N.05
Settembre/Ottobre 2019

Così lontani, così vicini

L’anno scorso, per il secondo compleanno della mia nipotina, ci siamo trovati tutti intorno a lei a festeggiare: genitori, nonni, cuginetta e zia (io). Canzoncina di rito, torta, candeline, battimani e sorrisi. Una festicciola piccola ma decisamente riuscita. Solo che lei e i suoi genitori erano in Inghilterra, un nonno in Piemonte, gli altri nonni e cugina in Lombardia, la zia a Roma. Bilocazione? No, videochiamata di gruppo su Skype. 

Tra tutti i servizi che permettono a più persone di tenersi in contatto visivo contemporaneamente pur essendo in luoghi diversi, Skype si conferma una scelta azzeccata, soprattutto quando si è in tanti e ci si vuole salutare su uno schermo un po’ più grande di una mezza cartolina.  

La app biancazzurra è stata per lungo tempo l’unica possibilità di interagire per tutti coloro che avevano – e hanno – familiari lontani: i genitori/nonni rimasti in Italia sorridono a telecamera accesa e piangono quando la spengono; i nipoti lontani cercano di mandare i baci direttamente sullo schermo sbavandolo; la generazione di mezzo si barcamena tra animali domestici che impallano l’obiettivo e tentativi improbabili di nascondere il disordine sullo sfondo. 

Non solo. Se si esula dal mondo degli affetti, Skype continua ad essere il preferito per i servizi aziendali. Perché dilungarsi in una mail lunghissima a più destinatari, moltiplicando esponenzialmente le interazioni possibili, quando è molto più pratico avviare una videochiamata che coinvolge colleghi e team direttamente dal proprio ufficio o da casa? E ancora, in un mondo in cui spesso il lavoro è in un’altra città o in un altro Paese, sono sempre di più le aziende e le Istituzioni che svolgono il primo colloquio via web evitando viaggi e spese aggiuntive.  

La panacea lavorativa quindi? Abbastanza, al netto dei cali di linea e dell’irruzione di terze persone nella stanza e a patto di rispettare almeno tre semplici regole “di ingaggio” 

La più banale sta nello scegliere un nome utente appropriato. L’abito non fa il monaco, ma l’opinione della gente sì: candidarsi a una funzione di responsabilità se il nostro nome Skype è Pestifera96 o #Sempresbronzo può non deporre esattamente a favore. 

Dopodiché, parlando di abito, in diretta con un potenziale capo o in collegamento con il Tg, sarebbe opportuno ricordarsi che è sempre meglio essere vestiti dalla testa ai piedi. La tentazione di tenere bermuda e ciabatte di pelo al di sotto della giacca e cravatta è forte, ma non si può mai sapere per quale ragione ci si potrebbe dover improvvisamente alzare. 

Infine, ricordarsi che spegnere la telecamera non vuol dire interrompere il collegamento. Lo sapevano persino gli antichi: voce del sén fuggita, poi richiamar non vale