N.03
Maggio/Giugno 2023

Chi conta davvero? – Attività laboratoriale

 

 

Premessa

Pensarci in termini di relazioni non è facile perché viviamo in una società individualista dove la competizione e l’avidità sono i modelli dominanti. Allo stesso tempo, in nome delle nostre basi neurobiologiche e della nostra storia evolutiva di essere umani, continuiamo a essere dei mammiferi sociali. Anche se per molti secoli le dimensioni corporee, relazionali e sociali sono state silenziate, queste continuano ad assumere un’importanza vitale per le nostre vite perché sono alla base del nostro muoverci nel mondo. Tanto che quasi più nessuno si sogna di negarne l’importanza e tutti riconosciamo la solitudine come un problema serio anche di salute pubblica.

La solitudine è un’esperienza che riguarda tutte le fasce d’età e tutte le classi sociali. Per questo motivo il LAB di questo numero intende coinvolgere un gruppo di partecipanti a lavorare insieme per mappare le proprie relazioni significative.

 

Suggerimento di lettura per i/le facilitatori

Nella versione cartacea del numero 3 di vocazioni del 2023 faccio riferimento ad un articolo scritto nel 2022 sulla rivista Animazione Sociale dal saggista e psicologo Ugo Morelli. Il pezzo s’intitola Elogio della porosità. Solo abbassando muri e difese ci rigeneriamo. Il numero della rivista è il 354 e l’articolo si trova alle pagine 18-27.

Invito i/le facilitatori che desiderano sperimentarsi nell’attività a leggerlo e qui sotto ne riporto un passaggio significativo che rimanda al tema della speranza oggetto di riflessione di questa annata di Vocazioni.

 

“L’indifferenza, che possiamo definire come una sospensione eccessiva della naturale risonanza con gli altri (risonanza che è regolata dal nostro corpo e dalle nostre stesse caratteristiche neurofisiologiche), non solo genera solitudine, ma ha effetti particolarmente problematici nella nostra capacità di orientarci alla progettualità, di creare innovazione, di rivolgere lo sguardo a quello che ancora non c’è”. (Morelli, 2022, p. 26)

 

Per chi desiderasse leggere invece un libro dell’autore, suggerisco Mente e bellezza. Arte, creatività, innovazione (Morelli, 2010).

 

Prima attività con il gruppo

L’obiettivo è coinvolgere un gruppo di giovani a partecipare al laboratorio che si svolgerà in un unico incontro di tre ore al fine di generare un confronto tra i/le partecipanti (minimo 4, massimo 20) capace di aprire loro la possibilità di vedere quali sono le relazioni che contano per la propria vita.

Dopo un momento di benvenuto, necessario a formare un clima dove le persone si sentano a loro agio, per prima cosa le/i conduttrici /conduttori del laboratorio inviteranno ciascuna/o partecipante a prendere un foglio bianco e a trovare una posizione comoda e appartata per lavorare alla creazione di due mappe.

La prima mappa riguarderà le relazioni che sono presenti nella loro vita in questo momento. Intendiamo persone, animali, oggetti e luoghi che possono fisicamente toccare o raggiungere online.

La seconda mappa riguarderà le relazioni che non ci sono più, ma che sono state significative e presenti. Dunque, in questa seconda mappa possono rientrare persone, animali, oggetti e luoghi che non fanno più parte della propria vita ovvero che non si possono toccare o raggiungere (es. perché sono persone defunte o con le quali non intratteniamo più una relazione, oppure luoghi che non frequentiamo più…).

In sintesi, si chiederà a ognuno/a di loro di lavorare individualmente usando carta, penna e colori per attribuire a ciascun elemento delle due mappe un simbolo e posizionarlo sui fogli nel punto dove ha più senso. È un’attività creativa che prevede diverse modalità di svolgimento e interpretazione del tema. L’unico vincolo da segnalare è la differenza tra il tipo di relazioni della prima mappa e della seconda. Riassumendo, potremmo semplificare dicendo che la prima mappa rappresenta le relazioni che ci sono, mentre la seconda rappresenta le relazioni che non ci sono.

Uno degli esiti del lavoro potrebbe essere scoprire che le relazioni che non ci sono più magari sono ancora molto presenti e significative per noi. Faccio alcuni esempi dalla mia biografia, la relazione con mia nonna che è morta da tempo o con la mia maestra delle elementari che non vedo da anni sono tutt’oggi parte integrante della donna che sono diventata.

(Tempo per realizzare le due mappe: 40 minuti circa)

 

Seconda attività con il gruppo

In questa fase vogliamo stimolare la comprensione del tema del laboratorio attraverso la condivisione dell’esperienza di creazione delle mappe. Per questo motivo, inviteremo le/i partecipanti a trovare qualcuno nella sala a cui raccontare la propria mappa. Regole dello scambio: gruppo di 3 persone; a turno, uno racconta, l’altro fa domande, il terzo osserva la relazione tra i due e prende nota del processo comunicativo – come parla la coppia? Es. i gesti, il tono della voce, ecc. Assicurarsi che ci sia tempo sufficiente e uguale per tutte/i.

(Tempo per la condivisione 40 minuti)

 

Terza attività con il gruppo

Quest’ultima attività vede il gruppo lavorare insieme per ragionare sul tema delle interconnessioni attraverso alcune domande stimolo poste dai/dalle facilitatori/trici.

Qui di seguito alcune domande che invitano a spostare l’attenzione dalla propria storia personale (individuale) a quella dell’altro per riflettere sui nostri processi di funzionamento:

1)    Come funziona secondo noi la nostra mente quando proviamo a fare un esercizio di mappatura del genere? Come si attiva la nostra mente? E il nostro corpo?

2)    Quali emozioni, sensazioni, sentimenti o pensieri sono arrivati alla mia mente quando lavoravo alle mie mappe? E quando ascoltavo le storie dell’altro?

3)    Quanta cura e quanto peso dedico nella mia quotidianità alle persone (animali, ecc.) che ci sono e a quelle che non ci sono più?

4)    Che cosa conta di chi c’è? E che cosa rimane di chi non c’è?

Come scrivo sempre, l’obiettivo è far emergere le differenze e la complessità non arrivare a pensare tutte/i allo stesso modo.

 

Agire deliberatamente

Per concludere l’incontro, occorre rilanciare le riflessioni tra i partecipanti ponendo loro la richiesta di ragionare su chi conta nella loro vita e sulla connessione con la speranza. Ognuno potrebbe aver sperimentato di vivere l’altro come una parte di sé. Si è attivata una risonanza di emozioni e sensazioni con gli altri. Sentirci connessi agli altri modifica l’idea che abbiamo della speranza. Che valore assume la speranza “per comporre e ricomporre in modi almeno in parte originali le risorse e i repertori disponibili nel mondo”. (Morelli, 2010).

 

 

Se ti è piaciuta questa attività, leggi anche l’articolo Chi conta davvero?, a cura della stessa autrice.