N.05
Settembre/Ottobre 2011

Si puo fare…5 – Acettare di essere amati

Un’indicazione previa: facendo eco al documento CEI sugli orientamenti pastorali 2010-2020, Educare alla vita buona del Vangelo, tentiamo di sviluppare e proporre alcuni punti in chiave formativa, come suggerimento, per costruire cultura vocazionale e per offrire alcune note sull’accompagnamento personale in vista dell’educazione alla decisione vocazionale.

  1. Sei un “tipo da tramonti”?

Se sei un tipo da tramonti, lascia stare!”. Da più di un mese campeggia sulle nostre strade la strana pubblicità dell’ultimo modello di auto Nissan Navara. Bisogna essere tipi di futuro e di vita sprint per guidare questi nuovi gioielli a quattro ruote – ti provoca la Nissan –; per i matusa e i sorpassati della storia occorre rimediare altro. Apparirà più strano ancora, ma questo slogan mi sembra la traduzione piuttosto spavalda di un’altra espressione che ci sta a cuore: accettare di esser amati. Non per l’acquisto e la guida dell’ultimo grido automobilistico della Nissan, ma per una questione molto più seria: il senso o il non senso dell’esistenza.

Accettare di essere amati è infatti una delle cose più esigenti e difficili della vita, ma chi ci rinuncia è veramente tramontato. E, per di più, si può dire che è un tipo affetto da mitridatismo. Almeno qualche notizia sanno tutti di Mitridate VI, re del Ponto, famoso, più che per i guai combinati contro le legioni romane alla conquista delle regioni a ridosso del Mar Nero, per la sua assuefazione al veleno. Infatti, per non cadere vittima del veleno (un espediente piuttosto spiccio e assai diffuso all’epoca per far fuori i propri nemici), come molti dei colleghi monarchi, invece di ordinare ai suoi medici di elaborare qualche antidoto all’uopo, egli cominciò ad assumere dosi crescenti di sostanze tossiche, per cui sviluppò una notevole assuefazione ad esse. Quando, sconfitto da Pompeo Magno, decise di togliersi la vita, per non cadere vivo nelle mani dei nemici romani, non poté più servirsi di veleni, verso cui era ormai immune; dovette perciò farsi trafiggere da un suo soldato, un certo Bituito.

Chi non scopre nella sua vita e non accetta di essere amato, per poter vivere, deve inghiottire almeno una goccia di veleno al giorno. Gocce di compromessi e di impulsi ciechi ed egoisti, proposte piene di lusinghe, che generano solo frustrazione. Un’assuefazione al veleno, che ti fa credere un dio, di poter fare a meno di radici e fondamenti oltre te stesso, andando avanti nella vita a caso, senza rotta e senza mappa, solo con l’impulso del momento. Esistenze senza orizzonti, tramontate appunto. Oggi, per di più, occorre dire che il clima e il terreno della società in cui viviamo è piuttosto debole: promette molto e poi ti rapina del tutto, raccontandoti menzogne e facendoti bere continuamente cucchiai di veleno menzognero, non solo gocce. Una società liquida di consumatori, che, dopo aver soddisfatto i bisogni primari, vive di capricci e di voglie di consumo, che, invece di risolvere i problemi, offre il meglio di sé nel crearli.

E tutto questo perché dentro non abbiamo l’antidoto per eccellenza, cioè la certezza di essere stati molto o, almeno, di essere stati sufficientemente amati. Molti, che hanno vissuto traversie amare della vita – disgrazie, famiglie divise, fallimenti scolastici e sociali, malattie… – si ritengono immediatamente gli sfortunati e gli oppressi dell’esistenza. Certo, hanno accumulato una montagna di sofferenze, che impedisce loro di avere un altro orizzonte, oltre una serie di massi che li stanno schiacciando. Ma anche ad essi basterebbe poco per accorgersi che, nonostante tutto, per il fatto stesso che esistono, vuol dire che sono stati sufficientemente amati. Magari non dai genitori, fratelli, amici, ma da Dio e da una serie enorme di persone, da cui hanno ricevuto veramente tanto amore. Per cui: preferisci essere tramontato o accetti di essere amato?

 

  1. Te al centro del mio cuore?

Perché rimane così difficile sentirsi veramente amati? Perché è più facile ingozzarsi di veleni, che insensibilmente ti fanno tramontare la vita, piuttosto che accettare la sfida dell’amore, la quale esige proprio, per prima cosa, il fatto di essere stati ed essere tuttora molto amati? Il motivo fondamentale è che non sappiamo e non vogliamo entrare nei meandri del nostro cuore, l’unico luogo dove possiamo scoprire e fare esperienza che siamo molto amati. La difficoltà è duplice: nella nostra epoca la dimensione profonda spirituale è sempre più marginale a causa di un materialismo dilagante, in un paesaggio diffuso di rovine morali, una vera “Cenerentola” in questi tempi di bunga-bunga. In particolare, in questi ultimi anni, i soldi, come mezzo utile per risolvere i problemi di ogni giorno, dal portafoglio nella tasca dei pantaloni sono passati alla testa e stanno diventando il motore del comportamento umano, creando anche malattie da denaro, perché si crede sempre più che una persona valga in base al potere economico che ha. Siamo catapultati in uno stordimento esteriore, senza renderci conto che vivere non è soltanto una funzione biologica, perché dentro abbiamo un vissuto spirituale dal potenziale illimitato.

La seconda difficoltà è data dal fatto che abbiamo paura dei nostri sentimenti. In quest’epoca, in cui la regola del consumo è diventata la vera misura del vivere, ci siamo progressivamente convinti che anche i sentimenti siano simili alle altre cose che, quando vengono date, sono perdute e consumate per sempre. Mentre i movimenti all’interno dei meandri del cuore vanno in un’altra direzione: donando non ci si priva, ma si fa aumentare in noi la forza di creare e rigenerare.

C’è un’eco potente in fondo al cuore che ti ripete all’infinito: «Ti voglio bene!», un’eco come un filo rosso, che è passata attraverso ogni istante della tua vita e ha infilato ogni esperienza della tua esistenza, anche quelle che, immediatamente, hai classificato come brutte, disastrose, ingiuste, crudeli… È il sussurro di un vento leggero, che ti attraversa continuamente il cuore e ti mormora: «Esisti perché ti amo… Sei cresciuto perché ti amo… Sei ricolmo ogni giorno da capo a piedi di una valanga di doni, perché ti amo…». È il sussurro di Dio che attraversa la tua vita e non lo sapevi. Occorre dunque questo contatto salutare con le tue emozioni di fondo, con questo sussurro di Dio, altrimenti non hai altra scelta: diventerai prigioniero del tuo narcisismo e sarai tramontato prima ancora di morire fisicamente.

Dio ci ama: questa è la grande verità della nostra vita, quella che dà senso a tutto il resto, proprio perché non siamo frutto di un caso, di una serie di circostanze irrazionali e capricciose, ma, al di là degli interventi umani che sono entrati in azione nella vita, contribuendo od ostacolando, all’origine c’è un progetto di amore. Se scopri questo e ti senti veramente amato, avvertirai contemporaneamente l’esigenza di giocarti la vita per l’unica cosa che conta, cioè amare.

  1. Posizionare dei segnali

Se la posta in gioco è così importante, al punto che, come dicevamo sopra, ne va della realizzazione o no della vita, occorre intervenire efficacemente con i nostri ragazzi e giovani, per aiutarli ad entrare in questa prospettiva: sei più che sufficientemente amato. Se non lo sai, devi assolutamente scoprirlo.

Ecco, allora, tre livelli di scoperta e di maturazione che propongo a te e a loro.

3.1 Educare all’amore

È vero che d. Primo Mazzolari scriveva: «Comandare ad un giovane di amare?… Egli ama come respira, come sogna», però la capacità di amare non è mai una cosa già fatta, una semplice avventura del cuore. L’amore deve essere elaborato, diventa quello che la capacità e la profondità di ogni persona sa mettere a punto. Dunque, è indispensabile l’educazione all’amore. La storia di ciascuno, in fondo, è mossa dal proprio bisogno di essere amato e dall’uguale bisogno di amare. Una sorta di matassa preziosa ma da ordinare, da non lasciare in un groviglio arruffato senza né capo né coda. Come, allora, educare all’amore? Occorre prima di tutto prendere atto di questo materiale prezioso che ognuno si porta dentro, da rispettare fino in fondo in tutte le sue dinamiche, sia biologiche, che psicologiche, che spirituali; tuttavia, da discernere subito bene nelle sue due frecce di direzione con cui questa immensa ricchezza si presenta, si può esprimere ed orientare: modalità autentiche e costruttive; modalità ambigue, distorte e distruttive. Se non entra in gioco la scoperta e la valorizzazione del sentirsi amati, è pressoché impossibile districare il groviglio e sarà altrettanto impossibile un cammino di crescita per esprimere le proprie energie di amore come responsabilità verso il vero bene proprio e quello delle persone con cui si entra in relazione.

3.2 Provocare un cristianesimo autentico

È un dato di fatto che sta tramontando ormai – e per fortuna – un cristianesimo di abitudine e convenzione sociale, mentre sta sorgendo l’alba del cristianesimo della scelta e della convinzione. Paradossalmente, anche se per il momento le parrocchie appaiono più vuote e la Chiesa stessa, nell’immaginario sociale, sembra aver indossato i poveri cenci della Cenerentola di turno, questa è un’occasione formidabile per provocare i nostri ragazzi e giovani sulle scelte fondamentali della vita, tra cui il credere o il non credere; accogliere un progetto di vita o rifiutarlo; accettare la forza morale di esprimere i comportamenti in base a convinzioni o restare alla deriva degli impulsi… Anche qui il sentirsi amati si fa tracciato discriminante e pungolo di decisione e di scelta, proprio perché esso spinge sempre e decisamente ad una risposta di responsabilità.

3.3 Educare al “sussurro” di Dio

I due livelli precedenti sono molto importanti, ma insufficienti per vivere all’insegna del sentirsi amati. Ci vuole un passo oltre, cioè educare seriamente ad un rapporto di intimità con Dio. Uno si può dire innamorato quando crede fermamente nella persona che ama. Finché Dio è un’idea o un semplice codice di norme da osservare, potrà incutere timore, rabbia, stima, rispetto, ma non amore. Sarà quindi ancora un rapporto legale, ma non di affetto. Occorre invece avviare ed educare al rapporto innamorato, il che esige educare e formare alla preghiera. Questo richiederà convinzione sull’importanza di ritagliarsi dei tempi di preghiera ogni giorno; richiederà silenzio ed ascolto della Parola di Dio; richiederà capacità di scendere nella propria interiorità con la guida dello Spirito, fino a cogliere il sussurro di Amore del Signore. Scoprire che Dio è innamorato della tua vita e della tua persona, così da diventare innamorati di lui.

LABORATORIO

Ti propongo un esercizio concreto per cogliere dei segnali sul sentirsi amati.

Il cerchio magico del sentirsi amati

– Disegna un cerchio e dividilo in due sezioni: quella del sentirsi amati e quella del non sentirsi amati. La dimensione di ognuna deve essere in base alla percentuale di come vivono in te le due realtà.

– Suddividi la sezione del sentirsi amati in altre tre sottosezioni: educazione all’amore; cristianesimo autentico e convinto; innamoramento di Dio.

– Dai una percentuale che senti corrispondente ad ognuna di queste tre sottosezioni, naturalmente entro la cifra di valutazione che hai dato alla sezione del sentirsi amati.

Confronta l’esempio nella figura infra:

 mo di “Si può fare…”

  1. 6: Vivere la relazione nell’amore

Se provi ogni settimana a darti le percentuali nelle tre sottosezioni e ti impegni a crescere in esse, si allargherà sempre di più la sezione grande del sentirsi amati fino a spiazzare quella del non sentirsi amati. Buon lavoro di crescita!