N.05
Settembre/Ottobre 2014

Polittico di San Vincenzo Ferrer

Giovanni Bellini, 1464-1470 ca., Venezia, Basilica dei Santi Giovanni e Paolo

Nello scomparto superiore notiamo l’angelo annunciante, il Cristo passo sorretto da due angeli e la Vergine annunciata. I due personaggi dell’Annunciazione qui sono raffigurati da soli, “divisi” da un Cristo passo sorretto da due angeli. Con alcuni particolari, Bellini comunica il totale coinvolgimento della Madonna all’annuncio dell’angelo: lo sguardo, la postura delle mani, la sottolineatura dell’orecchio e della bocca aperta. Lo sguardo rivolto verso l’alto indica la contemplazione di Maria; le mani giunte sono espressione di una personalità orante; l’orecchio (semi)visibile segnala la sua disponibilità all’ascolto; infine, la bocca aperta è indicativa del momento in cui Maria santissima espresse quel fiat che cambiò, per sempre, le sorti dell’umanità. Anche nello scomparto centrale abbiamo tre distinti personaggi. A sinistra San Cristoforo, al centro San Vincenzo Ferrer e a destra San Sebastiano.
Iniziamo con Cristoforo, santo di origine cananea. Si era prefisso di individuare il sovrano più potente. Qualcuno gli parlò di Satana e cominciò a servirlo. Ma un giorno incontrò un eremita, il quale si limitò a dirgli che per scoprire l’identità di un misterioso regnante – superiore persino a Satana – avrebbe dovuto traghettare la gente da una riva all’altra del fiume. Cristoforo acconsentì e, mentre stava facendo questo servizio, sentì una voce da un cespuglio: notò un bambino, il quale gli chiese soccorso per attraversare il fiume. Nel percorso, il bambino continuò a crescere e il fiume pure crebbe.
Solo a fatica la strana coppia giunse all’altra riva.
Il bambino gli disse: «Hai portato sulle spalle l’universo. Io sono il re dell’universo». Così Cristoforo si convertì a Cristo e cominciò ad annunciarlo. In questo racconto, c’è una convergenza sul tema cristologico: «Christofori faciem die quamquam videns illa mente die in core mala non morieris». La cultura popolare vuole infatti che, quando si guarda San Cristoforo, in quel giorno non si muoia d’infarto1.
In una singolare rappresentazione copta del V secolo d.C., San Cristoforo indossa una croce gemmata e un mantello. Qual è la stranezza?
È raffigurato sì con corpo umano, ma con la testa di un cane.
La storia di Cristoforo, infatti, ha una certa affinità con quella della divinità egizia di Anubi, la cui missione era provvedere al passaggio delle anime. Stando alla Legenda aurea, in origine Cristoforo aveva un altro nome: «Secondo i sinassari2, Cristoforo era un guerriero appartenente ad una rozza tribù di antropofagi3; si chiamava Reprobo e nell’aspetto “dalla testa di cane” (come lo definiscono gli Atti) dimostrava vigoria e forza»4.
Cristoforo è allora una sorta di esorcismo di una figura pagana.
Il nucleo forte del racconto agiografico è il traghettatore, signore dei limiti della morte, che conduce da un regno ad un altro. Venuto Cristo, questo traghettatore cessa di essere tale, per lasciare il posto alla figura di Cristoforo. Non più traghettatore, ma portatore di Cristo: Cristoforo, appunto.
Altro santo, altra storia. San Sebastiano era un soldato romano, convertitosi al Cristianesimo. Invocato contro la peste, «fu finito con la flagellazione nell’ippodromo del Palatino. Il suo corpo fu poi gettato in una cloaca perché i cristiani non lo recuperassero e lo venerassero»5. Quando venne trafitto dalle frecce, disse d’avereavuto una visione di Cristo. Questo rese il suo corpo impassibile: per questo, in quell’occasione, non morì.

Messaggio vocazionale
Infine, San Vincenzo Ferrer. Grazie alla sua abilità oratoria seppe attirare a sé numerose folle e anche le sue capacità taumaturgiche furono fuori dal comune. Davvero tantissimi i miracoli attribuiti non solo post mortem, ma anche quand’era in vita (in predella ne sono raffigurati cinque). Fissando questa immagine ci si poteva sentire protetti. Se poi i santi garanti di tale protezione erano tanti, ancor meglio! Ecco perché è accompagnato, in questo polittico, da San Cristoforo, invocato contro la morte improvvisa da infarto, e da San Sebastiano, per scongiurare (o far cessare) la peste. Soltanto adesso possiamo capire la relazione tra questi tre santi. Ma per la ricostruzione complessiva della ratio operis bisogna mettere in relazione il comparto centrale con quello superiore. Gli sguardi di San Cristoforo e di San Sebastiano sono entrambi rivolti verso l’alto: il primo in direzione del fiat della Vergine Maria; il secondo verso il Cristo.
Senza escludere ovviamente lo sguardo di entrambi in direzione ancor più sopra elevata, dove è collocata la presenza (originaria) del Padre Eterno, autentica “regia” dell’intera storia della salvezza: in primo luogo, permettendo il mirabile mistero dell’incarnazione, e gli sguardi incrociati dei due santi in direzione della coppia Madre-Figlio ce lo testimoniano; secondariamente, mettendo in rapporto questo evento con il Triduo pasquale. Cristo è morto, con i segni della passione ben visibili sul suo corpo. Tuttavia, è destinato a risorgere perché gli angeli lo sostengono e, soprattutto, perché il Padre lo sta aspettando, guardandolo dall’alto. Si tratta di una mirabile meditazione sulla salvezza, in vista della quale tutti i battezzati – sull’esempio di San Vincenzo Ferrer, San Cristoforo e San Sebastiano – sono chiamati alla santità.

NOTE
1 Cf A. Cardinali, “Cristoforo di Licia”, in AA. VV., Enciclopedia dei santi. Biblioteca sanctorum, vol. IV, Città Nuova, Roma 1964, pp. 349-363.
2 Sinassario è il nome dato dal cristianesimo orientale – anche cattolico – a una collezione di agiografie.
3 Il termine “antropofago” è comunemente riferito ad animali che si nutrono preferibilmente di carne umana.
4 Cf A. Cardinali, op. cit., p. 349.
5 Cf P. Cannata, “Sebastiano di Roma”, in AA. VV., Enciclopedia dei santi. Biblioteca sanctorum, vol. XI, Città Nuova, Roma 1968, pp. 775-801.

Giovanni Bellini
Polittico di San Vincenzo Ferrer
1464-1470 circa, tempera su tavola, Venezia, Basilica dei Santi Giovanni e Paolo