Verso uno stile condiviso che favorisca unitarietà nella specificità di ciascuno

Un cordiale benvenuto a tutti per aver accolto l’invito a proseguire un cammino iniziato anni fa. Un ringraziamento personale e particolare al Consiglio del CNV che ha affidato alla Conferenza Italiana Istituti Secolari il compito di presentare a tutti voi lo svolgimento di questo Forum. Valga questa opportunità come apprezzamento per il lavoro svolto dalle nostre rappresentanti in questi anni e un riconoscimento della presenza e del valore della secolarità consacrata nel composito mondo della vita consacrata.

Siamo dunque alla quarta tappa del cammino: ogni anno è stato dedicato a valorizzare ed approfondire un aspetto dell’animazione vocazionale perché le risposte alla vocazione e la comunicazione delle diverse esperienze, consentano un’informazione più condivisa e l’elaborazione di progetti e strategie generali per essere presenza incisiva e convinta, là dove siamo chiamati ad operare. Molto opportunamente le linee guida del presente Forum, nell’introdurre le motivazioni della scelta del tema partono dalla verifica del lavoro svolto finora, degli effetti prodotti, delle ombre che ancora persistono.

L’analisi ci indica la permanente latitanza negli organismi ecclesiali dei consacrati con motivazioni legate anche allo scarso coinvolgimento nella fase progettuale e soprattutto la perdurante e insignificante valorizzazione dei laici a quarant’anni dal Concilio.

Altro elemento risulta essere la poca chiarezza dell’identità e vocazione della donna consacrata nella Chiesa, con la demotivazione e il senso di inadeguatezza conseguenti, di fronte all’esigente compito dell’animazione vocazionale. E ancora lo scarso raccordo con le diverse iniziative a livello diocesano.

Il senso globale di questo Forum sta dunque nel cercare la strada per un comune operare nel superamento degli ostacoli evidenziati. Infatti, dal concorso della pluralità delle risposte alla chiamata del Signore può scaturire anche uno stile condiviso che, salvaguardando l’identità di ciascuno favorisca unitarietà di proposte e di comportamenti.

Questi nascono dalla conoscenza e dalla stima reciproci prima di tutto, ma anche dalla consapevolezza della comune responsabilità, perché comune è il mandato che ci unisce. Con un’espressione molto felice e poetica mons. Bregantini ci ricorda che “siamo tutti chiamati a costruire il cielo in terra”. Se questa è la meta riconosciuta, accettata, si tratta di vedere come tante voci diverse si possano integrare per una proposta di vita che giunga, non solo ai fratelli credenti, ma anche a coloro che si dichiarano indifferenti ad una proposta di fede. Un “sano realismo” senza inutili pessimismi o chiusure, ci deve aiutare a trovare le strade per una comunicazione efficace, un dialogo aperto, una testimonianza credibile.

È detto in maniera efficace nel documento preparatorio “Vocazioni nella Chiesa per realizzare la vocazione della Chiesa”, cioè vivere, incarnare, rivelare l’Amore di Dio per tutti gli uomini e il mondo intero. Conosciamo i guasti che può arrecare una proposta vocazionale così totalizzante ed esclusiva da lasciare sullo sfondo il messaggio evangelico per marcare di più il proprio carisma. Sappiamo anche che “nessuna vocazione esaurisce nella sua testimonianza e nel suo carisma l’esclusiva del mistero di Cristo” (Nuove Vocazioni per una nuova Europa).

Forti di questa consapevolezza e animati dalla chiarezza dei fini, si può dar vita ad un’autentica alternativa per una vera comunione ecclesiale, pur mantenendo la propria identità e il ruolo scelti dai fondatori dei nostri Istituti. “Nella sua particolarità ogni vocazione è necessaria e relativa insieme. Soltanto l’insieme dei doni rende epifanico l’intero corpo di Cristo” (Nuove Vocazioni per una nuova Europa).

È il Signore che chiama e continua a chiamare e ci chiede di essere il suo tramite. È una responsabilità grande ma è anche una grande gioia trasmettere il dono ricevuto perché anche altri diventino dono alla Chiesa e al mondo. Se ci crediamo davvero si attenuano le rivendicazioni personali, l’ansia dei numeri, l’autoreferenzialità e l’autosufficienza organizzativa.

La diversità e la reciprocità delle risposte al Signore rende possibile in chi è in ricerca di trovare la sua strada perché ciascuno sia accompagnato davvero con grande libertà e senza condizionamenti a trovare il suo posto, quello proprio per lui che gli consenta di esprimere tutti i suoi talenti, ben consapevoli che ogni chiamata trova lungo il suo cammino la croce che lo aspetta. In un mondo che vive di ricorrenti provvisorietà, di frammentazioni e di insicurezze personali e collettive, la testimonianza credibile di punti fermi ai quali ancorare la vita penso sia un servizio di fraternità e solidarietà umana prima che ecclesiale. A questo siamo tutti chiamati in forza della Carità a noi insegnata da Nostro Signore Gesù Cristo. Queste considerazioni aprono la strada alle riflessioni sul Forum odierno.

Penso conveniate con me nel giudicare molto bella l’espressione contenuta nel titolo: “Comunità cristiana grembo di tutte le vocazioni” dove il richiamo al grembo evoca la figura di donna e di madre che ha cura, sollecitudine, amore per il frutto del suo seno, per i figli che verranno, da amare tutti allo stesso modo. Con questa bella immagine che racchiude le linee del Convegno 2004, una breve presentazione del suo svolgimento.

La prima relazione ci condurrà “tra le case degli uomini” per aiutarci a costruire e diffondere nelle comunità di appartenenza la cultura vocazionale e la proposta per l’assunzione di responsabilità nel costruire insieme il nuovo volto di Chiesa al servizio della persona. Con i “lavori in corso” il discorso e la riflessione si faranno più concreti ed operativi. La specificità del progetto vocazionale posta al servizio della Chiesa, in collaborazione con le altre proposte in un clima di vera reciprocità, collaborazione, interazione. È il porsi al servizio della comunità tutti insieme che avrà ricadute positive anche all’interno di ogni Istituto.

Con sguardo aperto e lungimirante la terza relazione ci aiuterà a concentrare la nostra riflessione sulla Chiesa locale. “Qui la ricchezza di ogni singolo Istituto diventi patrimonio della Chiesa locale e si trasformi in servizio libero e gratuito alla vocazione di ogni persona” (Linee guida). 

Ed infine i lavori di gruppo, luogo di scambio aperto e confidente nella ricerca delle comuni opportunità, nell’aiuto reciproco a superare gli ostacoli, nelle aspettative che ciascuno desidera accolte e tradotte in progetti attuabili. Tutte queste argomentazioni verranno poi riprese nella relazione conclusiva.

Ci attende un lavoro delicato e complesso: ci sono da superare scelte e stereotipi consolidati nel tempo, fatiche da affrontare e nuovi modi di porsi da accettare. Occorre mobilitare creatività e capacità organizzativa e progettuale e capacità a lavorare insieme, ma soprattutto disponibilità alle novità con prudenza e saggezza, ma senza chiusure preconcette. Siamo tutti figli di un Dio “che rende nuove tutte le cose”. Ci sorregga l’aiuto del Signore e di Maria ai quali affidiamo tutta la nostra vita e anche la consapevolezza del tempo in cui spendiamo la vita, che ci interpella ogni giorno perché diventiamo sempre più portatori di speranza e di verità.

Ci guardi dal cielo Madre Teresa, da lei con un linguaggio del nostro tempo cogliamo la sollecitazione più coinvolgente per chiedere al Signore nuove vocazioni: pregare, pregare, pregare…

Buon convegno a tutti!