N.03
Maggio/Giugno 2023

Celibato per il regno

Brevi considerazioni a partire dalla tradizione patristica antica (II-V sec.)

    Nessun vanto! In un contesto culturale che dava grande rilievo ad ogni forma di ascesi, i padri della Chiesa antica si preoccupano di “evangelizzarla”, e questo avviene in modo particolare per quanto riguarda il celibato / la verginità. «Chi è casto nella carne non si vanti, sapendo che è un altro a concedergli la continenza»[1], così scrive verso la fine del I secolo, Clemente, vescovo di Roma, in una lettera indirizzata alla comunità cristiana di Corinto. Analogo ammonimento troviamo nella Lettera a Policarpo, vescovo di Smirne, scritta da Ignazio di Antiochia (forse nel 108): «Se qualcuno può rimanere nella continenza, a onore della carne del Signore, vi rimanga senza vantarsi. Se si vanta, è perduto»[2]. Ci si trova chiaramente in un ambiente encratita che valorizza l’ascetismo e in particolare la continenza sessuale; Clemente e Ignazio ammoniscono i cristiani che vivono nello stato celibatario a custodire l’umiltà, a non…

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