N.05
Settembre/Ottobre 2023

Sfumature di terra e aromi di cielo

Una vita caratterizzata dai colori del mondo e dal sapore d’infinito: questa mi sembra possa essere una sintesi di quell’intuizione di sequela che Armida Barelli matura intorno al 1919, quando a San Damiano pone le fondamenta per quello che sarà l’Istituto Secolare delle Missionarie della Regalità di Cristo, sulle orme e lo spirito di San Francesco d’Assisi, uomo ricco di senso ecclesiale che, pienamente inserito nella storia, l’ha attraversata con un atteggiamento di rispettoso servizio. 

Paolo VI nella Provida Mater, a proposito degli Istituti Secolari, scrive che rispondo all’ansia di una sintesi: la piena consacrazione attraverso la professione dei Consigli Evangelici e la piena responsabilità di un’azione trasformatrice dal di dentro della storia. 

Nessuna etichetta, nessun abito, nessun convento quindi, ma le strade del mondo come casa, condividendo le condizioni, le bellezze e la complessità della vita di ogni essere umano, ma con una consapevolezza viva, quella di non essere mai sole.

“Pienamente parte”, inserite nei più svariati contesti lavorativi, disseminate tra i sentieri delle contraddizioni umane, custodiamo “nel cuore”, come Maria, il dono di una chiamata che ci chiede, ogni giorno, un nuovo slancio missionario, a partire dal nostro cuore bisognoso di continua conversione. Il riserbo sull’appartenenza all’Istituto, nato dalla mente illuminata di Armida e di padre Gemelli, è uno dei grandi valori di questa scelta vocazionale che ci permette di stare dentro ogni sfaccettatura della storia con occhi capaci di riflettere l’infinito, nella certezza che Cristo vive in noi in forza della consacrazione battesimale e del sacerdozio comune dei fedeli. Chiamate ad esserci, accogliendo tutti e valorizzando ciò che di buono c’è già, per diventare sale e luce (Mt 5,13-16), “mescolate”, come il lievito nella pasta (Cf. Mt 13,33).

Non riconoscibili, apparentemente anonime; esposte, come il Cristo crocifisso, alle intemperie della vita, fisicamente lontane le une dalle altre, sentiamo la fraternitas, propria dello stile francescano, come il luogo dell’accompagnamento, della formazione e dell’amicizia, alla luce del Santo Vangelo, perché insieme, con i tanti sacerdoti assistenti che camminano con noi, possiamo attivare processi di discernimento continui capaci di rispondere alle grandi sfide attuali in ordine ai temi dell’economia, della politica, dell’etica, della scienza, dell’antropologia, dell’ecologia… 

Rimanere nella domanda: “come conciliare i principi con le diverse condizioni dell’umano?”, senza chiuderci in risposte “troppo facili” e, spesso, poco inclusive, ci permette di so-stare, in ascolto del mondo, in un dialogo rispettoso con il diverso, certe della nostra identità, perché non può esserci vero dialogo se si rinuncia al proprio tesoro e alla propria identità personale (FT 143-147).

Sicure della fedeltà di Dio, cerchiamo di vivere libere da ogni attaccamento, vincendo le seduzioni del successo, della superbia, della ricchezza e del potere (art.4 Costituzioni) e di superare il rischio della mondanità a cui papa Francesco tante volte ha richiamato i Cristiani. Il nostro lavoro e le nostre occupazioni quotidiane diventano “luogo teologico” di Rivelazione, di missione e di preghiera. 

Sostenute dalla Parola, desideriamo essere quella Chiesa in uscita “che prende l’iniziativa, che si coinvolge, che accompagna, che fruttifica e festeggia”, come sottolinea l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium. Una meta sicuramente elevata che siamo chiamate a scegliere ogni giorno, perché possiamo attraversare le tempeste della storia e donare speranza alla grande sfiducia e al potente egocentrismo che caratterizzano questo tempo. La nostra sequela è definita dal voto di Castità e dalle promesse di Povertà e Obbedienza che si rinnovano ogni anno, non perché la scelta non sia ritenuta definitiva, ma perché ogni anno sarà diversa, nelle mutate condizioni economiche, familiari, di salute, di età e sociali. La rinnovazione annuale porta con sé il grande valore della consapevolezza che ci chiede di verificare, con i membri dell’Istituto preposti a questo servizio, ogni nostra decisione, in una obbedienza adulta e costruttiva.

La statura spirituale di un’esistenza umana è definita dall’amore (FT 92): al centro della nostra vocazione sono le relazioni umane perché nella relazione si compie la missione che consideriamo un vero e proprio stile di vita, un modo di essere. Con la nostra vita, nella ferialità, vogliamo annunciare che un mondo migliore è possibile! Non siamo soli, Gesù, Re dell’Universo, è con noi “tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).

L’immagine dell’orizzonte è la sintesi della consacrazione secolare: un’opera d’arte dove cielo e terra si fondono. Non potremmo pensare la terra senza il cielo e viceversa, perché parti dell’unico grande mistero, quello della bellezza e della grandezza della vita terrena, pensata, voluta e amata per compiersi in Dio, che è Amore.