorso e che si prolungherà in quella ordinaria del prossimo maggio, sia la ricchezza di indicazioni e proposte offerte in contesti diversi dal nostro.

Ma, come credo abbiate già avuto modo di notare, la riflessione fatta in questi giorni da noi sulla parrocchia, ci accompagnerà per tutto l’anno, anche grazie allo slogan scelto dal CNV per animare in Italia la 41a GMPV e ai Sussidi che approfondiscono e veicolano questo tema. Per non parlare di quanto si realizzerà nelle diocesi negli incontri per il Clero o la Vita consacrata, o nelle parrocchie. Come vedete abbiamo tutto da guadagnare dal camminare insieme!

Un’attenzione dovremmo comunque sempre avere: quella di non fare delle considerazioni generiche, perdendo di vista la dimensione vocazionale, ma di far sì che in tutti gli ambienti in cui si riflette su questo tema essa non sia mai data per scontata o, peggio, volutamente dimenticata. La scelta di legare insieme il tema del Convegno con lo slogan per la GMPV mira non solo a prolungare la riflessione durante tutto l’anno, ma anche a non dimenticare che oggi è indispensabile, come ci ha ricordato il Papa nell’Esortazione post sinodale La Chiesa in Europa, citando Nuove Vocazioni per una Nuova Europa, “riportare la pastorale vocazionale negli ambienti in cui la gente vive, nelle nostre comunità parrocchiali”.

Anche un seminarista di Partinico (diocesi di Monreale) nell’incontro avuto dalla direzione del CNV con i 120 seminaristi presenti al Convegno, ci ha detto che secondo lui c’è un gap, un divario che chiede di essere colmato: il passaggio dal livello nazionale a quello parrocchiale. Non vogliamo limitarci a riflettere e a parlare della parrocchia. Vogliamo soprattutto accompagnare la vita delle parrocchie perché riscoprano sempre più il loro volto vocazionale! Vorremmo che lo stretto legame, che unisce il Convegno con lo slogan della GMPV, contribuisca a dare maggiore concretezza al nostro desiderio, più volte espresso negli ultimi Convegni nazionali, di individuare scelte pastorali e indicazioni pedagogiche, capaci di accompagnarci, a partire da questo appuntamento di inizio d’anno, nella pastorale ordinaria durante tutto l’anno.

Se questo è il tema scelto per quest’anno cosa si prevede per i prossimi due anni? Innanzitutto di continuare a tenere legati il Convegno e lo slogan con i Sussidi che l’accompagnano. Per quanto riguarda la scelta del tema, nella fedeltà agli Orientamenti Pastorali per questo decennio, non si potrà prescindere da due avvenimenti che vedranno impegnata tutta la Chiesa italiana nei prossimi due anni, e alla cui realizzazione vogliamo contribuire offrendo il nostro specifico contributo vocazionale:

– nel 2005 dal 21 al 29 maggio si svolgerà a Bari il Congresso Eucaristico Nazionale che ha come tema “Senza la domenica non possiamo vivere”;

– nell’ottobre del 2006 il Convegno Ecclesiale Nazionale che si svolgerà a Verona, il cui tema è ‘Testimoni di Gesù Cristo, speranza del mondo”.

Come potete notare si delinea con questo cammino triennale iniziato quest’anno quanto Mons. Castellani nella preghiera iniziale individuava essere la caratteristica di questa “quarta epoca”: mettere a fuoco il tema della parrocchia (2004) “casa e scuola di comunione” (2005) e missionaria (2006).

 

Conclusione

Mi avvio alla conclusione, ricordando che lo sviluppo e l’efficacia della pastorale vocazionale in Italia dipendono da tutti e da ciascuno, nessuno escluso; e che, soprattutto, sono il frutto della realizzazione di un progetto comune.

Il grande progetto che ci sta a cuore è quello di affrontare, in sintonia con il cammino della CEI, i grandi nodi pastorali, ma soprattutto di cimentarci nel dare una risposta a quel “Come?”, che da anni lega tra loro i nostri diversi appuntamenti e scandisce il cammino del CNV.

Mi chiedo: siamo stati aiutati in questi giorni a rispondere alla domanda iniziale: “Come dare un volto vocazionale alla Parrocchia in questo mondo che cambia?”. Certamente ci è stato offerto molto: orizzonti, indicazioni, riflessioni, esperienze, testimonianze. .. Ma il Convegno non si chiude questa mattina Infatti, tornando in diocesi siamo chiamati a continuare questo “esercizio pastorale”. “Inventare” modalità che ci aiutino nella realizzazione di questo obiettivo. E perché non pensare di inviare al CNV il racconto delle esperienze significative vissute in questo senso, che si potranno realizzare quest’anno, perché gli sforzi dei singoli tornino a vantaggio di tutti? La vostra esperienza potrà essere pubblicata sulla nostra rivista VOCAZIONI ed essere oggetto di attento studio nel Consiglio e nella Direzione del CNV, perché da esperienze particolari, nate in determinati contesti, si possano ricavare indicazioni utili per tutti.

In questi giorni non cibi precotti ci sono stati offerti che, surgelati per il tempo del viaggio di ritorno, potremmo poi scongelare e offrire alle nostre Chiese locali, ma indicazioni e suggerimenti che esigono, per essere realizzati nei nostri luoghi di vita, l’esercizio della nostra fantasia creativa e la costruzione di veri e propri laboratori di comunione. Ritorniamo a casa non con la tacita rassegnazione di chi si vede quasi costretto a ritornare su strade, tante volte calpestate, ma con la gioia e l’entusiasmo di chi ha intravisto vie nuove e possibilità inedite.

Ho iniziato citando le parole di una poetessa e ora, nel concludere, vorrei far mie quelle di un altro poeta, lo spagnolo A. Machado:

“La via si fa con l’andare. 

Con l’andare si fa la via.

E nel voltare indietro la vista si vede il sentiero che mai si tornerà a calcare. 

Viandante, non c’è via, ma scie sul mare”. 

Buona… navigazione!