N.04
Luglio/Agosto 2023
Fonti /

L’unico criterio

Perché mai, o fratelli, siamo poco solleciti nel cercare le occasioni di salvezza vicendevole, e non ci prestiamo mutuo soccorso portando fraternamente i pesi gli uni degli altri? Proprio di questo ci ammonisce l’Apostolo quando dice: «Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la legge di Cristo» (Gal 6,20). Ciò che nel mio fratello per qualsiasi motivo – per necessità, per infermità del corpo o per leggerezza di costumi – vedo non potersi correggere, perché non lo sopporto con pazienza? Perché non lo curo amorevolmente, come sta scritto: I loro piccoli saranno portati in braccio e accarezzati sulle ginocchia? Forse perché mi manca quella carità che tutto soffre, che è paziente nel sopportare e benigna nell’amare! Questa però è la legge di Cristo, che con la sua passione si è caricato delle nostre sofferenze e con la sua compassione si è addossato i nostri dolori, amando coloro che portava e portando coloro che amava.

Invece colui che attacca ostilmente il fratello in necessità, o che insidia alla sua debolezza, di qualunque genere sia, si assoggetta senza dubbio alla legge del diavolo e la mette in pratica. Usiamoci dunque comprensione e pratichiamo la fraternità, facendoci portatori delle altrui debolezze, e combattendo solo ciò che è vizio.

La carità è l’unico criterio secondo cui tutto deve essere fatto o non fatto, cambiato o non cambiato. È il principio che deve dirigere ogni azione e il fine a cui deve tendere. Nulla è colpevole di ciò che è fatto veramente per la carità o da essa è ispirato. Si degni di concedercela, questa carità, colui al quale senza di essa non possiamo piacere, e senza il quale non possiamo fare assolutamente nulla, Dio che vive e regna per i secoli senza fine. Amen.

 

(Isacco della Stella, Discorsi, 31, passim)

 

 

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