N.06
Novembre/Dicembre 2022

Impronte della sua sostanza

La vocazione cristiana: una chiamata a divenire pane per gli altri

Commentando il Vangelo dell’Ascensione, Leone Magno afferma che nel momento in cui i discepoli vedevano scomparire la carne mortale di Gesù, impronta sostanziale del Padre (cf. Gv 14,9; Col 1, 19), misurandosi con la sua assenza, dovevano imparare a ponderare un’altra forma della sua presenza, percepibile nella fede. È in casi ermeneutici come questi, che si potrebbe ingiustamente fondare la sostituzione dell’esperienza dei sensi con la temibile astrazione di un’intelligenza extracorporale che valuta la dottrina, la teologia, l’idea, come sostitutiva della sensibilità. E, di conseguenza, il suo oggetto, Gesù, finirebbe compreso come realtà disincarnata. Ma papa Leone, aveva dichiarato che «quel che era visibile del nostro Redentore, passò sotto i segni sacramentali». Siamo, così, posti di fronte a segni e gesti che dispongono una presenza nell’assenza, mossi dai «passi della mente», a seguire il viaggio che cerca «l’impronta della sua sostanza» (Eb 1, 3). Gesti e segni che esprimono la…

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