N.04
Luglio/agosto 2017

Sole alto (titolo originale: Zvizdan)

Regia e sceneggiatura: Dalibor Matanić
Fotografia: Marko Brdar
Musiche: Alen e Nenad Sinkauz
Scenografia: Mladen Ozbolt
Costumi: Ana Savic Gecan
Interpreti: Tihana Lazović, Goran Marković, Nives Ivanković, Dado Cosić, Stipe Radoja, Trpimir Jurkić, Mira Banjac
Distribuzione: Tucker Film
Durata: 123’
Origine: Croazia/Slovenia/Serbia, 2015

 

Il regista
Dalibor Matanić è nato a Zagabria il 21 gennaio 1975. Qui si è diplomato in regia all’Accademia d’arte drammatica e a soli quarant’anni ha già realizzato numerosi lungometraggi. Sole alto (il cui titolo originale è Zvizdan, letteralmente “lo zenit”) è stato la rivelazione dello scorso Festival di Cannes (Prix du Jury nella sezione “Un certain Regard”), candidato al Lux Prize e scelto dalla Croazia per la corsa all’Oscar. Inoltre è stato il film inaugurale del Trieste Film Festival.
Il film è costituito da tre vicende. Tutte e tre sono ambientate negli stessi luoghi, due villaggi dei Balcani dove si fronteggiano serbi e croati, ma in tre epoche diverse, il 1991, il 2001 e il 2011. Sono tre storie d’amore che diventano lo specchio della drammatica situazione dell’ex Iugoslavia, dove l’intolleranza e l’odio etnico hanno provocato tragedie che rischiano di perpetuarsi nel tempo.

 

1a vicenda
Yelena e Ivan, 1991. Lei è una ragazza serba, lui è croato. Sono due giovani che si amano e che hanno deciso di rifugiarsi a Zagabria per vivere il loro amore lontano dal clima di tensione che si respira nei loro villaggi. Ma le loro famiglie sono decisamente contrarie.
In modo particolare il fratello di Yelena, Sasa, che è stato arruolato nell’esercito serbo che si sta preparando alla guerra, non accetta che sua sorella ami un ragazzo di un’altra etnia. Quando scopre che i due stanno per fuggire insieme, interviene con la forza e riporta a casa la sorella. Ivan li insegue, ma quando arriva davanti ad un posto di blocco, in seguito ad un diverbio, viene ucciso da un militare serbo. A Yelena non resta che la disperazione per la perdita della persona amata.

2a vicenda
Nataša e Ante, 2001. Nataša e la madre, serbe, fanno ritorno nella loro casa dopo la fine della guerra. La trovano devastata, ma decidono di riappropriarsene e di farla ristrutturare da un artigiano croato, Ante. Questi è un tipo gentile e rispettoso e instaura un buon rapporto con la madre. Ma Nataša non può sopportarlo perché vede in lui uno di quelli che hanno ucciso suo fratello Drazen.
La sua ostilità nei confronti del giovane si trasforma poco alla volta in curiosità, in attrazione fisica che sfocia in un rapporto sessuale travolgente e frenetico. Ma dopo tale rapporto Nataša prende le distanze da lui. Quando i lavori sono finiti, Ante se ne va, lasciando la ragazza, le cui ferite non si sono ancora rimarginate, in una situazione drammatica.

3a vicenda
Marija e Luka, 2011. La guerra sembra ormai essere lontana e la vita aver ripreso il suo corso normale. Luka, un ragazzo croato, si reca con il suo amico Ivno a Spalato. Durante il viaggio i due si fermano nel villaggio natio (lo stesso degli altri episodi) per partecipare ad una festa, una specie di rave party. Luka, a differenza degli altri giovani che sembrano cercare solo il divertimento e lo sballo, si porta dentro un peso: l’aver abbandonato Marija, la sua ragazza serba dalla quale ha avuto un figlio, su pressione della madre. Dopo essere andato a trovare i genitori, nei cui confronti prova un forte risentimento, Luka decide di andare da Marija per chiederle perdono.
Vorrebbe tornare a vivere con lei e con il suo bambino, ma la ragazza lo respinge. Dopo aver cercato lo sballo nel rave, Luka ritorna ed esprime tutto il suo pentimento. Solo così si può aprire la strada del perdono e della riconciliazione.

 

II racconto
Ha una struttura lineare e presenta le tre vicende in ordine cronologico.
Nonostante l’arco temporale in cui si svolgono i fatti, Matanić sceglie gli stessi due straordinari giovani interpreti per tutte e tre le storie, costringendo lo spettatore a pensarli come “diversi”, ma nel contempo anche “uguali”, ad esprimere una continuità, pur nella diversità. Una continuità che diventa elemento universalizzante sotto il profilo dell’intolleranza e dell’odio, che producono tragedie difficili da superare. Una continuità che viene espressa anche attraverso alcuni elementi narrativi ricorrenti: gli stessi luoghi (i due villaggi, uno serbo l’altro croato; il bellissimo lago, nelle cui acque s’immergono i personaggi; il chiosco in riva al lago, che diventa punto di ritrovo e segno dei tempi che cambiano; la presenza di animali: gatti, ma soprattutto un cane; perfino di insetti…).
È un microcosmo quello che ci presenta l’autore, teatro di inaudite violenze. Il regista non racconta la storia della guerra civile, con tanto di combattimenti, di morti e di feriti, ma racconta tre storie d’amore per far vedere che cosa provoca la guerra e quali sono le conseguenze che ne derivano sul piano umano e sul piano delle esigenze più profonde di uomini e donne.

 

episodio
Le prime immagini del film sono idilliache. Un ragazzo in riva al lago sta suonando la sua tromba, in una pace rasserenante. Accanto a lui compare una ragazza. Sono Ivan e Yelena, due fidanzati che hanno deciso di fuggire insieme e di andare a vivere a Zagabria.
I due ridono, scherzano, amoreggiano. Quando arriva un amico di Ivan, Yelena va a fare il bagno nel lago, mentre i due maschi restano sulla spiaggia a fumare e a chiacchierare. Le immagini subacquee di Yelena assumono un valore simbolico che ritornerà anche negli episodi successivi: l’acqua sembra assumere un valore catartico, quasi una promessa di felicità, un suo preludio. Ma ben presto, per contrasto, appaiono immagini inquietanti. Sono quelle delle camionette militari che passano e che, anche a livello sonoro, rappresentano l’antitesi a quel momento di serenità e di pace. I tre giovani, ora insieme, assistono a quel passaggio con apprensione e disgusto.
Poi i due protagonisti fanno ritorno alle loro case. Il giorno dopo Yelena prende la valigia e cerca di raggiungere Ivan. Mentre se ne va vede il fratello davanti alla tomba del padre. Poi attraversa un ponte, dove stazionano alcuni militari e si reca al chiosco in riva al lago dove c’è una festa e dove ha appuntamento con Ivan, che suona nella banda musicale con la sua tromba. Ma quando Sasa viene informato dai militari che sua sorella è passata di lì, diventa furibondo. Va a casa, prende l’automobile e corre al chiosco. Con la violenza prende la sorella e la porta a casa. Ivan li rincorre, ma, giunto davanti al posto di blocco, gli viene impedito di passare. Il dettaglio del filo spinato rende efficacemente la logica che sta prevalendo, quella di tutti i fili spinati che dividono ed escludono. Ivan, esasperato, si mette a suonare la tromba, la sua “arma di pace” che si contrappone alle armi vere, quelle che uccidono. Ivan e Sasa si affrontano e litigano. Improvvisamente un militare spara e uccide Ivan.
Tra il primo e il secondo episodio c’è un raccordo rappresentato da una musica e da una canzone romantica che contrastano profondamente con le immagini di distruzione, di devastazione, di morte. Qui si è consumata una guerra terribile.

2° episodio
Nataša è una ragazza serba che, assieme alla madre, fa ritorno nella sua casa dopo tanto tempo. Il villaggio è quello del primo episodio. Le due donne trovano la casa semidistrutta («Hanno distrutto tutto per divertimento»). Quel letto matrimoniale bruciato diventa il simbolo di una crudeltà che provoca dolore e risentimento.
Nataša avrebbe voluto andare all’estero, ma la madre ha voluto tornare sulla “sua” terra: «Sempre meglio di dove eravamo». Le due donne si recano sul posto dove c’è la tomba del padre e del fratello di Nataša, Drazen, cui la ragazza era particolarmente legata. Visto che ora c’è la possibilità di tornare in possesso dei documenti catastali che testimoniano la proprietà, la madre decide di far riparare i danni e dà l’incarico ad Ante, un ragazzo croato serio e gentile. Ma Nataša gli è ostile; Ante è un bravo ragazzo: suo padre è stato ucciso e lui ha smesso di andare a scuola per prendersi cura della madre.
Potrebbe essere un buon compagno per lei.
La madre, piangendo, l’accusa allora di essere un’ingrata schifosa e di pensare solo a se stessa. Durante la notte, Nataša chiede scusa alla madre e le due donne s’abbracciano. Dopo questo litigio le cose incominciano a cambiare. Nataša avverte sempre più attrazione nei confronti del giovane, lo provoca, e gli chiede di accompagnarla in spiaggia a vedere il chiosco che è stato restaurato. I due giovani fanno il bagno (ancora una volta le immagini subacquee) e poi finalmente il confronto. Ante ha capito che lei lo ritiene responsabile della morte del fratello, ma ribatte: «La tua gente ha ucciso mio padre, ma io non do la colpa a te».
Il giorno dopo Ante, terminati i lavori, sta per andarsene. Ma Nataša lo seduce. Alla fine, di fronte al ragazzo che cerca di baciarla, Nataša si sottrae e gelidamente afferma: «Abbiamo finito». E quando Ante se ne va per sempre, lei resta chiusa nel suo dramma, senza riuscire a sbloccarsi.
Un altro raccordo collega il secondo al terzo episodio. La musica ora è moderna e ritmata e le immagini, riprese da una macchina in corsa, rappresentano l’epoca della ricostruzione (anche se non manca l’immagine di un cimitero a ricordare tutto quello che è avvenuto).

episodio
Luka e il suo amico Ivno stanno andando a Spalato, ospiti di un loro amico di università. Ma Ivno vuole fermarsi al paese (il solito paese degli altri episodi) per partecipare ad un rave. Luka sembra contrariato, preferirebbe non fermarsi. Durante il viaggio Ivno dà un passaggio a due ragazze. L’autore sottolinea il cambiamento dei tempi: i giovani non vogliono ricordare e preferiscono darsi al divertimento e allo sballo con l’alcol e le droghe. Ma Luka si porta dentro il peso di un rimorso. Dopo aver ritrovato gli amici di un tempo (nello stesso posto: il lago, il chiosco, ecc.), Luka decide di andare a trovare i suoi genitori che non vede da tanto tempo. L’incontro è piuttosto imbarazzante. Luka abbraccia il padre ma non fa altrettanto con la madre. I dialoghi fanno intuire che c’è qualcosa che non va. La madre infatti gli dice che non deve sentirsi così in colpa; si viene a sapere che Luka aveva avuto una relazione con una ragazza serba, Marija, dalla quale era nato un figlio. Luka, su pressione della madre, se n’era andato in città e aveva abbandonato la ragazza e il bambino. Ecco perché Luka prova astio nei confronti dei genitori, soprattutto della madre.
Dopo aver riflettuto, Luka prende un’altra direzione e si reca a casa di Marija (durante il percorso viene inquadrata la lapide dov’è sepolto Ivan, il giovane del primo episodio, morto nel 1991). L’incontro tra Luka e Marija è piuttosto burrascoso. Lui dice che gli dispiace, ma lei ribatte: «Ah sì? Ti dispiace. Prima scappi e poi ti dispiace eh?». Luka la implora: «Tutto quello che voglio è stare qui.
E non me ne voglio andare. Voglio stare qui con te. Con voi due».
Dopo aver visto e accarezzato il bambino, Luka chiede ripetutamente perdono, ma Marija è irremovibile e lo caccia.
Luka si reca al rave dove si droga per cercare di evadere dalla realtà. Dopo alcune ore di sballo, verso mattino, tutti i giovani si gettano nel lago. Ancora una volta le immagini subacquee di Luka sono importanti: è lì, sott’acqua, che sembra ritrovare la sua donna; una volta uscito dall’acqua, quando il sole è ormai alto, Luka ritorna da Marija. Lui suona e bussa, ma non gli vene aperto. Allora si siede davanti alla porta sui gradini, con la testa bassa. Lei lo vede dalla finestra, esce e si siede accanto a lui. I due restano sempre in silenzio: lei guarda avanti, lui cerca un segno di perdono. Poi la ragazza ritorna dentro; potrebbe chiudersi la porta alle spalle, ma la porta rimane aperta, come segno di speranza e della possibilità di perdonare.

Significazione
L’idea centrale del film nasce, naturalmente, dalla somma delle significazioni dei tre episodi. Nel primo episodio, che avviene prima dello scoppio della guerra, viene sottolineato l’odio etnico che porta alla violenza e alla distruzione di ogni sogno d’amore. Nel secondo, poco dopo la fine della guerra, la violenza che si è compiuta lascia ferite che, nonostante l’attrazione e il desiderio, non riescono a rimarginarsi.

Nel terzo, dopo vari anni durante i quali si cerca di dimenticare attraverso il divertimento consumistico, permangono la diffidenza e l’intolleranza che portano dolore e sofferenza. Solo con un sincero pentimento e con la forza (faticosa) del perdono si apre la porta alla speranza e alla riconciliazione. 

Idea centrale
L’idea centrale, pertanto, potrebbe essere formulata in questi termini: l’intolleranza sociale, politica, religiosa produce effetti devastanti che si prolungano nel tempo e che possono essere superati solo grazie al pentimento, al perdono e all’amore.