N.06
Novembre/Dicembre 2016

Consigliare i dubbiosi

Giuseppe e l’uomo misterioso
Commuove il viaggio del giovane Giuseppe in cerca dei suoi fratelli: «Va’ a vedere come stanno, poi torna a riferirmi» (Gen 37,14). Così gli aveva chiesto il padre, Giacobbe, nel tentativo di risolvere una tensione che a breve avrebbe preso dimensioni imprevedibili e dolorose. «Eccomi», aveva risposto prontamente, quasi vi intuisse una missione inseparabile da lui. La baldanza, però, si spegne in fretta. Giunto a Sichem, Giuseppe non trova i suoi fratelli e si perde nel viaggio. Non è difficile immaginare le domande del suo vagare: «Perché sono giunto fino a qui? Qual è la mia meta? Perché ho obbedito al viaggio che mi è stato indicato?». Non sono domande che premono in una sola stagione. Anche l’età matura, alla luce di qualche svolta repentina, lascia emergere interrogativi del genere. Nasce qui il “dubbio”, quel sospetto d’essersi sbagliati, di aver corso invano e di non sapersi decidere, di attraversare momenti di oscurità in cui ciò che era così chiaro ed evidente non lo è più o si fa fatica a comprendere. Così il dubbio permette di guardare con più attenzione a cosa veramente ci sostiene, a continuare ad interrogarci, senza accontentarsi delle risposte a basso prezzo. Talora il dubbio sorprende anche la fede, obbligando a riflettere sulle immagini di Dio che ci siamo fatti, a distinguere tra l’idolatria e il vero Dio, spesso abitando dolorosamente tra le rovine degli idoli distrutti. La vicenda del giovane Giuseppe illumina il dramma della nostra situazione umana: siamo fatti per vivere grandi, perenni valori dello spirito, incarnandoli continuamente nella condizione attuale di vita, vale a dire in un tempo, uno spazio, all’interno di una trama di rapporti, in una cultura fatta di gesti, di parole, di riti, di istituzioni.
Quando la vita gode di una certa stabilità, è nel momento della sua fioritura, della vivacità e della pace: c’è un equilibrio straordinario tra ciò che si vive e la carica spirituale che lo anima. Ma ci sono stagioni, impreviste e imprevedibili, in cui lo spirito vive, per svariate ragioni, momenti di tensione, di domanda e, allora, tutto questo va in crisi, sembra non dirci più niente e chiede di essere ripensato nel suo significato. È quanto ha vissuto Giuseppe e che la Scrittura riassume descrivendo il suo vagare senza meta. Tuttavia, proprio qui accade per lui l’inatteso: «Mentre andava errando per la campagna, lo trovò un uomo che gli domandò: che cerchi?» Rispose: «Cerco i miei fratelli. Indicami dove si trovano a pascolare» (Gen 37,15-16).
Chi è quest’uomo misterioso? Quale forza risanante ha la sua domanda? Quale nuovo sentiero è in grado di aprire? Si può girare a lungo a vuoto o tornare pieni di disincanto suoi propri passi, nella consapevolezza di aver come fallito il bersaglio. Eppure, laddove il cammino si inceppa o si arresta in un guado impegnativo, Dio si fa gentile compagno di viaggio. Il dono della sua grazia appare qui attraverso la voce di un uomo, capace di rivolgere le domande giuste e riorientare un cammino che aveva perso orizzonte e meta. Di fatto, Giuseppe, grazie alla cura provvidenziale di quest’uomo misterioso, chiama per nome il suo “principio e fondamento”, fissandolo per sempre nella sua memoria: «Sono in cerca dei miei fratelli!». Come se dicesse: «Ecco questo sono io, questo è il viaggio della mia vita!». Nel dramma che si consumerà a breve tra loro, sarà proprio questo principio a radunare i giorni più oscuri, a sciogliere nella pace il possibile risentimento, a lavorare in favore della fraternità, ritrovandovi senza soluzione di continuità il progetto originario di Dio di «far vivere un popolo numeroso» (Gen 50,20).

Il Gruppo Samuele, un singolare percorso di orientamento
Ormai ventisette anni fa, al termine di un originale itinerario di pastorale giovanile denominato Assemblea di Sichem, il cardinale Martini annunciava l’avvio di una nuova proposta vocazionale, come amava definirla, «a 360 gradi», nella quale, prima ancora di giungere ad una scelta definitiva, si cercava di «imparare un metodo per orientare la libertà verso non tanto un progetto individuale (cosa devo fare per gestire la mia vita), ma verso la realizzazione del progetto di Dio sul mondo, per quella parte che mi riguarda»1.
Assumendosi l’onere di condurla personalmente, il cardinale stesso la prospettava come «una nuova iniziativa vocazionale, da porre accanto alle altre già esistenti… Si tratta del Gruppo Samuele, un gruppo di giovani e ragazze dai 17 ai 25 anni che si impegni a compiere con me un cammino vocazionale per tutto l’anno»2.
Quanto ai destinatari del percorso, cercò di individuare giovani che «pur non avendo ancora preso una decisione chiara sul loro futuro», fossero aperti «a ogni chiamata di Dio sia nell’ambito dello stato di vita (sacerdotale, religioso, matrimoniale) sia nell’ambito di servizi qualificati (volontariato, evangelizzazione, educazione, servizio sociale e politico, ecc.)»3.
La meta che indicava era quella di «giungere, entro la fine dell’anno, a qualche coraggiosa decisione vocazionale, anche temporanea, da parte di ciascuno»4, dal mettersi a disposizione per un’opera di volontariato particolarmente impegnativa all’iniziare un discernimento vocazionale più stringente, verso una speciale consacrazione. La singolare vicenda di Samuele (cf 1Sam 1-10), profeta religioso e politico, offriva, infine, al cardinale oltre al nome del cammino, la traccia promettente dei contenuti in gioco.
Da allora, ormai oltre un migliaio di giovani della Diocesi di Milano e non solo, hanno intrapreso questo cammino, giungendo a prendere orientamenti rilevanti per la propria esistenza, sia per quanto riguarda lo stato di vita, sia per quanto riguarda la qualità cristiana del proprio impegno nel mondo.

Prove di partenza
L’inizio del viaggio, tuttavia, assomiglia ancora oggi allo smarrimento del giovane Giuseppe. Ogni anno a quanti vi accedono è chiesto di “situare” il proprio itinerario, provando a rispondere a due semplici quanto fondamentali domande: «dove sei?» e «cosa desideri?». Dopo l’imbarazzo immediato riconosciuto dalla maggior parte, le parole fluiscono cominciando a comporre un racconto. «Dove sono in questo momento?» scrive Serena. «Non è una domanda facile, non lo è mai. Forse in questo momento è più difficile del solito. Sì, perché in questo momento mi trovo a essere dispersa in tanti posti, luoghi e ritrovare un centro che dica dove sono, chi sono, è difficile». A sua volta Francesco annota: «Vorrei rispondere con cuore sincero alla sua chiamata, vorrei comprendere quale strada il Padre ha segnato per me. Se più volte ho ignorato i segnali, bypassando i segni che il buon Dio ha posto sul mio cammino, ora sento urgere il bisogno di far ordine, di mettermi in ascolto, con serietà e impegno, di guardare i fatti, con l’intelligenza della fede. È stringente il desiderio di comprendere ciò che il Signore mi chiede per la vita!». E, ancora, Laura: «Non mi posso lamentare, no, non credo che dovrei proprio lamentarmi. Ma sento comunque che qualcosa non va. Qualcosa che in questi anni ha cambiato la mia vita e che mi ha resa fragile c’è stato e che sta facendo vacillare questi punti fermi della mia vita. Tanto che mi capita spesso di chiedermi se questa è la strada giusta per me… Ecco, credo che in questo momento esatto della mia vita mi manca questa chiarezza sulla mia vocazione e sulla mia vita. Sento il bisogno di risentirmi stabile e sicura di quello che sto compiendo, perché ora come ora mi sento quasi come un equilibrista su un filo sottilissimo, che rischia in qualsiasi momento di cadere. Credo fortemente che Dio possa essermi da sostegno in tutto questo, ma proprio perché sento qualcosa di instabile nella mia vita, anche Lui delle volte lo sento lontano e che, quindi, non possa fare nulla per me». Da dove, dunque, ripartire?

L’intuizione: un aiuto per cercare la volontà di Dio nella propria vita
L’esperienza del Gruppo Samuele intende, tuttora, offrire ai giovani un aiuto ad assumere seriamente la questione fondamentale della “vocazione”, nella convinzione che il desiderio di servire il Signore è l’unico in grado di dar senso alle decisioni, piccole o grandi, dell’esistenza. Si tratta, come appare chiaramente nei racconti biblici di vocazione, del dato originario da riconoscere come un dono, al quale acconsentire. Il cammino, pertanto, rappresenta un invito e un aiuto ad uscire da confusioni o incertezze, trasformandosi in un’esperienza di libertà e di grazia. Proprio questo servizio appartiene singolarmente a quell’opera di misericordia che consiste nel consigliare i dubbiosi.
Tutto ciò accade nella ricerca della volontà di Dio sulla propria vita che significa ultimamente mettersi di fronte a Dio, il quale ci ha creati, ci ama e si è donato tutto a noi in Gesù. La ricerca vocazionale, il discernimento e la decisione, perciò, non si determinano in riferimento ad un maggiore o minore gusto, all’esaltazione emotiva di una sensazione del momento, ma nel mettersi realmente ed umilmente di fronte alla novità di Gesù, come semplici creature. È Lui il Signore della vita, che chiama ciascuno ad un compito singolare nella storia.
La conduzione del Gruppo Samuele è affidata ad una Équipe di animatori, volutamente presi dalla varietà delle vocazioni cristiane (vita religiosa, consacrazione secolare e coppie di sposi) con due predicatori, che hanno il compito di proporre le meditazioni e la conduzione generale. Gli incontri mantengono una scadenza mensile da novembre a giugno, chiusi con la tradizionale consegna all’Arcivescovo di una lettera di fruttificazione, nella quale è chiesto ai giovani di narrare le coordinate essenziali del percorso compiuto e la scelta concreta da compiere in ordine alla propria vita.

Il metodo: il discernimento
Il mezzo fondamentale per compiere questo cammino, raccolto sostanzialmente dalla tradizione ignaziana, è l’esercizio spirituale del discernimento, cioè l’esercizio dell’ascolto dello Spirito presente e operante nella propria storia.
Il discernimento, nella lettura di Martini, consiste nell’ascolto della Parola profetica che si trova in ciascuno: la singolare e insuperabile chiamata personale, riconosciuta e corrisposta dentro gli eventi, gli incontri, i pensieri, i sentimenti che attraversano la propria esistenza. Non è, dunque, «come talora si pensa, un esercizio di analisi psichica, quasi un mettersi davanti allo specchio per capire quali sono le nostre inclinazioni o le nostre ripugnanze»5. Occorre, infatti, sempre tener bene a mente che si tratta di un discernimento spirituale, vale a dire, nello Spirito di Dio e secondo lo Spirito di Dio. Discernere, allora, è un «esercizio di attenzione e di ascolto del Pneuma divino nella mia storia (quindi anche nella mia psiche) […]; è ascolto di una parola di Dio non scritta che risuona oggi nella Chiesa e che non si trova in nessun altro, se non in me». È riconoscere, ciascuno a suo modo, quel «cerco i miei fratelli» che ha riaperto e sostenuto la via di Giuseppe.

NOTE
1 C.M. Martini, Il Vangelo per la tua libertà. L’itinerario vocazionale del “gruppo Samuele”, Ancora, Milano 19953, p. 37.
2 C.M. Martini, Educare ancora. Nota pastorale sul programma diocesano 1989-1990, Centro Ambrosiano, Milano 1989, 4, pp. 14-15.
3 Ivi, 4, p. 15
4 Ibidem.
5 C.M. Martini, Il Vangelo per la tua libertà, op. cit., p. 38.