N.06
Novembre/Dicembre 2011

Si puo fare …6 – Vivere la relazione nell’amore

Un’indicazione previa: facendo eco al documento CEI sugli orientamenti pastorali 2010-2020, Educare alla vita buona del Vangelo, tentiamo di sviluppare e proporre alcuni punti in chiave formativa, come suggerimento, per costruire cultura vocazionale e per offrire alcune note sull’accompagnamento personale in vista dell’educazione alla decisione vocazionale.

  1. «Super Persone» o una generazione nuova ed esigente?

Da un po’ di tempo gira la denuncia: Attenzione! Si sta imponendo il mito del Super Person! La nostra società competitiva in modo isterico, ipnotizzata dalle lauree e dai titoli sta davvero superando se stessa nello sforzo di produrre vincitori con abilità fuori misura, con bimbi stressati fin dai 4 anni per gare di superiorità; con madri e padri ossessionati da risultati scolastici e test di ammissione fin dalla scuola secondaria inferiore; brevetti di pilota fin dalla scuola media; con dodicenni che fanno corsi di calcolo avanzato… Tutti devono essere intelligentissimi questi ragazzi e ragazze che fanno corsi su corsi per essere ammessi ad altri corsi. Cose che, per di più, si possono permettere solo famiglie ricche, che hanno più mezzi, più occasioni di crescita culturale e vanno in scuole migliori, università più prestigiose e si laureano meglio, lasciando indietro i poveri e i figli del ceto medio. Ormai crescere un figlio competitivo accademicamente è un vero lavoro, quasi a tempo pieno.

Ma, allora, quelli che passano per migliori sono davvero migliori? Magari migliori a costruirsi un curricolo e passare ad un concorso. Tuttavia queste sono vere corse del topo, che, certamente, non fanno il mondo migliore. La cultura contemporanea sembra abbia scartato il gusto di essere semplicemente se stessi, anche con la ricchezza della propria fragilità, dimensione che non solo non è coltivata, ma è persino rifuggita. E pensare che la fragilità non è semplicemente una diminutio della persona, ma una vera qualità della vita, che, posizionata nelle mani dell’amore, porta ad una piena realizzazione di se stessi, senza bisogno di correre ai traguardi delle Super Person. Tanto più che anche l’ultima GMG di Madrid ci ha fatto imbattere nell’esperienza di una grossa novità nel mondo giovanile: la nuova generazione, che sta venendo alla ribalta, è una generazione esigente. Lo si è potuto cogliere dall’attenzione e pazienza nell’ascolto e nella freschezza delle domande, che chiedevano aiuto e consigli, per mettere insieme vita quotidiana e messaggio del Vangelo.

  1. Il debito dell’amore vicendevole

San Paolo è chiaro: «Non abbiate debiti con nessuno, salvo quello dell’amore vicendevole» (Rm 13,8). Un debito che rimarrà sempre da saldare, perché le esigenze dell’amore vanno continuamente oltre. Oggi siamo tutti elettrizzati e abbacinati dal debito pubblico e dal debito ansioso soggettivo di non disturbarsi e non darsi fastidio vicendevolmente, per stare bene solo dentro se stessi e per essere stimati ed apprezzati all’esterno. Invece, l’unico debito è e rimane quello dell’amore vicendevole, cioè vivere la relazione nell’amore. Un amore che non si stanca dell’altro/a, anche quando ci sono molte cose da parte sua che ci danno fastidio. Tutti inseguiamo il “sogno proibito” di una grande fraternità universale fra popoli e nazioni, nella pace, solidarietà, giustizia vicendevole, ma esso è davvero inutile e proibito, se non risolviamo queste cose al livello primario, in famiglia, fra i gruppi che frequentiamo e negli ambienti del nostro vivere quotidiano.

Proprio perché la costruzione di un mondo nuovo di pace e di fratellanza inizia dai mattoni quotidiani elementari io-tu. Si tratta in ogni caso di guadagnare l’altro/a, un guadagno che è davvero il più grande della vita, perché il nostro Dio, un Dio di comunione e di amore, vuole che ci guadagniamo vicendevolmente. E tutto ciò forma appunto quel debito a cui fa riferimento San Paolo. Un debito ed un legame che è amore, perché solo questo è e deve essere il motore di tutto.

Facciamo tante cose, anche molto buone, ma il vero problema non è la quantità o l’importanza sociale di esse; il problema è il come. Quello che conta di più non è solo ciò che fai, ma come lo fai, cioè la relazione vicendevole nell’amore. La relazione nell’amore diventa allora un affascinante percorso da scoprire negli anni e, se ci incamminiamo sul serio in questo progetto, constatiamo che la vita ci riserva bellissime sorprese. Si impara crescendo e camminando, passando da una fede puerile ad una fede adulta; dalla superficialità e banalità nelle nostre relazioni al rispetto e all’intensità della logica dell’amore vicendevole; dal bisogno appiccicaticcio dell’altro/a al dono gratuito, che non teme di sacrificarsi per esso/a. Un percorso che conquista sempre ulteriori posizioni e non si arresta mai, perché la pienezza e la definitività dell’amore non ci appartengono, finché camminiamo su questo nostro pianeta. Insieme con una relazione sempre da aggiustare e rettificare e che richiede di impegnarci fino in fondo senza mollare mai.

  1. Educhiamo alla relazione nell’amore

Oggi, per dirla in termini un po’ spicci, i nostri ragazzi e giovani sono o Narciso oppure Calimero. O inginocchiati ed innamorati di fronte all’immagine di sé oppure con una totale disistima della propria persona e delle proprie possibilità. Questo sistema di vite “schizzate” ha alla base un chiaro deficit pressoché totale di educazione alla relazione nell’amore. Per carità, amore è la parola più usata ed abusata in questo nostro tempo, con una confusione pazza tra il vero amore ed una valanga di surrogati più o meno velenosi, che sono in realtà degli autentici egoismi. Ora l’educazione alla relazione nell’amore comprende almeno le seguenti due linee. 

3.1 Dei padri presenti ed incoraggianti

Padri biologici e padri spirituali: oggi sono assenti tutti e due o, se ci sono, hanno una presenza sciatta. Con ogni probabilità siamo la prima generazione che ha abdicato al compito di educare la successiva. Educare nel senso profondo etimologico di condurre e tirare fuori il tesoro e le potenzialità che i nostri figli (ragazzi e giovani) hanno dentro, per aiutarli ad affrontare la vita. Dei padri che siano anche e soprattutto maestri, che si fanno carico dei figli che sono stati loro affidati. Dei padri autorevoli, che sanno insegnare senza imposizioni e senza pregiudizio di disistima per chi si sta appena aprendo all’avventura della vita. Invece dei testimoni, che hanno già percorso un tratto di strada in più e ti sanno spronare nel modo giusto, proporzionale alle tue possibilità di oggi, ma con un lancio in avanti straordinario.

3.2 Un laboratorio di relazione nell’amore

La seconda cosa necessaria è impegnarsi con il laboratorio della relazione nell’amore. Ad amare si impara amando, non semplicemente con le idee e i desideri. Ci vuole esercizio pratico e fatica, perché si è intrapreso un sentiero in salita. Si tratta di coltivare la pianticella dell’amore gratuito, che ognuno di noi ha già piantata dentro, ma che, in tantissimi casi, vivacchia striminzita nel terreno duro del cuore senza irrigazione e concime, un terreno sassoso e desertico ridotto così dalla siccità dell’egoismo.

Il laboratorio allora consiste nel coltivare quattro atteggiamenti, che formano il fiore meraviglioso dell’amore gratuito:

-l’attenzione profonda all’altro/a (non solo all’immagine fisica, non solo alle idee e ai gusti, ma a tutta la sua persona nelle sue ricchezze e nei suoi limiti). Quindi un’attenzione che sa accogliere.

-Lo stupore e la meraviglia per la bellezza profonda dell’altro/a, non solo quella esteriore e che si rivela nella sua interiorità. Ognuno infatti ha dentro di sé una bellezza indescrivibile, fatta di doti e di possibilità molto più grandi di tutti i limiti e i difetti. È il luogo dell’impronta e del sigillo di Dio in quella persona.

-I gesti di affetto e di servizio. Se l’attenzione e lo stupore sono autentici si sente il bisogno di tradurli in dono: gesti concreti di affetto, di prendersi cura e di mettersi a servizio nei riguardi dell’altro/a, senza pretendere un contraccambio: donare per il gusto di donare.

– Il rispetto per quello che l’altro/a è, senza esigere che sia o divenga a mia immagine e somiglianza e senza pretendere dei passi e dei cammini, che, per il momento, non sono proporzionati alle sue forze e possibilità.

Solo così la pianticella diventa vigorosa e rigogliosa, splendidamente fiorita e ricca di frutti promettenti. Solo così i nostri ragazzi e giovani possono crescere verso una vita adulta significativa, persone che credono in  Dio, in se stessi e negli altri e non si spaventano delle difficoltà immancabili dell’esistenza. Queste sì sono vere Super Person, di cui noi tutti e il mondo intero abbiamo bisogno.

 

Laboratorio per la coltivazione del fiore della relazione nell’amore

Il cuore di ognuno di noi è un ricettacolo prezioso in vista della fioritura della relazione nell’amore. Questa non è spontanea, ma esige una particolare cura che produce quattro petali meravigliosi, che compongono il fiore, promessa di buoni frutti.

I – IL PETALO DELL’ATTENZIONE

  • Analizza dove in genere si ferma la tua attenzione nei riguardi dell’altro/a e dai una tua valutazione:
  • -sono attento solo all’aspetto esterno (1 – 5);
  • -sono attirato dalle idee e dai gusti (1 – 10);
  • -sono attento a tutta la persona, in particolare alla sua interiorità (1 – 20).

Totale:

II – IL PETALO DELLO STUPORE

  • Analizza la capacità di stupore e meraviglia nei riguardi dell’altro/a e dai una tua valutazione:

-mi meravigliano solo i difetti (1 – 5);

– mi meravigliano solo le doti eccezionali, che mi procurano piuttosto invidia (1 – 10);

-mi stupisco della bellezza profonda che c’è nell’altro/a, nonostante difetti e limiti (1 – 20).

Totale:

III – IL PETALO DEI GESTI

  • Analizza la capacità di saper tradurre in gesti concreti la relazione nell’amore e dai una tua valutazione:

-mi fermo e mi interesso solo al saluto, ai baci, alle carezze… (1 – 5);

-il servizio solo qualche volta, quando non ne posso fare a meno (1 -10);

– sono sempre pronto a prendermi cura dell’altro/a e a servire, anche se mi costa (1 – 20).                                                                                                                   Totale

IV – IL PETALO DEL RISPETTO

  • Analizza quanto e come rispetti l’altro/a e dai una tua valutazione:

-sto a debita distanza, per evitare lo scontro oppure lo rispetto se lui mi rispetta (1 – 5);

– lo rispetto solo nella misura che accetta di essere come me e secondo i miei gusti (1 – 10);

-rispetto e stimo la sua persona, anche se siamo abbastanza diversi in tanti aspetti (1 – 20).

Totale:

Per essere sufficientemente in linea per quanto riguarda la relazione nell’amore devi raggiungere almeno la somma di 25 per ogni petalo. Ti invito a fare questo esercizio ogni settimana, analizzando la relazione con alcune persone che frequenti maggiormente.