N.05
Settembre/Ottobre 2004
Studi /

Il contributo alla pastorale vocazionale dai Congressi Continentali europeo e americano

L’organizzazione di tre Congressi Continentali sulla pastorale vocazionale nella Chiesa in questi continenti – America Latina (Itaici, Brasile 1994), Europa (Roma 1997) e America del Nord (Montreal, 2002) – ha mostrato che mentre un programma vocazionale ha sempre punti validi da concretizzare in ogni posto del mondo, allo stesso tempo ogni luogo dove si svolge questo programma deve studiare la terra e le comunità cristiane per preparare bene l’ambiente dove cadrà il seme delle vocazioni al ministero sacerdotale, alla vita consacrata ed alla vita consacrata nel mondo. L’iniziativa di organizzare questi Congressi Continentali è stata presa dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica attraverso la Pontificia Opera per le Vocazioni Sacerdotali.

 

 

La sollecitudine della Chiesa per la pastorale per le vocazioni al sacerdozio ed alla vita consacrata

La Chiesa Cattolica aveva già stabilito da tempo il suo organo, la Pontificia Opera per le Vocazioni Sacerdotali[1] per promuovere le vocazioni sacerdotali nelle comunità cristiane in tutto il mondo. Con il Motu Proprio Cum nobis[2] Pio XII istituì la Pontificia Opera Primaria a cui seguirono gli Statuti[3] e le Norme Esecutive[4] emanati dalla Sacra Congregazione dei Seminari. L’Opera fu modellata sullo schema delle pie unioni primarie del Codice[5], retta da norme di diritto comune[6]; a capo fu nominato un Presidente e un Vice Presidente, cioè il Cardinale Prefetto e il Segretario del Dicastero[7].

Le fu assegnata la finalità di promuovere le vocazioni sacerdotali in tutta la Chiesa e come opera primaria ebbe la facoltà di aggregarsi persone fisiche ed enti di ogni titolo. La P.O.V.S. doveva curare: l’istituzione e l’incremento, nelle Chiese locali, delle opere specifiche per promuovere le vocazioni; istituire la preghiera per le vocazioni, l’azione (p.e. il sostegno dei seminari). Produrre pubblicazioni. Convocare congressi.

 

Sia nell’abbondanza di vocazioni

Il Primo Congresso Internazionale fu istituito prima del Concilio Vaticano II e vennero svolti più Congressi internazionali dopo il Concilio. Perché un Congresso Internazionale per le vocazioni nel 1961? Prima di tutto erano i ripetuti accorati appelli che il Santo Padre (Giovanni XXIII, oggi Beato) ha rivolto al mondo cattolico sul fondamentale argomento della continuità del clero. Poi il vivo interessamento e le provvide iniziative in favore delle Vocazioni ecclesiastiche, che la Sacra Congregazione vedeva crescere sempre di più in ogni parte del mondo. C’era poi la prossimità di uno straordinario evento della Chiesa Cattolica: il Concilio Ecumenico Vaticano II[8].

Nella sua Allocuzione, antecedente il Primo Congresso Internazionale, Giovanni XXIII pregava: “Dona Ecclesiae tuae, Domine, sacerdotes sanctos; dona sacerdotes sapientiae plenos atque actuosos”[9]. Ancora la crisi numerica delle vocazioni non si era manifestata, ma era questa la preghiera che doveva salire da tutta la Chiesa al Padre e che doveva accompagnare tutta la sua attività con l’obiettivo di aumentare il numero delle vocazioni per sostenere la missione della Chiesa nel periodo del dopo-Concilio.

Con il Concilio Vaticano II (1963-1965), la Chiesa ha iniziato il suo rinnovamento per prepararsi al terzo millennio. Riguardo al rinnovamento della pastorale vocazionale per il ministero sacerdotale, per la vita consacrata nonché per la vita consacrata nel mondo, la Chiesa non voleva soltanto delineare la nuova pastorale vocazionale nel decreto conciliare Optatam totius (28 ottobre 1965)[10], ma voleva che la pastorale vocazionale emanasse dall’Ecclesiologia della Chiesa-Comunione che si trovava nell’insieme della teologia del Concilio Vaticano II[11].

 

Sia nella penuria delle vocazioni

Nel dopo-Concilio, la Congregazione per l’Educazione Cattolica ed altri Dicasteri organizzarono Congressi internazionali per i direttori e gli altri responsabili delle vocazioni delle diverse nazioni. Ma anche le Chiese particolari promuovevano i Congressi Nazionali e facevano i piani nazionali. Nel campo delle diocesi, come nelle parrocchie e nei luoghi come la famiglia, la scuola e le associazioni ed i movimenti ecclesiali scaturì una rete di attività e di preghiera per le vocazioni. Si richiedeva una grande fede, una potente speranza ed un immenso amore per la Chiesa perché tutti i componenti della Chiesa perseverarono nella loro azione e nella loro preghiera per le vocazioni[12].

La Congregazione per l’Educazione Cattolica in accordo con le Congregazioni per le Chiese Orientali, per i Religiosi e gli Istituti Secolari e per l’Evangelizzazione dei Popoli promosse il secondo e ultimo Congresso Internazionale dei Vescovi e di altri responsabili delle Vocazioni dal 10 al 16 maggio 1981[13] con il tema: “Sviluppo della cura pastorale delle vocazioni nelle Chiese particolari; esperienze del passato e programmi per l’avvenire”. Il Congresso voleva raccogliere i frutti che erano maturati nelle diverse nazioni del mondo ed allo stesso tempo guardare al futuro.

Verso la fine degli anni ottanta, nel 1987, si è tenuto il Sinodo sulla vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo. Erano i laici che alla fine di questo Sinodo hanno chiesto al Santo Padre di procurare alla Chiesa sacerdoti e sacerdoti santi per la Nuova Evangelizzazione. Da questa richiesta è scaturito il Sinodo sulla Formazione dei sacerdoti nelle circostanze attuali (1990).

 

“Sempre riformanda”

Il 25 marzo 1992, il Santo Padre Giovanni Paolo II pubblicò la sua Esortazione Apostolica Post-Sinodale Pastores dabo vobis circa la Formazione dei sacerdoti nelle circostanze attuali[14]. Nella sua introduzione, il Santo Padre diceva: “In continuità con i testi del Concilio Vaticano II circa l’ordine dei presbiteri e la loro formazione e nell’intento di applicarne in concreto alle varie situazioni la ricca ed autorevole dottrina, la Chiesa ha affrontato più volte i problemi della vita, del ministero e della formazione dei sacerdoti… fin dalla prima Assemblea generale, svoltasi nell’ottobre del 1967, il Sinodo dedicò cinque congregazioni generali al tema del rinnovamento dei seminari”[15].

Di seguito, Giovanni Paolo II dischiudeva quasi un segreto affermando: “Questo stesso Sinodo intendeva anche rispondere a un richiesta fatta dal precedente Sinodo sulla vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo. I laici stessi avevano sollecitato l’impegno dei sacerdoti alla formazione per essere opportunamente aiutati nel compimento della comune missione ecclesiale”[16].

Nella dinamica del trinomio Mistero, Communio e Missio, la Pastores dabo vobis rintraccia l’origine di ogni chiamata e l’ambiente “naturale” dove nascono, si formano e maturano le vocazioni al sacerdozio ministeriale per guidare le comunità cristiane, e le vocazioni alla vita consacrata che servono a testimoniare la vita che verrà, nonché le vocazioni alla consacrazione nel mondo, cioè le persone chiamate da Dio a guidare tutti i componenti della Chiesa a raggiungere la santità dentro il Mistero della Trinità[17].

Nel quadro della formazione del Presbitero, la Pastores dabo vobis affronta nel capitolo quarto, dal numero 34 al numero 41, un itinerario vocazionale che riguarda sia il periodo prima dell’Ordinazione che il periodo successivo.

 

 

I Congressi Continentali e le diversità nella concretizzazione della pastorale vocazionale

Dopo la pubblicazione della Pastores dabo vobis, la Congregazione per l’Educazione Cattolica, attraverso la Pontificia Opera per le Vocazioni Sacerdotali, organizzò tre Congressi Continentali. Quali furono le motivazioni per la scelta continentale?

La risposta si trova nel Decreto conciliare Optatam totius, che dice: “In tanta diversità di popoli e di regioni non è possibile sancire leggi se non di carattere generale; si elabori perciò in ogni nazione e in ogni rito un particolare ‘Regolamento di formazione sacerdotale’ che dovrà essere compilato dalle Conferenze Episcopali. Con tale regolamento le leggi generali vengono adattate alle particolari circostanze di tempo e di luogo”. Nel secondo numero dello stesso Decreto conciliare viene delineata una traccia di programma vocazionale il quale, però, deve obbedire a quanto nel primo numero ha detto della formazione sacerdotale, cioè che non c’è un programma vocazionale valido per tutte le aree geografiche del mondo.

L’organizzazione di tre Congressi Continentali nella Chiesa ha mostrato che mentre un programma vocazionale ha sempre punti validi da concretizzare in ogni posto del mondo, allo stesso tempo ogni luogo dove si svolge questo programma deve studiare la terra e le comunità cristiane locali per preparare bene l’ambiente dove cadranno i semi delle vocazioni al ministero sacerdotale, alla vita consacrata ed alla vita consacrata nel mondo.

Nelle parole del Cardinale Pio Laghi, al tempo Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, l’obiettivo del primo Congresso, quello dell’America Latina era “per gettare le basi comuni di una rinnovata pastorale vocazionale, più specifica ed adeguata alle necessità delle differenti aree geografiche”[18]. I Congressi Continentali hanno esaminato la situazione locale non soltanto di un paese particolare, ma di una più vasta area geografica, dove si trovavano grandi comunità cristiane aventi simili caratteristiche sociali ed ecclesiali particolari per quella area geografica.

 

 

Studiare il terreno delle comunità cristiane

Nel Congresso svolto in America Latina si è parlato dell’incremento demografico, della minaccia delle sette, del quinto centenario dell’Evangelizzazione del Continente e dell’aumento di vocazioni[19]. Nel Congresso Europeo “è stata compiuta un’analisi dettagliata della realtà vocazionale europea… si è mostrata una particolare predilezione per i giovani, ai valori ed ai disvalori in cui credono, alle difficoltà e alle aperture che possano ostacolare o favorire una proposta vocazionale”[20]. In America del Nord “la sfida pastorale fondamentale è quella di creare una ‘cultura della vocazione’ nella Chiesa locale, cioè una cultura in cui ogni cristiano è responsabile della missione a cui è chiamato quale membro del Corpo di Cristo”[21].

 

 

Progetti da concretizzare in un determinato periodo di tempo

Il Congresso dell’America Latina mirava ad “un numero crescente di ministri ordinati e di vita consacrata con la promozione di una pastorale giovanile collegata alla pastorale familiare ed alla pastorale catechetica per accompagnare i giovani nella loro risposta alla chiamata di Dio, con l’approfondimento degli itinerari di formazione permanente dei giovani nella comunità e affiancare quelli che hanno scoperto la vocazione di fronte alla società moderna; si progettava pure di individuare istanze di collaborazione ed integrazione tra gli organismi della Chiesa”[22].

Anche nel Congresso Europeo “si è messa a fuoco la pastorale giovanile come pastorale vocazionale… per aiutare i giovani a superare l’indecisione di fronte alle scelte definitive, facendo attenzione al problema nodale della pastorale vocazionale come quello del ‘discernimento’ che ha messo in singolare urgenza l’attitudine di ogni pastore o educatore a cogliere l’azione dello spirito nel mondo interiore delle persone per poi fare proposta pedagogica sapiente che diventi cammino di accompagnamento dei giovani in ricerca”[23].

Nell’America del Nord, il Congresso Continentale affermava la sua fede nella “realtà teologica, cioè che ogni vocazione cristiana è veramente un ‘dono di Dio’ dato per il Popolo di Dio… Dio continua ad invitare uomini e donne a vivere un impegno permanente nella vita consacrata e nel ministero ordinato; per realizzare questo dialogo tra Dio ed i giovani (in particolare) si esige dai ministri ordinati, dai consacrati e dalle consacrate la condivisione con i giovani della propria storia spirituale, e la testimonianza di una Chiesa che si mostra aperta ad accogliere ed a far spazio ai loro doni e alla loro energia. Così i giovani cattolici saranno disponibili ad accogliere l’invito personale a considerare la vita consacrata e il ministero ordinato come cammini percorribili per rendere testimonianza a Cristo nel mondo”[24].

 

 

Una parola ottimista indirizzata a tutti i loro destinatari

Il Congresso dell’America Latina si è espresso secondo una modalità che andava oltre i suoi diretti destinatari, dicendo che “la pastorale vocazionale deve fruttificare per il bene della Chiesa universale”, indirizzandosi poi ai ragazzi, agli adolescenti ed ai giovani perché considerino la chiamata di Dio. Ai promotori vocazionali rinnova la richiesta di non scoraggiarsi nel “loro lavoro indispensabile”, ed a tutto il Popolo di Dio chiede di “continuare a pregare per dare testimonianza con la vita”[25].

Consapevole “dell’epoca difficile per la Chiesa in Europa”, il Congresso Europeo ha chiesto “un rinnovato slancio evangelizzatore da parte delle comunità cristiane, ponendo l’urgenza di conversione e di grande sforzo per sostenere con efficacia soprattutto la pastorale giovanile in prospettiva vocazionale”. Ricorda inoltre al Popolo di Dio la preghiera di Gesù: “La messe è molta ma gli operai sono pochi…” (Mt 9,38). Rimane la domanda, perché tanto lavoro vocazionale in Europa e i risultati sono così pochi? Il Congresso Europeo non dimentica un’altra frase indirizzata dagli Apostoli a Gesù: “Abbiamo faticato tutta la notte, e non abbiamo preso nulla!” (Lc 5,5)[26].

Il Congresso Nord-Americano “estende l’invito ai giovani ed ai non più giovani che si sono aperti ad esplorare la possibilità del ministero ordinato e della vita consacrata”. Tutti quanti “sono invitati a concentrarsi più direttamente sulla preghiera, la catechesi e le esperienze pastorali, l’accompagnamento spirituale e lo specifico invito vocazionale”[27].

 

 

Il Post-Congresso per assicurare una continuità al lavoro fatto

Nell’America Latina, il Congresso pensava “ad un rinnovato impulso ai diversi piani della pastorale vocazionale organica a livello continentale, nazionale, diocesano, parrocchiale verificata al termine di un quinquennio”[28]. Il Congresso Europeo invece poneva “la domanda di guide spirituali”, cioè che ci siano “ovunque figure significative, capaci come il Battista di indicare il Signore, educatori che nella fede sappiano osare nel fare proposta” perché poi “Lui chiama chi vuole” (Gv 15,16)[29].

In America del Nord, il documento conclusivo aveva “cinque punti principali: evangelizzare o catechizzare in modo tale da comunicare veramente il Vangelo, formare parrocchie e piccole comunità di fede, impegnarsi nella pastorale familiare, invitare in modo esplicito i giovani a considerare la chiamata al sacerdozio o alla vita consacrata, dare continuità al Congresso nelle parrocchie, nelle diocesi e nelle comunità locali”[30].

 

 

Tre diversi Messaggi del Santo Padre ai Congressi Continentali

Indirizzandosi al primo Congresso Continentale, il Santo Padre chiama il continente dell’America Latina “il Continente della speranza”[31], riflettendo sul titolo del Congresso: “La Pastoral vocacional en el continente de la esperanza”. Questo Congresso si celebrava a poca distanza dalla celebrazione del V centenario dell’evangelizzazione del Nuovo Continente, così il rapporto con la nuova evangelizzazione veniva affermato in maniera consequenziale affermando il nesso naturale tra l’evangelizzazione e la salvaguardia della dignità dell’uomo nel continente latino-americano.

“Constatiamo con gioia”, dice Giovanni Paolo II, “che, in questi ultimi anni, all’interno di famiglie cristiane profondamente radicate nella fede, è sorto un maggior numero di vocazioni. I seminari diocesani e le comunità religiose hanno visto aumentare il numero dei loro membri, cosa molto incoraggiante. Grazie alla testimonianza di una Chiesa di servizio e vicina al popolo, il Signore ha fatto nascere uomini e donne desiderosi di dedicare tutta la loro vita alla causa di Cristo; e, a partire da comunità che lasciano trasparire i valori evangelici, Egli ha moltiplicato in tanti giovani il desiderio di seguirlo più da vicino. Come non rendere grazie a Dio per questa consolante realtà!”[32]

Ma il numero delle vocazioni era “insufficiente a soddisfare l’urgente domanda di attenzione pastorale”[33]. Il Santo Padre indicò la necessità di “sviluppare fin dall’infanzia la dimensione vocazionale della vita battesimale”[34], come pure seguire la gioventù nel suo cammino di maturazione.

Al secondo Congresso Continentale, Giovanni Paolo II rivolgeva il suo saluto al continente Europeo con un’enfasi speciale sul tema scelto per il Congresso: “Nuove vocazioni per una nuova Europa”[35]. “Il Convegno… costituisce un grande segno di speranza per le Chiese del continente europeo e confluisce provvidenzialmente in quel grande fiume di esperienze di fede, che ricordano all’Europa le sue radici cristiane e alle Chiese la missione di annunciare Gesù Cristo alle generazioni del terzo millennio”[36]. Giovanni Paolo II è ben consapevole della situazione precaria di mancanza di vocazioni al sacerdozio ed alla vita consacrata in Europa e richiede “un atto di speranza nel futuro della Chiesa in Europa; un gesto di amore verso il popolo di Dio del ‘Vecchio Continente’ bisognoso di persone pienamente dedite all’annuncio del Vangelo ed al servizio dei fratelli”[37]. L’attenzione del Congresso Europeo principalmente si rivolge ai giovani rilevando che “sono ben note le difficoltà che oggi rendono difficile l’adesione alla proposta di Cristo. Tra questi: il consumismo, la visione edonistica della vita, la cultura dell’evasione, il soggettivismo esasperato, la paura di fronte agli impegni definitivi, una diffusa carenza di progettualità”[38].

C’è una proposta che controbilancia questo aspetto negativo dei giovani d’oggi e la fa il Santo Padre quando dice “di segnalare alle Comunità cristiane le risorse, le attese, i valori presenti nelle nuove generazioni, offrendo al tempo stesso suggerimenti concreti per l’elaborazione, in base a tali premesse, di un serio progetto di vita ispirato al Vangelo”[39]. Al riguardo tanto dipende dalla testimonianza dei sacerdoti, consacrati e consacrate chiamati “ad essere testimoni gioiosi nel servizio del Regno, ben sapendo che la loro vita è presenza sempre significativa accanto ai giovani: essa incoraggia o scoraggia, suscita il desiderio di Dio, oppure costituisce un ostacolo nel seguirlo”[40].

Al terzo Congresso continentale, quello dell’America del Nord (Stati Uniti d’America e Canada) col tema “Vocazione: dono di Dio”, il Santo Padre riconosce che la parte preparatoria del Congresso “ha coinvolto le Chiese locali e le famiglie religiose e ha vissuto i suoi momenti più significativi durante i Congressi diocesani e regionali”[41] rilevando inoltre la partecipazione di “numerosi delegati, scelti dalle diocesi e dai diversi organismi che… vegliano sulla promozione delle vocazioni per dedicarsi a una profonda riflessione sulla vocazione sacerdotale o religiosa alla luce degli elementi biblici e dei documenti del Magistero”[42]. “I dati mostrano che alcuni seminari si stanno riempiendo di candidati al sacerdozio, che alcune Congregazioni religiose sono ricche di vocazioni, grazie, fra le altre cose, alla fecondità vocazionale delle Comunità e dei Movimenti ecclesiali nati di recente. Rendo grazie al Signore per questi segni di una primavera vocazionale promettente”[43]. Nonostante questo aspetto positivo, c’è l’altro lato, cioè ci sono “altre chiamate che distraggono purtroppo la mente dei giovani e anche idee sul sacerdozio e sul ministero sacerdotale non conformi alla legge e alla tradizione ecclesiale”[44].

La risposta di Giovanni Paolo II è questa: “Bisogna creare un’atmosfera adatta a questi giovani. È indispensabile che vi siano modelli eloquenti capaci di far risplendere ai loro occhi la grandezza e la sublimità del sacerdozio ministeriale, come pure la felicità profonda che vi è nel donarsi totalmente a Cristo per servire la Chiesa”[45]. La responsabilità, però la porta tutto il Popolo di Dio perché “solo una comunità cristiana più impegnata lungo la via della santità e più determinata ad affermare il primato del soprannaturale e a riconoscere nella liturgia ‘il culmine e la fonte’ di qualsiasi opera apostolica sarà capace di suscitare il desiderio e la gioia di offrirsi totalmente al Signore e di coltivare i semi delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata che Gesù continua a gettare nel cuore di tanti giovani”[46].

 

 

Morte e risurrezione

Forse non a caso nel maggio scorso su Oslam, Boletin, Junio a dicembre de 2003, del Consejo Episcopal Latinoamericano, departamento de Vocaciones y ministerios, nel Plan Global 2003-2007 e precisamente nella sezione pastorale vocazionale vi è il progetto 14.1 chiamato “Saldamento della pastorale vocazionale, obiettivo: favorire e saldare la pastorale vocazionale in modo che ogni battezzato incontri i necessari mezzi per scoprire la sua vocazione e missione nella Chiesa e nel mondo”[47].

Dettagliatamente questo progetto sarà concretizzato in quattro modi:

1) creare un’équipe latino-americana per riflettere e sostenere la pastorale vocazionale.

2) Valutare la ricezione del Primo Congresso Continentale per le vocazioni nell’America Latina e nei Caraibi.

3) Sostenere e sviluppare la pastorale vocazionale nelle diverse aree geografiche.

4) Elaborare, pubblicare e distribuire sussidi per la promozione di tutte le vocazioni[48].

 

 

Quale era e a che punto è la situazione delle vocazioni nell’America Latina

Ecco alcuni dati: Il personale impegnato nell’apostolato della Chiesa

 

 

Ho ricevuto nel giugno scorso “Jeunes et Vocations”, la rivista di pastorale vocazionale del Service National des Vocations, Parigi, maggio 2004. La rivista dà un resoconto della situazione vocazionale nelle singole nazioni e anche un articolo di Rainer Birkenmaier “Les débuts d’une collaboration européenne”. Il Rev. Birkenmaier afferma che “il documento finale del Congresso Europeo per le vocazioni (1997) è diventato una carta della pastorale vocazionale del continente europeo”[49]. Il Rev. Birkenmaier dice anche che partecipando al Congresso Nord Americano del 2002, si è reso conto molto chiaramente che se pur ci sono alcune somiglianze tra l’Europa e gli Stati Uniti d’America, esiste anche una grande differenza:

1) noi abbiamo molte nazioni con lingue e culture diverse,

2) le nostre società si sono sviluppate in modi diversi,

3) la posizione della Chiesa è molta diversa nelle diverse nazioni,

4) il clima vocazionale è diverso da una nazione all’altra[50].

Dopo una riflessione sul bisogno della evangelizzazione del continente europeo, Rainer Birkenmaier conclude che “en Europe, la pastorale des vocations se trouve dans une situation problematique”[51]. E questo per due cause:

1) “Nelle Chiese locali dell’Europa, le strade tradizionali di cristianizzazione hanno perso la loro efficacia, e

2) la Chiesa dell’Europa non è più una Chiesa che evangelizza e chiama, ma nella maggior parte delle nazioni europee la pastorale vocazionale soffre di una certa mancanza di chiarezza e di una cronica stanchezza”[52] .

 

 

Quale era e a che punto è la situazione delle vocazioni in Europa

Ecco alcuni dati: Il personale impegnato nell’apostolato della Chiesa

 

Sua. Ecc.za Monsignor Kevin M. Britt[53] ha scritto alla Pontificia Opera per le Vocazioni Sacerdotali indicando che negli Stati Uniti è in fase di attuazione il Piano Pastorale del Terzo Congresso Continentale per le vocazioni al Sacerdozio ministeriale ed alla Vita consacrata. Il 2 maggio 2004 era l’ultimo giorno possibile per inviare suggerimenti o piani d’azione dai Congressi diocesani organizzati nel 2003. Con questi suggerimenti la Commissione Episcopale per le vocazioni elaborerà un piano nazionale per le vocazioni negli Stati Uniti che si chiamerà “Future Hope of the Church” a cui è stata chiamata a collaborare anche la Pontificia Opera per le Vocazioni Sacerdotali, che sta aiutando la costruzione del piano sopra menzionato.

 

 

Quale era e a che punto è la situazione delle vocazioni nell’America del Nord

Ecco alcuni dati: Il personale impegnato nell’apostolato della Chiesa

 

Quale sarebbe l’eventuale risurrezione della pastorale vocazionale nei tre continenti? “Si tratta dell’essenziale trasmissione della verità della fede, indispensabile alla nascita e alla crescita di una comunità di discepoli, che diverranno a loro volta testimoni”. Questa risposta viene dal Cardinale Jan Pieter Scotte quando commenta su “I Sinodi Continentali per una nuova Evangelizzazione all’inizio del terzo millennio”[54]. A livello continentale sono stati celebrati Sinodi dei Vescovi: di Europa, Africa, America, Asia, Oceania. Questi Sinodi “invitano a confessare Gesù Cristo che offre una speranza contro ogni speranza e ad operare sul suo insegnamento un’attenta e sapienziale lettura del tempo presente portatore di segni e semi di speranza”[55]. Ancora una volta, la grazia dell’evangelizzazione è uguale per tutte le genti in tutti i continenti. Il Cardinale Schotte insiste che questa grazia “appare in ciascuno di questi Sinodi nei modi adeguati alle condizioni proprie di ciascun continente, poiché queste assemblee costituiscono già per se stesse parte della nuova evangelizzazione”[56]. Basta seguire le direttive che il Santo Padre dà riguardo alla pastorale vocazionale nelle diverse Esortazioni Apostoliche post-Sinodali[57], per avere la giusta ispirazione per una pastorale vocazionale efficace nei rispettivi continenti.

 

 

IL PERSONALE IMPEGNATO NELL’APOSTOLATO DELLA CHIESA

 

 

 

Note

[1] RAFFAELE SACCO, Congressi Internazionali sulle vocazioni di ‘Speciale’ consacrazione, in Dizionario di pastorale vocazionale, Editrice Rogate 2002, 279-280.

[2] Vedi AAS 33 (1941) 479.

[3] Vedi AAS 35 (1943) 369-370.

[4] Vedi Ibid. 370-373.

[5] Vedi Codice 1918, Can.720.

[6] Vedi Ibid. Can. 721.

[7] Vedi Norme.

[8] Vedi Atti del Congresso del Primo Congresso internazionale, Città del Vaticano 1962, 14.

[9] Vedi ibid. La preghiera del Santo Padre “al padrone della messe perché mandi operai nella sua vigna” (Mt 9,38; Lc 10,2) si divulgava in tutto la Chiesa con l’istituzione della Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni da parte di Papa Paolo VI (23.1.1964). L’istituzione di questa Giornata di preghiera per lo scopo delle vocazioni sacerdotali, della vita consacrata, nonché degli Istituti secolari, era il compimento di quello che domandava il Padre Annibale Di Francia, il Santo della Rogate.

[10] L’Optatam totius ha segnalato una nuova tappa della pastorale vocazionale: “Il dovere di promuovere le vocazioni sacerdotali spetta a tutta la comunità cristiana”, (n. 2); “con una vita perfettamente cristiana” (ibid.); “tutti i sacerdoti dimostrino il loro zelo apostolico soprattutto nel favorire le vocazioni, e con la loro vita umile… come pure con l’esempio della loro scambievole carità sacerdotale…” (ibid.); “È compito dei Vescovi stimolare il proprio gregge a favorire le vocazioni e curare a questo scopo lo stretto collegamento di tutte le energie e di tutte le iniziative…” (ibid.); “Questa fattiva partecipazione di tutto il popolo di Dio all’opera delle vocazioni corrisponde all’azione della Provvidenza Divina” (ibid.). Infatti la Chiesa è richiesta da Gesù: “La messe da raccogliere è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone del campo perché mandi operai a raccogliere la sua messe” (Mt 9,37-38).

[11] Vedi BRUNO FORTE, La Chiesa della Trinità, Milano 1995, 299; FRANCIS BONNICI, The Solicitude of the Church for priestly formation and education, in Melita Theologica Vol. LIII/2, University of Malta 2002, 141.

[12] Vedi Dizionario di pastorale vocazionale, Editrice Rogate 2002, 281-286.

[13] Vedi Dizionario di pastorale vocazionale, 287-289.

[14] Vedi GIOVANNI PAOLO II, Esortazione Apostolica Post-Sinodale, Pastores dabo vobis (25 marzo 1992) AAS.

[15] Vedi Optatam totius, 3.

[16] Vedi ibid.

[17] Vedi Pastores dabo vobis, 12.

[18] Vedi Seminarium, Anno XXXIV/3 1994, 405.

[19] Vedi PRIMER CONGRESO CONTINENTAL LATINOAMERICANO DE VOCACIONES, La Pastoral vocacional en el continente de la Speranza, 23-27 de mayo de 1994, 6 n.15. Seminarium, Anno XXXIV/3 1994, 405.

[20] Vedi Le Vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata in Europa, 1998, 5.

[21] Vedi Conversione, Discernimento, Missione, Roma 2002, 12.

[22] Vedi La Pastoral vocacional en el continente de la Speranza, 8; Seminarium, Anno XXXIV/3 1994, 405.

[23] Le Vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata in Europa, 1998, 5-6.

[24] Vedi Conversione, Discernimento, Missione, Roma 2002, 14-15.

[25] Vedi Seminarium, Anno XXXIV/3 1994, 643.

[26] Vedi Le Vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata in Europa, 1998, 297.

[27] Vedi Conversione, Discernimento, Missione, Roma 2002, 99.

[28] Vedi Seminarium, Anno XXXIV/3 1994, 405.

[29] Vedi Le Vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata in Europa, 199, 6.

[30] Vedi Conversione, Discernimento, Missione, Roma 2002, 17.

[31] Vedi La Pastoral vocacional en el continente de la Speranza, 89.

[32] Vedi ibid., 91.

[33] Vedi ibid.

[34] Vedi ibid.

[35] Vedi Le Vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata in Europa, 7.

[36] Vedi ibid.

[37] Vedi ibid., 8.

[38] Vedi ibid.

[39] Vedi ibid.

[40] Vedi ibid., 9.

[41] Vedi Conversione, Discernimento, Missione, 105.

[42] Vedi ibid.

[43] Vedi ibid.

[44] Vedi ibid.

[45] Vedi ibid., 106.

[46] Vedi ibid., 107.

[47] Vedi CONSEJO EPISCOPAL LATINOAMERICANO, Oslam, Junio a dicembre de 2003, 4.

[48] Vedi ibid.

[49] Vedi RAINER BIRKENMAIER, Les debuts d’une collaboration européenne, in Jeunes et Vocations, n. 113 mai 2004, 9.

[50] Vedi ibid., 10.

[51] Vedi ibid., 11.

[52] Vedi ibid.

[53] Purtroppo S.E. Mons. Britt è deceduto.

[54] Seminarium, Anno XLI /2, 2001, 337.

[55] Ibid.

[56] Ibid., 340.

[57] Ecclesia in America, 22.1.1999, n. 40; Ecclesia in Europa, 28.6.2003, nn. 39-40.