N.01
Gennaio/Febbraio 2016

Cominciamo, finalmente

«Cominciamo, finalmente»: lo disse San Francesco prima di morire. Al termine di un’esistenza vissuta nella ricerca, nell’operosità, nell’impegno e nel desiderio di “fare la propria parte”. Cominciamo!
Ogni giorno atteso e speso così: mettendosi in piedi per camminare, per andare incontro al nuovo e rendersi conto della sorpresa che è la vita.

Cesare Cremonini
Nasce a Bologna il 27 marzo 1980, figlio di Carla e Giovanni Cremonini, professoressa di Lettere lei e medico lui. Fin da piccolo inizia a studiare pianoforte (a 6 anni prende la sua prima lezione). A 11 anni riceve in regalo il primo disco dei Queen, gruppo per il quale tutta la vita sarà grande fan e che lo porta ad  abbandonare lentamente la passione per la musica classica e a dedicarsi totalmente al mondo del pop/rock. La sua particolare attitudine per la scrittura si manifesta invece verso i 14 anni, annotando brevi racconti, poesie e canzoni su un quaderno.
Nel 1996, assieme ad alcuni amici e compagni di classe, costituisce un gruppo chiamato “Senza Filtro”, con i quali si esibisce in feste e locali del circuito bolognese.
Alla fine del 1996, incontra casualmente Walter Mameli, che da allora diventa il suo produttore artistico e manager. Da allora, Cesare Cremonini è non solo musicista, compositore, creativo, ma cantautore moderno. È il pop 2.0. La nuova generazione della canzone d’autore.
Il 27 marzo 2014, giorno del suo 34esimo compleanno, si regala un nuovo singolo: Buon viaggio (Share the Love), che suona anche come un augurio per i prossimi anni di vita e di carriera.
A parlare di Buon viaggio è lo stesso Cesare Cremonini, su Facebook: «Una canzone davvero speciale per me; uscita dall’ultimissima penna che ho voluto provare, con la voglia di lasciare al passato tutti, ma dico tutti, i noiosi.
I giorni. Le parole. E le persone.
È una canzone che parla di te, non di chi è al tuo fianco.
E parla di amare, non di amore.
Di vivere, e non di vita.
Come diceva quella canzone? Il mio amore non sa giudicare, è troppo libero per farlo. Semplicemente.
È una canzone positiva, leggera ma carica di significato, dove il viaggio non è una proposta, ma l’imperativo a lasciarsi andare, trovando il coraggio di prendere la strada che porta più lontano.
Le canzoni più difficili da scrivere sono proprio quelle apparentemente più semplici, le più dirette, quelle che non si lamentano di nulla, non tengono il muso, ma propongono modelli di pensiero».
Il 26 giugno la canzone diventa disco di platino.
Il videoclip del brano, pubblicato il 21 aprile, è stato girato a Barcellona sotto la direzione di Gaetano Morbioli e ritrae Cremonini e l’amico Ballo insieme alle attrici Sheyla Pereira e Maria José Perez in giro per la città catalana su diversi mezzi di trasporto. Il video è uno tra i primi girati in Europa che utilizza una tecnica che si basa sull’impiego di telecamere GoPro e di obiettivi Fish-eye per creare immagini a base circolare in modo da creare un effetto 3D.

Buon viaggio
Cercate e troverete. Bussate e vi sarà aperto (Lc 11,9-10).
Un imperativo pieno di futuro! Si apre la strada a chi parte muovendo il primo passo e lo fa con speranza, nella fiducia, consapevole e forte, del bene che c’è e circola e dà vita.
Cercate sempre! Troverete sempre!
Il mistero della vita è così grande che nessuno può dire “ci ho  girato intorno, ci ho camminato dentro e ho capito”, è un mistero  inesauribile perché è relazione. Lo si scopre e costruisce attraverso  la domanda: tu chi sei? Tu chi dici che io sia?
Cercati! Cercami! Un viaggio per l’audace viandante. Un viaggio  che chiede rispetto per sé, per l’altro, per lo Spirito che fa di ognuno la sua dimora santa e in questa casa vuole essere libero e creativo.
La domanda chiede a noi la disponibilità ad uscire dagli schemi che sono così rassicuranti e così soffocanti perché costringono dentro modelli che legano il respiro. È impegnativo un viaggio del genere, ma l’ampiezza dell’orizzonte ripaga.

L’incanto sarà godersi un po’ la strada
Cosa ti piacerebbe trovare nella tua vita, oggi?
La strada!
Ciò che sostiene, dà prospettiva e speranza è la strada davanti.
Quel che si vorrebbe trovare, lo si costruisce sperandolo e creandolo a partire da quel che dalla realtà si ha a disposizione.
«Non abbiamo che…» (Mt 14,17).
Partire dai due pani e dai cinque pesci, dal poco che è il tutto  che abbiamo. Non è un adattamento, una resa o una limitazione, ma un giocare con le carte che la vita ci ha messo in mano. Essere realisti è la base per essere progettuali e creare il nuovo e il buono che attendiamo.
Ci vuole decisione: quando capisci quel che devi fare, fallo! 

Partire per ricominciare
Essere coloro che iniziano.
Ripartire, ricominciare, ricomporre, consapevoli che là da dove partiamo è il punto d’arrivo di un lavoro già fatto.
Non si parte mai da zero e questo ci fa grati, riconoscenti e responsabili, verso noi stessi e verso quei giganti che ci sostengono sulle loro spalle e che ci permettono di vedere più lontano.
«La nostra età fruisce del beneficio delle precedenti, e spesso conosce molte cose non per esservi giunta con il proprio ingegno, ma illuminata con forze altrui, con le grandi opere dei padri. Diceva Bernardo di Chartres che noi siamo come nani che siedono sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere molte cose anche molto più in là di loro, non come per acutezza della propria vista o perché più alti di corporatura, ma perché siamo sollevati e innalzati da gigantesca grandezza» (Giovanni di Salisbury, Metalogicon, III, 4).
È bello fare memoria di tanto bene che colma le nostre valli, appiana le montagne, fa dritte le vie tortuose, preserva da quelle accidentate. La memoria ci carica di energia, di entusiasmo e di stupore: quel che merita ogni nostro nuovo giorno.

Ti aspetto dove l’orizzonte è verticale
Aprire lo spazio alla decisione, evitando il rischio di annacquare la radicalità è creare l’oltre nella nostra vita. L’orizzonte si fa verticale, lancia e rilancia, quando si decide per la vita: quando si osa amare senza timore!
È questa l’opzione fondamentale, quel che sconvolge e stupisce: io decido il meglio di me, quando decido il meglio per l’altro. Quando imparo a dimenticarmi fino a dare la vita per l’amico, il fratello, la persona di cui mi accorgo, di cui non posso non accorgermi, e della quale divento responsabile. «Disse il piccolo principe: “Cerco degli amici. Che cosa vuol dire addomesticare?” – “È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami… Se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo”. “È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante. Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa”» (Antoine de Saint-Exupéry, Il piccolo principe).
È la sfida da cui non sfuggire, verso la quale orientarsi per fare bella la vita! Per farla vera ed evangelica, spazio dove l’altro può in- contrare lo slancio e l’energia costruttiva del bene. È il sì dell’istante al sacro, al verticale!

Share the love
Preferire l’amore! Scegliere l’amore significa essere sale della terra, essere luce del mondo! (Mt 5,13-14). «Gesù vuole dire: se sarete poveri in spirito, se sarete miti, se sarete puri di cuore, se sarete misericordiosi… voi sarete il sale della terra e la luce del mondo (…).
Ma che bella è questa missione di dare luce al mondo! È anche molto bello conservare la luce che abbiamo ricevuto da Gesù, custodirla.
Il cristiano dovrebbe essere una persona luminosa, che porta luce, che sempre dà luce! Una luce che non è sua, ma è il regalo di Dio, è il regalo di Gesù. E noi portiamo questa luce. Se il cristiano spegne questa luce, la sua vita non ha senso» (Papa Francesco, Angelus del 9 febbraio 2014).
La vita, la fede non sono qualcosa di privato, ma di personale. Ci coinvolgono totalmente e chiedono di essere condivise per avverarsi nella storia. Bisogna essere saporiti per dare sapore, bisogna essere luminosi per illuminare, perché l’insipido e l’insensato generano il buio e spengono il sogno. Tutto è consegnato a noi. È questione di scelta.
Scegliere di scegliere anzitutto!
Scegliere di prendersi cura della fragile speranza; scegliere la  profezia del nuovo possibile; scegliere di defenestrare l’alibi dei se e dei ma; scegliere di mettere un movimento di trasformazione e rigenerazione là dove dimorano la resa e la paura; scegliere di controllare il nostro io ipertrofico per uscire dal guscio e sbilanciarci nella solidarietà; scegliere di metterci in strada, in viaggio, con lo sguardo attento alla Donna del silenzio operoso, spinti, come lei, dalla fretta di esserci accanto all’altro, dentro la sua storia, nello spazio aggregante della quotidianità perché il necessario non mancherà a nessuno se ciascuno sceglie di vivere del necessario, restituendo e condividendo.

Nazim Hikmet, Il viaggio
Durante tutto il viaggio
la nostalgia non si è separata da me
non dico che fosse come la mia ombra
mi stava accanto anche nel buio;
non dico che fosse
come le mie mani e i miei piedi,
quando si dorme si perdono
le mani e i piedi.
Io non perdevo la nostalgia
nemmeno durante il sonno;
durante tutto il viaggio
la nostalgia non si è separata da me
non dico che fosse fame o sete
o desiderio del fresco nell’afa
o del caldo nel gelo,
era qualcosa
che non può giungere a sazietà
non era gioia o tristezza
non era legata alle città
alle nuvole
alle canzoni
ai ricordi
durante tutto il viaggio
la nostalgia non si è separata da me
e del viaggio non mi resta nulla
se non quella nostalgia.