N.02
Marzo/Aprile 2012
Studi /

Rispondere all’Amore…si può

L’alto numero di presenze in sala e di domande di approfondimento hanno dimostrato un notevole interesse per l’argomento.

La relatrice ha presentato un’iniziativa realizzata dal Servizio Nazionale per le Vocazioni (organismo simile al nostro CNV) su tutto il territorio francese. Mossa dalla considerazione che la figura del presbitero è spesso misconosciuta o conosciuta male, l’iniziativa ha voluto riportare davanti agli occhi della popolazione l’immagine del prete.

In stretta collaborazione con un’agenzia pubblicitaria sono state individuate alcune fasce di età e alcuni ambienti nei quali fare la proposta. Per gli adolescenti (16-23) sono state create e distribuite nei luoghi più frequentati (pub, café…) circa centomila cartoline postali (http://www.facebook.com/pourquoi pas moi/vocations) che – anche un po’ per gioco – i ragazzi si sono scritti e spediti. Sul retro, l’inidirizzo web del Servizio Nazionale (http://vocations.cef.fr) e del profilo di Facebook. Iniziativa simile per i giovani universitari, caratterizzata dall’orientamento al mondo del lavoro (http:// www.facebook.com/ministreEtServiteurToutTerrain). Inoltre – ed è la terza parte del progetto – su diversi quotidiani nazionali francesi (http://www.liberation.fr/societe/0101631267-j-aime-la-vie-je-suispretre) sono state pubblicate alcune immagini di preti accompagnate da scritte come questa: «Sono un uomo come gli altri. Accompagno le persone nei grandi momenti della loro vita. Il Cristo mi appassiona e lo dico. Amo la vita. Sono prete!».

Lo scopo dell’iniziativa è stato raggiunto, sul sito web di riferimento i contatti si sono moltiplicati e in più di una occasione pubblica si è ripreso a parlare della figura del prete ed – evidentemente – si sono riscontrati anche alcuni limiti. È certo che la portata dell’iniziativa prevede una realizzazione su territorio nazionale, ma il modello applicato è facilmente adattabile a diversi livelli (regionale, diocesano, locale…) in quanto riprende schemi noti nell’ambito delle scienze della comunicazione. È importante non perdere di vista lo sfondo teologico che vuole sostenere tutto l’impianto, quello di una teologia dell’incarnazione che si sforza di mantenere in tensione il contenuto dell’annuncio e il suo destinatario. È proprio quest’ultimo, infatti, ad avere il primato nell’attenzione, in modo da adattare alle sue caratteristiche linguaggi, supporti e strategie di comunicazione. Da ultimo, nello sviluppo del progetto, si è rivelata importantissima la verifica e la flessibilità nell’accettare riscontri e “sorprese” dopo aver sperimentato un’azione comunicativa: il feedback fornito dagli interessati ha costretto, talvolta, ad un ripensamento radicale, ma efficace.

Senza dubbio, l’interesse del lavoro sta soprattutto nell’intuizione che lo fonda e nel metodo utilizzato nella realizzazione del progetto. La ricerca di un linguaggio adatto, la collaborazione con agenzie e tecnici competenti e la disponibilità ad apprendere da loro, il domandarsi circa l’idea teologica di fondo che guida ogni attività di annuncio vocazionale, sono attenzioni decisamente feconde. A fondamento, come sempre, la passione… per Dio e per l’Uomo.

  1. Il tema della vocazione nell’Irc: quali opportunità per gli avvalentisi credenti

Vincenzo Annicchiarico, Direttore del Servizio Nazionale per l’Insegnamento della Religione Cattolica, CEI – Roma

Prima fase: le motivazioni

Lettura dell’ambito di competenza dell’Irc, a partire dall’attuale situazione, con un’attenzione alle potenzialità di tipo vocazionale.

Che cos’è l’Irc

L’insegnamento della religione cattolica per l’educazione della persona

«L’insegnamento della religione cattolica è un servizio educativo a favore delle nuove generazioni, “volto a formare personalità giovanili ricche di interiorità, dotate di forza morale e aperte ai valori della giustizia, della solidarietà e della pace, capaci di usare bene della propria libertà”. Esso intende rispondere alle domande della persona e offrire la possibilità di conoscere quei valori che sono essenziali per sua formazione globale» (CEI, Insegnare Religione Cattolica oggi, Nota pastorale, Roma 1991, n. 4).

Il contributo specifico dell’insegnamento della religione cattolica

«All’interno di questa ampia prospettiva culturale ed educativa si colloca, insieme alle altre discipline, l’insegnamento della religione cattolica. Esso offre il suo specifico contributo al pieno sviluppo della personalità degli alunni, promuovendo l’acquisizione della cultura religiosa, secondo le esigenze proprie di ciascun ordine e grado di scuola» (Ivi, n. 6).

Insegnamento della religione cattolica e catechesi

«Occorre, infine, tenere presente l’impegno preciso contenuto nell’Accordo concordatario: questo, mentre sottolinea che l’Irc deve essere svolto in conformità alla dottrina della Chiesa, ne indica chiaramente il significato e l’indole specifica inserendolo “nel quadro delle finalità della scuola”. È questa una precisazione basilare, che permette di distinguere l’Irc dalle altre forme di insegnamento religioso che sono proprie della comunità cristiana, come la catechesi parrocchiale, familiare o dei gruppi ecclesiali. È vero che tra l’Irc e la catechesi esiste una complementarità e si dà un collegamento perché hanno un contenuto sostanzialmente comune e si rivolgono alle medesime persone. Ma è anche vero che sono ben distinti nelle finalità e nel metodo. A scuola di religione non si ripete il catechismo, ma si svolgono programmi stabiliti in conformità agli obiettivi della scuola e proposti secondo le metodologie proprie dei diversi ordini e gradi di scuola. L’Irc intende promuovere una ricerca della verità, offrendo agli alunni tutti quegli elementi culturali che sono necessari per la conoscenza della religione cattolica e per l’esercizio di un’autentica libertà di pensiero e di decisione» (Ivi, n. 13).

Il n. 47 degli orientamenti pastorali della Cei, Educare alla vita buona del Vangelo, 2010

«L’insegnamento della religione cattolica permette agli alunni di affrontare le questioni inerenti il senso della vita e il valore della persona, alla luce della Bibbia e della tradizione cristiana. Lo studio delle fonti e delle forme storiche del cattolicesimo è parte integrante della conoscenza del patrimonio storico, culturale e sociale del popolo italiano e delle radici cristiane della cultura europea. Infatti, “la dimensione religiosa… è intrinseca al fatto culturale, concorre alla formazione globale della persona e permette di trasformare la conoscenza in sapienza di vita” (Benedetto XVI, Discorso agli insegnanti di religione cattolica, 25 aprile 2009). Per questo motivo “la scuola e la società si arricchiscono di veri laboratori di cultura e di umanità, nei quali, decifrando l’apporto significativo del cristianesimo, si abilita la persona a scoprire il bene e a crescere nella responsabilità, a ricercare il confronto ed a raffinare il senso critico, ad attingere dai doni del passato per meglio comprendere il presente e proiettarsi consapevolmente verso il futuro” (Ibid.)».

Il tema “vocazione” nell’irc

Nell’Irc il tema della vocazione viene trattato in riferimento alle finalità scolastiche della disciplina; quindi l’approccio a questo tema non è quello di sollecitare la disposizione, il discernimento e la sensibilità dell’alunno verso la risposta ad una chiamata divina, ma, piuttosto, quello di offrire risorse per un più ampio ventaglio di criteri nella graduale determinazione di un personale, libero e responsabile progetto di vita che si colloca sul piano educativo della formazione globale della persona e su quello specifico della vita di fede. Si potrebbe dire che l’Irc, a scuola, porrebbe la questione culturale della vocazione, traendo i suoi contenuti e mutuando il linguaggio religioso dal sistema di significato che è dato da una concreta Religione, presente nel Patrimonio culturale e storico del Popolo italiano, il Cristianesimo nella Confessione cattolica. Pertanto, l’approccio culturale dell’Irc potrebbe costituire, per i credenti, una sorta di preludio o di approfondimento culturale circa quegli aspetti della vita cristiana che sono propri del cammino intraecclesiale; per chi non crede, comprendere la religione potrebbe significare il capire “l’umano” delle persone che la praticano, in vista della convivenza civile nel quadro della società pluralista. Pertanto, rispondere all’amore significherebbe approcciare l’argomento da più versanti.

  1. Versante biblico: approcciare il tema riferendosi alla Bibbia come documento fondante il cristianesimo, secondo le seguenti piste:
  2. a) storica, mettendo in luce che la Bibbia è documento storico delle origini del cristianesimo; senza tale spessore, essa perderebbe l’autenticità e la verità del suo contenuto e del suo messaggio; b) esperienziale, evidenziando la sua funzione interpretativa di tutta l’esperienza umana nella sua espressione religiosa, vale a dire di apertura al trascendente; c) linguistica e letteraria, evidenziando il suo ricchissimo e multiforme linguaggio, per cui il testo ha una grandissima forza comunicativa.

Esempio: si può proporre una riflessione partendo da alcuni versetti del Cantico dei Cantici (cf 2,13-14.16-17) che alludono allo sposo che cerca la sposa e all’intensità dell’amore (Alzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto! O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è incantevole); la relazione autentica è quella in cui la persona umana trova un “tu” (Il mio amato è mio e io sono sua; egli pascola fra i gigli. Prima che spiri la brezza del giorno e si allunghino le ombre, ritorna, amato mio, simile a gazzella o a cerbiatto, sopra i monti degli aromi); la reciprocità dell’amore fa evidenziare e riconoscere il rapporto sponsale tra Dio e Israele (Cn 6,1-3).

Esempio: si può proporre un’analisi del brano evangelico della Samaritana da cui comprendere come l’incontro autentico e profondo con il Signore Gesù spinga verso una risposta d’amore: «…lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: Venite a vedere…» (Gv 4,28-29).

  1. Versante storico-culturale: approcciare il tema facendo emergere:
  2. a) l’aspetto socio-ecclesiale, rappresentato da aspetti della vita ecclesiale come istituzione, ministeri e servizi, radicamento vitale nel territorio; b) l’aspetto rituale-liturgico, rappresentato dai luoghi di culto, calendario liturgico, feste, sacramenti, riti, tradizioni popolari; c) l’aspetto esistenziale, rappresentato dalle scelte dei cristiani, le quali esprimono efficacemente il sistema di valori in cui si crede e per cui ci si impegna nella storia; d) l’aspetto artistico, rappresentato dalle varie forme espressive dell’arte ispirate nell’arco della storia dal messaggio cristiano; e) l’aspetto linguistico, rappresentato, oltre che dalla ricchissima espressività del documento biblico, matrice dell’interpretazione cristiana della vita, anche da formulazioni adeguate ai momenti storici (concili) e alle età degli uomini (catechismi).

Esempio: si può proporre una riflessione culturale da un passo di Martin Buber: «Soltanto quando due uomini si comprendono reciprocamente al punto che ciascuno vuole ciò che v’è di più alto nel destino dell’altro, senza nulla imporgli di personale, soltanto in questo rapporto si rappresenta vivamente la magnificenza dinamica dell’essere umano» (M. Buber, Il principio dialogico e altri saggi, San Paolo, Cinisello Balsamo – MI -, 1993), evidenziando come la relazione io-tu diventi realizzazione di un’esistenza autentica allorquando sia fondata su una relazione piena e assoluta con il “Tu divino”.

Esempio: si può proporre uno studio a partire dal Catechismo della Chiesa Cattolica (nn. 1-3) e dal Deus caritas est (n. 17), evidenziando come proprio nel più profondo del suo essere creatura l’uomo possa ritrovare il senso dell’amore e l’appello ad un amore, interpersonale e comunitario, autentico e responsabile, che si esplichi in varie forme e dimensioni.

  1. Versante antropologico: approcciare il tema identificando una rete di riferimenti antropologici sui quali far poggiare e a partire dai quali progettare la propria vita, consapevoli che l’essere umano vuole sapere, anche se non sempre è disposto a pagare il prezzo necessario per porsi domande sensate ed avviare, a partire da esse, processi autentici di ricerca, dove non sia estranea la ricerca di Dio.

Esempio: si può proporre una riflessione a partire da un passo di Gabriel Marcel: «Se l’uomo è essenzialmente un viandante, ciò significa che egli è in cammino verso una meta della quale possiamo dire al tempo stesso e contraddittoriamente che la vede e che non la vede. Ma l’inquietudine è appunto come la molla interna di questo progredire e qualunque cosa dicano coloro che pretendono di bandirla in nome di un ideale tecnocratico, l’uomo non può perdere questo sprone senza divenire immobile e senza morire» (G. Marcel, Homo viator, Borla, Roma 1980), la persona ha in sé il desiderio di conoscere e ciò dà origine a tutta la fatica del ragionare. Per Sant’Agostino si conosce ciò che si ama e afferma: «Nessun bene è conosciuto perfettamente se non lo si ama perfettamente» (Diverse questioni 35,2); amare è cercare la felicità, amare è cercare Dio: «Cercando te, mio Dio, io cerco la felicità. Ti cercherò perché l’anima viva. Perché vive dell’anima il mio corpo, e di te vive l’anima» (Confessioni, X, 20,29).

Esempio: si può proporre di esprimere considerazioni partendo dal brano musicale L’amore fa di Ivano Fossati, evidenziando come nell’esperienza umana dell’amore interpersonale si possa cogliere l’amore di Dio come senso e orizzonte dell’amore umano.

  1. Versante pedagogico-didattico: approcciare il tema a seconda dell’età dei ragazzi, per evitare categorie che risultino astratte, avulse da precisi modelli e valori vissuti, viene considerata l’età nella sua evoluzione e, di conseguenza, si predispone un itinerario pedagogico a partire dalla realtà del soggetto.

Esempio: si può proporre di riflettere sull’accompagnamento in ambito educativo a partire da quello che scrive Jacques Maritain. Questi afferma che «l’uomo è una persona che si possiede per mezzo della intelligenza e della volontà. Egli non esiste soltanto come un essere fisico: c’è in lui un’esistenza più nobile e più ricca: la sovraesistenza spirituale propria della conoscenza e dell’amore. Egli è così, in un certo senso, un tutto, e non soltanto una parte; è un universo a se stesso, un microcosmo, in cui il grande universo intero può essere racchiuso mediante la conoscenza. E mediante l’amore egli può donarsi liberamente ad esseri che sono per lui come degli altri se stesso. Di questa specie di relazioni non esiste alcun equivalente nel mondo fisico». Dunque, per accompagnare bisogna conoscere chi sia l’uomo che si accompagni. Maritain dice che «l’idea puramente scientifica dell’uomo può procurarci delle informazioni inestimabili e sempre nuove intorno ai metodi e agli strumenti della educazione, ma da sé non può fornire né i primi fondamenti né le direzioni primordiali dell’educazione, perché questa ha bisogno di conoscere innanzi tutto che cosa è l’uomo, quale è la natura dell’uomo, quale scala di valori essa implica